VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo



Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Almanacco di poesia



Annamaria Bianco

 
Accecami il mondo
Tre
Sopravvivere
Ritrattopoesia
Paralisi
Noi, al condizionale
Perdite
Come i poeti


 
 
 


1. Accecami il mondo


Vieni qui, avanti:

scioglimi i capelli,
intrecciami le ciglia;
accecami il mondo.
 
Fammi ricordare che ho una pelle,
riscoprire di cosa sono capaci le mani:
fammi reinventare le dita.
 
Guidami lungo i tuoi nei
e io li unirò nel buio
in cerca di costellazioni
alle quali dare un nome.
 
Fammi dimenticare a cosa mai
possa servire la vista,
o quale differenza passi mai
tra i respiri ed i sospiri.
 
Addormentami.
E risvegliami.


2. Tre

Ma a cosa serve

contare insieme fino a tre,
se poi ci si ritrova a saltare giù da soli?



3. Sopravvivere
 
Vedo ancora, sulla pelle,
tutti i segni che hai lasciato:
macchie di lividi scomparsi;
cicatrici che il corpo,
e non la mente, ha ricucito.
 
Ma l'anima non ha ancora appreso
l'arte della rigenerazione.


4. Ritrattopoesia

Hai dipinto

per me
un ritratto senza occhi
 
Ed io ho scritto
per te
una poesia senza finale.
 

5. Paralisi

Amarti era la mia paralisi:

l'arte del disimparare,
disincantarsi e dimenticare
tutta la bellezza del mondo.
 
Era come scacciare via le fate
o scordare le fiabe raccontate,
senza mai riuscire a ritrovare
la strada che riportasse al mare.
 
Aveva la stessa solitudine
dei lunapark abbandonati,
e soffriva dell'inquietudine
febbrile che provano i malati.
 
Sapeva di cibo andato a male
che ci si ostina a conservare:
 
Mi nutrivo di emozioni già morte.

 
6. Noi, al condizionale

I miei baci non t’avrebbero curato

da alcun male, né le mie carezze
o i sorrisi t’avrebbero aiutato
a trovare verità e certezze.
 
E non t’avrebbe dato mai quiete
il mio canto, inutile e stonato;
né a inventar nuovi mondi per te
io sarei riuscita mai: è assodato.
 
Con me, non l’avresti cambiata
la tua vita. Ma forse sarebbe
cambiato il tuo modo di vederla,
o viverla.
 
Forse.
Oppure no.
 
Per te ogni cosa sarebbe
rimasta uguale, ed ogni giorno
quel giorno. Come se dopotutto io non
 
fossi stata altro che un contorno,
un bouquet di fiori finti; un vaso o
un quadro da mettere in soggiorno.
 
Io invece, credo, t’avrei amato
in ogni caso.
 
Anche se odi il cioccolato.
 
Ma per queste parole non è
più il tempo, sai:
"noi" non ammette condizionale,
mai.


7. Perdite

Luce di stelle già spente fu ciò che
vedemmo; quello che noi mai capimmo.
E dietro, scie di comete ormai fioche,
non esprimemmo più alcun desiderio.
 
Giocavamo a roulettes d’eufemismi
e banalità, gettando parole
a caso qua e là;
senza
fiches da puntare, né favole.
 
Ed entrambi, sì, lo sapevamo:
perché quel che tu volevi era invece
respirare coi miei occhi, e poi
 
veder con le mie labbra com’è che
il mondo cambia, mentre io, dal mio
canto, avevo perso fiato e sguardo.


8. Come i poeti

E adesso apri gli occhi.
Non spalancarli. Piano:
socchiuderli basterà.
 
Ti basterà, vedrai, per
scoprire che nel mondo
c’è troppa meraviglia
per non vivere una vita.
 
Vedi? E’ già primavera.
E tu stringi in mano
frammenti di esistenza.
 
Hai l’universo, dentro.
Credi a me, è abbastanza.
Abbastanza perché tu
possa sorridere anche
così ed ora.
 
E non dare ascolto ai poeti,
quando dicono

che solo nei sogni
gli
uomini sono liberi:
mentono.
 
Lo fanno sempre,
da sempre.


Home