VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo



Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Xenia


Meta-milonga per R. Wilcock e il suo gatto
di Vittorio Gassman


Rodolfo Wilcock: non so d'altra mente
più geometrica e più mercuriale;
non so se mai ci fu intellettuale
tanto mortuariamente intelligente.
Non è un caso si fosse formato
con Luis Borges e con Bioy Casares,
alchimisti del dedalo quadrato,
della grande rovina circolare.
Tanto meno è casuale che sia
Parola morte la vetta simmetrica,
la più sua tra le sfide poetiche,
e il paradigma di un'alta pazzia.
Non è un caso che la sua iterazione
si alleasse allo zeugma e all'anàstrofe,
che l'anagramma e l'epìstrofe
suoni in lui naturale scansione;
che da quel criptico ritmo
parole-larve (non parole) nascessero;
«FUTSIRI»… «SERTYVED»… e declinassero
i geroglifici del gran logaritmo.
Non stupisce se in cose e persone
il contatto col suo segreto cifrario
inoculava il germe visionario,
l'assurdo unicum della mutazione.
Nello spoglio salone a Velletri
(parlavano di Marlowe da ore)
sussultò e tacque il Visitatore
entro il guizzo dei moccoli tetri:
perché gli era parso passare
un gatto grosso dalla rossa pancia
e: «Mi annoio!… » imprecare
…«SERTYVED!» con perfetta pronuncia.
«Ma io… ho visto un gatto…» esclamò
stropicciandosi gli occhi. E Rodolfo,
un po' seccato: «È la solita solfa.
Sì, è il mio gatto, che c'è?» bofonchiò.
«Ecco, un gatto… ma è un gatto che parla!»
E il poeta: «Non sempre, però».
Voltò pagina e un blank-verse citò
riprendendo il discorso su Marlowe.


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