VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo

E' in esecuzione
Andrea Parodi: Astrolicamus



Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Xenia


Doppio sogno
di Blumy


Avessi

avessi qualche radice
qualche piccola radice
abbarbicata all'anima,
che si nutra del mio sangue,
io della sua linfa,
perchè io continui a vivere
anche oltre me stessa

(voci che si incontrano, mani,
non l'alfabeto muto del silenzio)

a volte certi semi bucano il cemento
e buttano macchioline di colore,
inaspettate.   qui non accade

 

Canzoni

La torre s'è riempita di muschio
fiori mitili conchiglie.
Con le gambe conficcate nella terra
e il capo sporto nell'azzurro
(solleva spesso le braccia
ad acchiappare rondini e gabbiani)
un po' sirena un po' capricorno,
nelle ore  del sonno,
quando quasi tutto dorme,
recita poesie.  O canta.
Canzoni che solo lei conosce.
Canzoni d'una vita altra ,
d'un luogo che non è
se non nella sua mente.
Canta d'essere torre
sirena capricorno,
ragazza con braccia d'aria
labbra d'inverno e primavera.

 

Fiabe d'aprile

I
dentro la bocca ci sono cappelli

castelli piccoli serpentelli
quasi sempre addormentati
dentro la bocca stanno le scale
della torre regina ch'è chiusa
(forse socchiusa)
le mani  le mani sono legate
intorno tutto è franato
la piccola donna di terra
si sgretola  e  polvere
povera dentro il castello
c'è un vecchio lupo cieco
sonnolento

II
non sono mai tornata.
sono rimasta in quel tempo
che il tempo gelosamente porta via.
flash suoni immagini migrano
nelle galassie della memoria
proiettano sui muri le ombre
di quello che è trascorso.
la nave è passata roboante sul fiume
e ne rimane l’eco vaga reiterante
che muore sul mio corpo di trent’anni.    

III
la bambina muta apre la bocca

e, premendosi al centro della pancia,
muove le labbra e ne fa uscir parole.
là nel cortile, da una finestra spalancata,
una musica si tuffa a carezzarla,
la bambina le manda baci con le mani
e infila una parola dietro l’altra
per farne una canzone

 

Doppio sogno


La casa ha due lati:
uno dove soffia inverno
e s'aggrumano grigi pensieri
e non c'è che farsi antichi e rassegnati.

L'altro dove un vento di culla
buono e fresco di lontani paesi
un po' sognati e, forse, veri,
mi riporta un profumo di bambina.

E io veleggio tra una sponda e l'altra,
con le mani a pugno (in una mano
il nulla e le sue strade scure ,

nel'altra castagnole colorate
che vanno in alto
a illuminare il cielo

 

Dovrei svegliarmi

dovrei  svegliarmi, invece dormo ancora
mentre la primavera ha fatto il nido nell’autunno.
potrei stare qui, obbedire al bisogno,
tenere chiusa la finestra,
con un battito di ciglia salutare il giorno
e continuare il sonno che mi dà riposo
ed è così vicino – basta star qui, come
una foglia sul selciato -  così vicino
a tutte le anteprime di morte che ho vissuto.

 

Famiglie

Dall’alto mia madre gestisce le maree,
è madreluna, madre che io non sono stata,
io che m’ingravido di nuvole
e mi rovescio sopra il mondo

mi disfaccio in pioggia in pianto
sono fiume senz’alveo
che s’infogna  si perde  trascina con sé
memorie intatte, e il tempo ch’è franato.

Indisturbata, quasi  dea, da trent’anni
mia figlia sta sopra la credenza
mi guarda assente  imperturbabile,
marmellata di fragole e lamponi.

 

Gli alberi

Soltanto gli alberi cantano nel silenzio
e l'erba che mi cresce in bocca culla
il mio sonno antico.

Vivo dentro una storia senza personaggi.
E' un vuoto un tempo azzurro, un tempo
in cui le voci muovevano altri fili.


Grazie d'esser venuta

E la morte non avrà dominio.
Nudi i morti saranno una sola cosa
   coll'uomo nel vento e la luna d'occidente [...]
Dylan Thomas

 

Grazie d'esser venuta,
con un sorriso stanco, sofferente.
Babbo, non più duce, una cosa dolente
tra tubicini e palpiti, quasi lontano,
quasi pronto, anche se qualcosa, 
a te e a me che stavo lì a guardarti
perduto ormai,  leone massacrato,
qualcosa ci schiacciava entrambi,
le parole erano fiato breve, voglia
di pianto, adesso che di tutto
venivi assolto.

 

Le parole I

Io non le comando, sono autonome
le lacrime, escono da sole,  scivolano
lungo il viso senza miracoli.
Qualcuno piange, piange perchè
qualcun altro sta viaggiando nelle tenebre
e non ha lampade nè uno scialle
per coprirgli le spalle,
e qualcuno piange perchè nelle tenebre
ci sta dentro - un pozzo fondo
senz'acqua, buio  senza stelle -
e le parole stanno fuori, lontane,
irraggiungibili, le parole degli altri,
che possono salvare.

 

Le parole  II

Stanno in qualche parte del mio corpo
(là, in quella valle sotto il collo?)
e dormono, chiuse nel loro recinto silenzioso
confuse abbandonate come in una casa vuota
e si consumano
come si consumano le ossa
come gli occhi perdono la luce
come la gabbia che mi contiene
la voce che si perde

 

Stai scivolando via dalla tua vita

La bocca è la colpevole:.
ingrassa di silenzio e sputa chiodi
Da vivi si va a fondo.
La casa era una nave, un corridoio lungo

(attenta al parapetto, alle onde grosse,
hanno portato tutti via) 
e falle d'acqua: così da vivi si va a fondo.

(mancavano il fiato tiepido,
mani come fiori, mancava dire:
stringiamoci forte come una famiglia)

Attenta ai cocci che tagliano la fune,
attenta alla dismisura dell'assenza,
al vuoto che ti beve ogni momento,
stai scivolando via dalla tua vita.

 

Ti aspettavo

io l’aspettavo, ti aspettavo
nell’urlo bianco dell’alba e dell’inverno,
un brusio fitto prima,
poi una litania che cresceva come una marea.
aspettavo nel sangue
che scivolava via dalle pareti del mio corpo
e macchiava le pareti del tempo.
aspettavo e aspetto.
ferma decisa con un’ansia terrigna
la bocca spalancata per comunione,
per lasciarti entrare anche attraverso i denti
la lingua il respiro

 

Viola

E' questo peso che mi porto, di tutta l'infelicità  inespressa,
i desideri rimasti a lievitare, espandersi, prossimi ad esplodere.
Le labbra strette, chiuse finchè non s'apriranno in un grande sbadiglio
o in un urlo smisurato.  Sono gravida di parole non espulse.
Il seme del silenzio ha fecondato il mio ventre, i baci che la mia bocca riceve sono baci di nuvole, di strade silenziose, la mia pelle
conosce soltanto le mie mani.
Il bisturi che mi ha scavato il seno non ha portato via soltanto muscoli
e carne e sangue.  Sono rimasta a morire lentamente
in quel letto d'ospedale.  E mando in giro la mia replicante muta.


Home

The player will show in this paragraph