Un
lungosenna ci manca
da
queste parti
e
un fiume lento ed assassino
che
come un ragionamento
attraversi
la città impura
(vanno
i batò lenti e scendono
Senza
fretta verso dove)
un
ragionamento che sia
la
ferita e la sutura
di
una città sventrata e persa
una
ruga sul volto
di
una donna che fu bella
e
in altro modo si ridisegna al tempo
un
lungosenna di merda
che
separi il loglio dal grano
e
in mezzo il nulla
del
tempo che precipita
verso
l’infinito orrore.
Perché
questo è il giardino
della
vergogna, viandante stupito,
questa
è la città
in
bilico sul rasoio delle sconfitte
giorno
dopo giorno.
-fosti
tu a dire di farlo
-fosti
tu a farlo
-fosti
tu a pensare e a non dire.
Un
lungo fiume assassino che
acqua
lustrale la città
questa
per dio
purifichi
per allagamento e per immersione
per
rapina e per erosione
per
spolpamento delle nefandezze
e
giù nell’infinito mare
tutta
trasporti l’arroganza
delle
genti ignoranti
che
ai figli ai propri figli per dio
l’orgoglio
negarono
della bella gioventù