Andare
a trovare mia madre è come darsi a un’opera di Beckett.
Conosci
la sensazione di sprofondare nella crosta terrestre,
il nero
profondo dell’oh no della stanzetta
con
pareti troppo vicine, tanto comprendibili.
Tintinnio
e dissolvenza di giocattoli che appartengono alla memoria
ma che
appaiono qui per errore, vagabondi e soffocati
su
una pagina di dolore.
Peggio
dice quando chiedo,
mentre (era
aprile?) un certo buon umore le sfiora gli occhi -
“siamo
andati in barca a
remi sul Lago di Como”
senza
giungere al labbro.
Il
nostro amore, quell’esaltato mezzo matto,
fa una corsa intorno alla stanza
e fa sbattere ogni cosa
per poi sparire di nuovo.
(da
“Decreatons”,
2006, traduzione di Gian Maria Annovi)