a Marco
Giovenale
A
una giovane ricca (Frammento)
Versi
(Frammento)
Lampo
Necessità
Gli
astri
A
una giovane ricca (Frammento)
Climene,
voglio vedere il tuo fascino
quando
vi sorge il dono delle lacrime.
Nella
bellezza
il tuo orgoglio si fascia.
Di giorno
in giorno, si trasforma in cenere.
Nessuno
ti vedrà calare, splendida,
severa
nella notte del sepolcro.
...
come una
bestia cacciata di notte
nelle secche,
la mano fine e nobile,
la tua
figura, e la bocca, e la piega
che in
viso è altera, dove cercarle?
Brilla
l’acqua. Tu tremi? Perché il tuo sguardo è vuoto?
Troppo
morta per morire, rimani
livida
carne:
trofeo
di stracci, offeso all’alba grigia.
...
Qualche
pezzo di carta, e la durezza
in questi
ti protegge. Bruciamoli, e il tuo cuore
e ogni
parte viva crolleranno.
Quella
carta ti soffoca, nasconde cielo e terra,
Dio e i
viventi. Esci dalla serra,
nuda e
tremante, al vento universale.
Versi
(Frammento)
...
col piede
sulla neve
inviolata,
e vedendo
nella discesa
il modo
libero
che ha il Sole,
quando
gioca: procedi
forte,
innocente e pura,
la spada
in mano. E’ bene
oggi domare
il mondo.
Lampo
Il cielo
puro imprima sulla faccia,
il cielo
dove nubi lunghe corrono,
un vento
con l’odore della gioia,
e forte:
e tutto nasca, senza sogno.
Nasceranno
per me le città umane
che un
soffio puro libera da brume;
e i tetti;
i passi; i gridi, e ogni lume
e suono
umano: ogni preda del tempo.
Nasceranno
i mari e la barca bilanciata;
il colpo
di remo e i fuochi di notte;
i campi,
e il mannello che si lancia;
le sere
e la sequenza delle stelle;
la luce
accesa e la genuflessione
del corpo,
e l’ombra, l’urto nelle viscere
della
miniera;
mani che lavorano
i metalli
tranciati; il ferro morso
in un grido
di macchine.
Il mondo
è nato: e tu, vento, mantienilo.
Ma il mondo
crolla, coperto da fumi.
Mi era
nato il mondo in uno squarcio
di cielo
verde e chiaro, tra le nubi.
Necessità
Nel cielo
ermo il cerchio
dei giorni
sta girando
in silenzio
alla vista
dei vivi;
sulla terra
appare
gola aperta:
tutte le
ore versano
preghiere
e crudeltà.
Ogni corpo
celeste
ha il suo
passo di danza:
l’unica
danza fissa,
scoppio
muto in altezza,
malgrado
noi è informe,
priva di
nome e ritmo,
e la sua
perfezione
non contiene
mancanza.
Sospesi
a voi, la collera
nostra
è vana. Calmate
la sete
in noi: il cuore
spezzateci.
Chiamando,
desiderando,
il cerchio
ci trascina:
dominio
luminoso,
che vince
eternamente.
Luce,
catene
luminose,
lacerate
le carni!
Inchiodati
sul punto
che guarda
a settentrione,
senza
gridare,
e l’anima
ESPOSTA
nuda ad ogni
ferita,
noi vogliamo
obbedirvi
e cadere.
Gli
astri
Astri di
fuoco che occupate i cieli
lontani,
muti astri, e freddi, che girate
senza vedere,
ci spogliate il cuore
dal tempo
vecchio: ci date al futuro
senza che
lo vogliamo. Un nostro pianto
o grido
è poca cosa. Se si deve,
vi seguiremo,
le braccia legate,
gli occhi
volti al vostro puro lampo,
ma amaro.
Noi tacciamo, e sul cammino
si oscilla,
ma di colpo la vostra gloria è in cuore.