VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Ettore Bonessio di Terzet

   
  1. al suo occhio sinistro
 2. Strappare dallo svenimento dei sensi
 3. I pesci navigano più silenziosi del solito
 4. Dalle scorribande delle nuvole rosse
 5. Dal mare fiammate orientali
 6. Dopo l'età dell'ansia non rimase niente
 7. Spianare la carta ad un piano discorso poetico
 8. Le circostanze sfavorevoli dell'estate
 9. Arricciarsi come un gomitolo di ferro
10. Scandito il lago tra monti neri
11. Sottile il filo tra la rosa e il cassettone e resistente
12. mentre vedevano riquadri televisivi verdi e bianchi
13. Il viottolo della pace è solo
14. Il compatto midollo dell'intelligenza
15. L'esuberanza della terra
16. Lo sente mai ogni tanto
17. La spudoratezza di un voto
18. Senti i mormorii?
19. Silenziose scarpe di pietra
20. Che cosa questi innocenti per meritarsi questa morte
21. Benevoli sono passate le rondini
22. Le vesciche si manifestano ad intervalli
23. La concretezza del sasso inciampa il piede
24. Al diniego consapevole
25. La ballerina rotea sulla punta
26. Leggiadra curvatura
27. Tra i decori dorati
28. piangeremo i morti
 

1. al suo occhio sinistro
A Fabrizio De André

al suo occhio sinistro
   distintivo della bellezza
     delle sue parole cantate.

Tra il Tanaro e via del Campo
tra il 32 parallelo e la cordigliera colombiana
si getta la gente alla disperata tra una fiamma
un portone e un'argine.
Se l'oracolo parlasse ancora tra gli irti boschi
le acque ripide di ombra fresche e bianche
il terremoto della Colombia sarebbe castigo
per le cattiverie umane, per la distruzione
delle terre per coltivare coca che inonda
i poveri infelici e deboli e viziosi
incapaci al sostegno del peso del vivere
gli occhi grigi verso l'esterno che male solo
vedono e il bello non sentono e il buono.
Ma anche nella devastazione la mano velata
del dio si china tra questi dannati e tristi
soffia un vento sulla bocca e le aperte ferite
così sopravvivono dopo giorni di polvere
e vengono estratti lentamente con timore
alla luce opacizzata del villaggio errabondo
altri ancora rimangono a respirare l'alito divino
salvandosi secondo modi diversi.
Un segno della benevolenza sarebbe questo
se l'oracolo ancora dicesse parole ambigue
segno che apre alla constatazione
che la verità è il velo di tutti i colori
quando una vita da altra è salvata
quando un'azione benefica cancella ogni nequizia
e senti lo sfrigolio della luce dietro il mantello
che si apre e si scopre a frammenti per non accecare
i nostri poveri occhiali abituati alle frequenze
avvolte dall'atmosfera sporca e assorbente. 

 

2. Strappare dallo svenimento dei sensi
a Mario Luzi
 

Strappare dallo svenimento dei sensi
la carne di un uomo
la resurrezione e la ricomposizione
di quanto era spezzato frastagliato
riesce per un attimo a sgombrare
la vita dalle frattaglie incredibili
quando il momento del salvataggio
è pronto e ogni strumento pronto
ecco scivolare via il respiro
per le macerie polverose che cadono sbriciolate
l'attonito viso guarda davanti a sé
nell'alto gli occhi pone veloce
passando nella mente tutti i ricordi
delle morti vedute
le morti sentite
inutilmente sedate dalla memoria.

 

3. I pesci navigano più silenziosi del solito
ad Anna Istaru'

I pesci navigano più silenziosi del solito
oggi che il temporale improvvido
si abbatte sulla terra le case i giardini
di nebbia e vento avvisando
la gente al sole di marzo avvezza
oramai verso il tempo più caldo.
Improvvido e improvviso
scende sui pesci sulle donne blu
che danzano e ballano tra le pieghe
della carta bianca suonando
chitarre picassiane e pifferi
silenziose anch'esse e liete
di spandere musica e profumo
al mondo che le ama e continua
ammirandole a spargere sangue.  
 

4. Dalle scorribande delle nuvole rosse
per una poetessa spagnola scomparsa

Dalle scorribande delle nuvole rosse
impresse sul grigio di un mondo ancora fragile
la forza senza errore di una voce
tutela il canto che abbellisce il giardino
seppure i morti continuano a dire
sofferenza e patimento
neppure attenuate
dal marchio sicuro di vera immortalità
poesia.
 

5. Dal mare fiammate orientali
a Massimo Morasso

Dal mare fiammate orientali
le canne i bambù i papiri
lungo la strada senti e non sai che gridare
che dire che fare con questo mare
orientale lì sotto casa
che ti manda ondate di deserto
tutto diventa rosso come
un pastello di Nolde
solitario granulato impastato
a zenzero e basilico:
non sai che fare non sai che dire
aspetti un rigoroso temporale
di un occidente troppo indifferente.
 

6. Dopo l'età dell'ansia non rimase niente
ad Yves Bonnefoy

Dopo l'età dell'ansia non rimase niente
da rendere
e il mondo fu indifferente.
E' indifferente all'offesa
alla distruzione alla sopraffazione
alla mancanza del pane e dell'acqua
alla morte di giovani e vecchi
come della vita di ogni combattente.
E' indifferente all'opera d'arte
alla nuova architettura alla poesia
che non interessa più forse -
agli sforzi dei poeti di non essere ridondanti
di stringere giustizia di scartare l'errore
di essere nella verità e nella bellezza:
l'indifferenza ha travolto ogni cosa
ogni idea ogni utopia ogni progetto
per sempre forse senza più redenzione
se non fosse che da qualche parte
del mondo più vecchio e di quello più giovane
si sentono i rumori di un attrito che non
è frizione di macchinario ma ronzio
di penna elettronica che cerca
l'articolazione più secca più piena
di alcune parole salvate dalla spazzatura
pulite lucidate come i candelieri d'argento
per stare in piedi sul pianoforte non
solo per bella figura ma per rischiarare
la casa appena riordinata.
 

7. Spianare la carta ad un piano discorso poetico
ad Adonis

Spianare la carta ad un piano discorso poetico
sciogliere le rughe bianche al canto
senza astratte parole memori dell'esperienza,
con improvvisi sussulti e sfolgorii di visione
per centrare la luce di un poema rinnovato
dall'andamento collinare
di forte e piano di basso e alto.
Cantare senza paura di abbellire il mondo
lasciando le lusinghe di dimenticare realtà
poetare come gli antichi cantari le urla
didascaliche dei muezzin e melodiose
poetare con il lungo respiro di chi
ha capito la difficoltà di essere poeta
senza risparmio senza ricompensa
questa saputa all'interno di un appagamento
che non affrettandosi e immediato viene.
 

8. Le circostanze sfavorevoli dell'estate
a Christian Bouthemy

Le circostanze sfavorevoli dell'estate
non hanno portato un settembre radioso
non hanno rallegrato i raccolti e le spighe
non c'è giallo niente bagliori rossi.
Le circostanze sfavorevoli d'autunno
non hanno portato un tiepido ottobre
sulle rive del Mar Nero e le dacie
sono già fredde e il cappotto indossato.
Le circostanze sfavorevoli dell'inverno
hanno destituito un capo e lo hanno fatto morire
senza onori come Pasternak un novembre
uno è poeta di memoria incorrotta
l'altro qualche riga nei digesti storici.
Come saranno le circostanze di primavera?
 

9. Arricciarsi come un gomitolo di ferro
a Serse

Arricciarsi come un gomitolo di ferro
con le spine urlate come sangue
rappreso sulle punte del bisturi
tagliare i nodi della gola
filo acceso di elettricità spinosa
rimbocca le maniche del mare
sboccante con la spuma ventosa
bianco di faraglioni lavici
meravigliosi totem invernali
attendono la rincorsa di Ulisse
ancora una volta perduto
tra gli aculei delle sirene
urlo spezzato di miele.

 

10. Scandito il lago tra monti neri
a Marco Cingolani

Scandito il lago tra monti neri
una padella di terra
raccoglie case aggrumate
città spostata nella sera
intravista dalla strada verticale
tra luna e silenzio dove
la mia richiesta so parziale
scontata. Non venga respinta
dissolta da umano diniego
senza ascolto perché i motivi
che l'hanno mossa
sorgere nella testa impulsiva
maturata nelle viscere
alimentata dal cuore è venuta alla bocca
come naturale bava
saliva indistruttibile nella coscienza della stupidità
forse della domanda di minuscolo interrogativo
che comunque si agita eccita
e vuole essere ascoltato.
Senza la speranza dell'ascolto
niente più potremo
niente più progettare
senza orizzonte oltre la siepe
oltre gli ontani e degli allori la fila
nessun frutto nascerà dal pero biancorosa
dal rosso ciliegio dalla quercia possenteverde
che guarda i giovani alberi nascere e crescere
senza invidia con pazienza e passione per la vita
lei come Te che non puoi respingerci così lontano.

 

11. Sottile il filo tra la rosa e il cassettone e resistente
a George Noskov

Sottile il filo tra la rosa e il cassettone e resistente
si allarga a triangoli diseguali secondo un progetto
che subito non si comprende e si pensa al casuale:
poi le piccole vittime alimentari e la rinascita della tela
sfasciata dai nemici ti accorgono che un progetto sovrintende
intelligente e più arguto di quanto non lo pensino.
Massima è la tensione tra gli oggetti rilegati
tra le righe del giorno e della notte che argentano
gli spazi tramati gli alveoli tenaci che dondolano
come le canne del papiro dietro la testa quando
ti riposi con il giornale tra le dita curate
nella trasparenza di un chiaro filtrato per la tenda
a mano da donna paziente ricamata e antica.
Ragno e scorpione risalgono i sassi spinosi
desertico passaggio senza il respiro dell'acqua
il giallo e il nero mostrando emblemi del coraggio
allontanati da tutti solitari audaci e permalosi
come il camaleonte che azzurro e rosso
si adagia sulla punta estrema della pianta
cerca un equilibrio che solo una zampa
non converte in caduta.
Respinti sempre più lontano ecco il grande esilio
anche per la metafora di questi
o poeta che spegni
con un movimento di parole ogni romantica luna
annulli l'orizzonte temperando di giallo e di viola
la terra amata col cielo temuto alla fine ritrovato.
Tra questi mondi passa la figura di uno sconosciuto
ignota a tutti se non al leonino fanciullo che scruta
chi passa e chi va chi si ferma e chi sosta
sapiente segnato sotto il sole della stupidità
dalle rughe dell'indifferenza scolorata e sciapa.
Indifferenza non può accompagnare il cammino
essere compagna sorridente del viaggio
quando manca un senso che non conduce
ad essere duci perché il senso può essere fatto
anche non solo di ragione ma portare con sé
l'alone della favola bella forse ingannante
certo spinta all'agire con dignità e resistenza
contro ogni possibile disagio ogni bella sirena
che ti mettono davanti contro soprusi e inganni
ribalderie davanti a ballerini improvvisati e ben istruiti.
Il viaggio deve andare verso la meta sua
che non sta nel punto di ritorno ma nell'ansia desiderante
di oltrepassare il prefigurato disegno per ridisegnare
un luogo che diventi il Luogo dove gettare le unghie
graffiarlo sporcarlo segnarlo ancora per sempre
e ripartire verso isole e mari e cieli  e terre
sconosciute a noi che abbiamo sentito soltanto
i mormorii della loro bellezza della loro magnificenza
dell'attrattiva che ci attrae oltre ogni destinazione:
destinazione di un destino di sola illusione
consistenza concreta e reale di accecante luminosità.

 

12. mentre vedevano riquadri televisivi verdi e bianchi
a Roberto Mussapi
(da dove accadevano ancora cose importanti)

mentre vedevano riquadri televisivi verdi e bianchi
incendiarsi e inondare di rosso le case di cartone
nel calore di un termosifone marzolino partecipavamo
al silenzioso accadere passibili impossibili
a ostacolare qualche morte di più precipitata
nella fossa ricolma di terra di neve
addossati i corpi con le teste fasciate di sangue
come i lampi delle fucilazioni di Goya
in attesa di partire per la Spagna
memoria costante di ogni guerra civile
- tutte le guerre sono civili -
l'inizio delle guerre dal cielo provate nelle secche
di terreno senza frassini ed ontani.
Giunsero i compagni di Ulisse a vedere
i maiali che erano la bocca del gigante
come Saturno ingoiatore di uomini
mentre tutto era dovuto al destino
che prometteva isola e casa
attraverso misture di morti e dolore.
Non più eroi cadevano sotto elmi fregiati
invisibili lanciavano i guerrieri le bombe
astati missili ubriachi per la spinta
perduti oltre l'orizzonte dell'occhio
e sai che da un tempo predeterminato
non raggiungeranno il rifugio frettoloso
e la strada conterà qualche cadavere in più.

 

13. Il viottolo della pace è solo
a Valentino Zeichen

Il viottolo della pace è solo
una virata d'intenti
una sterzata della vita
dopo amassi di storia
continuando l'umana vicenda
cantano gli angeli antichi a noi vicini.
come ricominciare daccapo se cademmo
nell'aggressione nelle offese?
come iniziare un tempo presente
senza distruggere il tempo passato?
come mantenere la memoria?
come tenere una tradizione?
La tradizione cade putrido fogliame
il nuovo non avrebbe sostegno:
come mantenere la storia senza continuarla
come starci desiderando cambiamento radicale?
Quando gli alligatori gialli del tempo impastato
vengono con guizzo insolito a sbranare
il coniglio selvatico la storia continua
si ripete senza storia. Non per gli uomini:
ogni azione è intento diverso e ricomincia
la corsa dell'Avventura come il carro di Ettore
lanciato senza affanno contro Achille
- la responsabilità del primo - e cadde
e si stampò nel cuore dell'eroe piumato
sporcato di fango come la preda del Serengheti.
Avvinghiato alle forcelle dell'aereo
sta l'aquilone strappato da un vento incredulo
lascia pezzi di ogni colore per il cielo
arroventato dalle turbine come il Monte Bianco
il fuoco divampato per l'errore umano
portandosi nella neve rossa decine di corpi
abbrustoliti come i cadaveri di duemila anni
scavati dalle macerie spostando la torba
pacciame che attenua il gelo conserva le radici
degli alberi dei fiori stendendo un manto
sulle bruciature ghiacciate venute dall'Ovest
dalla Siberia incolpevoli quadranti geografici.
Dall'Est e dal Sud salgono lente maree
dal Nord scendono valanghe precipitose
nel centro scontrandosi come quando
nella pianura la leonessa avvinghia la gazzella
e la stringe al collo sino all'ultimo strappo.
Poi il dilaniamento del corpo con la rabbia
di una fame giornaliera e da sempre nella
totale indifferenza delle altre gazzelle ora lontane
mentre i fruscii le brezze appena percettibili
riportano calma e naturale equilibrio
dall'imbrunire all'alba negli accadimenti dovuti.
 

14. Il compatto midollo dell'intelligenza
a Seamus Heaney
(dopo Kukes )

Il compatto midollo dell'intelligenza
impastato con la cultura trova risonanze
nella difesa che la vita oppone.
Lungo le direttrici dell'aristocrazia mentale
dello spirito come del corpo porta
al problema di non sentirsi schiavo
non essere soggetto ad altro
non vendere la propria dignità.
Kukes narra dello sgozzamento
di un poeta come uccisione di fanciullo
la dignità della storia della civiltà
del popolo delle montagne lunga la riga
della parlata rossa su colline ancora bianche
brulla miniera di cromo appena si scorge
e la passeggiata dei fuggitivi con l'asino
è la fuga in Egitto continuata
sotto i lampi e i bagliori di uomini
che non ricordano lasciando spazio
all'interminabile partita a scacchi
attenti alle mosse solo per vincere questo
solo per non perdere quello
altri morendo condannati dalla loro povertà
dalla povertà che non lascia campo
all'essere uditi e di altri hanno
bisogno perché siano ascoltati
e basta di parlare addosso a loro
uomini queste donne bambini questi vecchi
appesantiti dalla mancanza del latte e dell'acqua.

Non c'è retorica né sussulto approssimativo
non risposte scomposte di opportuni sentimenti
non eccitabili tensioni vocali che tradiscono
un disinteresse reale come quando
si cantano gli spartiti seguendo crome e biscrome
accuratamente con cadenza impiegatizia
senza vivere l'invisibile melodia della musica
sordi e ciechi piangendo e urlando per ogni
disagio disastro o strage o immagine
di chi non trova la mano adulta
per un momento nel trambusto tra le tende
o per la farina  bastante una settimana sola
mentre ponti aerei scaricano tonnellate di cibo
e l'infamia è quella che venga perduto o rubato.

Quando ci parlavano di antichissime migrazioni
di popoli attraversanti il deserto o del taglio della testa
sotto i due anni o la nascita di un bambino
tra sofferenze e miseria e disagi con povertà
tra animali e case distrutte nessuno prendeva col cuore
la narrazione come se fosse favola sciocca.
Adesso si spinge ci si accalca attorno al Padre
perché onnipotente fermi le volontà di guerra e di stragi
con la sola voce un solo discorso freni e blocchi
possa fermare secoli di odio e di ricambiata sfiducia
secoli di rabbia di rivendicazione là
nelle terre bagnate dal mare antico e solenne
questo Mediterraneo sonnecchiante e poco pacifico
che non smette di rinnovare i suoi blu i suoi celesti
tra le sponde non lontane di mare saggio e sapiente
che sa della storia del genere umano e delle lotte
accanite che popoli diversi hanno ingaggiato
nel tempo quando le leghe erano forti e dure
come le odierne e quando la forza veniva esercitata
da chi la possedeva e non si poteva scoppiare
per entropia per troppe potenze accumulate.
Mare di poveri pescatori che conosce e sa
le ricche navi dei mercanti grigie e dorate solcandolo
per arricchire la ricchezza con ogni possibile mezzo
la pace la guerra o diplomazia
nell'animo stretto il nascosto proposito
di sopraffare il nemico così diventando l'altro
che si oppone ai desideri di imperio.

Noi che per età non potemmo intervenire
stavamo in Spagna contro Franco
non perché fascista ma autoritario
che condusse la terra del Duero dispotico
verso una stabilità cattolica ed europea:
noi frememmo in Ungheria per la truffa del Patto
le uccisioni le corse tra i viali di Budapest
con la bandiera a croce rossa per salvare un ferito
la radio che gentilmente chiedeva l'impossibile aiuto
all'Europa e all'Occidente. Poi i carri armati
il silenzio le fucilazioni come a Praga:
noi riavvicinati di sgembo a Dio
non siamo d'accordo coi gesti vaticani capendo
nella Guerra Balcana quando la strage di un popolo
spinse con dieci anni di ritardo a fermare i tiranni:
noi sapendo della leggerezza americana
lontano impero che vede un'infiltrazione mussulmana
guidata dalla Turchia noi sappiamo la differenza
dei mussulmani europei da quelli del vicino Oriente
noi sappiamo la possibile convivenza noi sappiano il genocidio
del Kosovo e la voglia della grande Albania:
noi non marxisti e poco cristiani sudando freddo
per le nostre posizioni piangendo per le morti
fermi restiamo sulla strategia cercando
spiragli di negoziati sapendoli difficili
per l'insensata Serbia che resisterà
sin quanto potrà impotente la Russia di debiti:
noi non appoggiamo l'Impero statunitense
cerchiamo un segno della vera ed unita Europa
non solo affarista e delle banche ma culturale:
Europa della poesia dell'arte della narrazione:
Europa che tanto ha da imparare tanto da insegnare
impantanata sul soldo incapace di trovare
un criterio stabile e meno scivoloso
per essere Grande Nazione rispettosa delle diverse Terre
che conformano il Continente non ancora domato.

 

15. L'esuberanza della terra
a John Hoyland

L'esuberanza della terra
accolta dal cielo rinfrescante
mostra calori e rumori.
Un fumo diagonale s'infiltra
senza apparente violenza
dentro i teloni d'azzurro
tesi tra una nuvola e l'altra.
Paziente oltre ogni riserbo
i cieli pensano ai gesti che vedono
scendono alle architetture inventate
si abbassano e sfilano interni
ai vuoti lasciati liberi dalla mano
che dice l'incipiente sorpresa
sotto l'impossibile maschera.
Orizzonti segnano confini incredibili
limite rotolante all'infinito
e quell'aria che diciamo mare
solo perché orizzontale e solida
è quell'aria che diciamo cielo
solo perché sopra le teste
particelle incolori liquide che
non rispondono alle faticose domande.
Sette file di alberi bucano
sette volte il tetto stellato
nel giorno affollato di lampi
di schianti  di schegge di tuoni:
questa la lotta ordita lassù
pensata come disumano conflitto
per respingere lontano ogni debito
che l'incolta aggressione pone
alla civile intelligenza spargendo
sassi e boschi verso innaturale sito
rompendo le radici le zolle i fiori
spazzando ogni speranza di coltivazione
spezzando ogni possibile resurrezione.
Continuano gli abbracci delle nuvole
squillo di torneo tra i condensamenti
dei gialli dei verdi i grigi gli amaranti
finzione di morte e di nero
anche se un temporale fa pensare al contrario:
finzioni sfogano la sensualità
accaldata nella purezza
precisa della traccia dello splendente architetto.

 

16. Lo sente mai ogni tanto
a Zbigniew Herbert

Lo sente mai ogni tanto
uno sfrigolìo interno
come uno stato di attesa
un sentire che qualcosa
dovrà avvenire e mutare
trasformare il tuo corpo
pisside dello spirito?
E' una sensazione
forse altro
tra il bello e l'inatteso
netta nell'inizio della giornata
sfumata nel corso
uno scivolare via di profumo
che rimane intensa memoria.
Ma noi ci faremo da parte
come la belbergia e il bananamusa
quando nasce la pianta figlia
aspettando il suo rafforzamento?
Ci faremo da parte per i nuovi venuti
niente sarà più di noi
se non impasto di terra
acido o no secondo costituzione?
Un poco di terra riportata ricopre ogni cosa
e tutto sarà silenzio della natura.

Ci faremo da parte naturalmente
senza fiori e spighe arditi nell'alzarsi
al sole incontratosi col cielo svolazzante:
ci faremo da parte certo ma non
senza aver provato il nostro fuoco
l'energia sapiente che da lontano
spinge e preme le spalle odorose
questa energia che sprechiamo volentieri
ma che ritroviamo al quando opportuno
antica energia che spinse Ettore
alla grande lotta Ulisse al gran viaggio
ser Thomas a non rinnegarsi:
fuoco che ci distingue dalla belbergia come
dal fischiante gibbone. Sì
ci faremo da parte assolta la nostra
concluso il colloquio col mondo
non più accaldati
senza più il freddo e la maccaia
adagiate tra le mani e il naso teso:
ci faremo da parte
lasciando le tracce dovute
ai giovani lo spazio dovuto
ripresa la via a noi segnata
con l'allegria e la leggerezza di anni trascorsi.

 

17. La spudoratezza di un voto
per Octavio Paz

La spudoratezza di un voto
accompagnata dalla presunzione
di un colloquio puntiglioso
impedisce la risoluzione dei problemi
di una realtà persa di vista
rimane la tracotanza delusa.
Strette sono le parole e chiuse
quando labbra si schiudono nella sera
illuminata dai riflessi della invisibile luna chiara
quando il cuore affanna nel calore appiccicoso
rincorre i ritmi del diaframma
spaccato da sconosciuto affanno.
Le rotazioni della mente
avvallano il pericolo avvertito
nessuna figura o forma nasce
se non distorsione di effimero
niente che lasci al poi e poco dura
nella considerazione emotiva.
Inutile scrivere sul vetro
senza le passioni dell'intelligenza
senza il sangue sulle dita
affollate di corpuscoli che vogliono uscire
andare verso l'aria mescolata di cielo e nuvole
quando la pioggia ancora non si è formata
e il vento dondola da un balcone all'altro
intirizzendo i gerani le rose bisognose
non di lui ma di fosforo azoto insieme al potassio
quanto poco dell'acidosità della maligna compagnia.
Inutile scrivere sulle apparenze cardinali
quando il cuore non sobbalza
alle mostruose stragi
alle grandiose invenzioni
al maledetto grande genere umano
deliziato di endiadi di sinusoidi
tra imbecillità e maestosità.
Passano correndo le immagini
di una figura di profilo
grande impasto trasparente
solido segno aperto alle più folli pretese
ignorando gli ultimi disegni
sobri ed attenti alla grammatica
ricostruita per diversa sintassi.
Passano le immagini scorrendo
un fiume impossibile di tempo
perduto e spiegazzato come se
eternità si potesse rovinare con inutili trovate:
poi si venne a sapere
che strategia non c'era
solo un dopo non compreso
rinsecchito dalla frenesia di tutto potere
dicendo quello che sono gli impostori.

 

18. Senti i mormorii?
a Mariuccia

Senti i mormorii?
le urla
Odi gli scoppi?
la rumorante folla
Ascolti i pianti veloci?
le imprecazioni
Rispondi alle implorazioni?
alle preghiere.
Nel posto di sempre
serena ed appagata
con sorriso compiacente
guardi gli spigoli storici
abbandonata ogni impennata
dolce della quieta calma
esplosa nella liberata luce
mattutina e serale
per chi non sente la retta
per chi nella retta obliquo si muove
sollievo alle nostre contraddizioni
ogni cosa vivi adempiuta
tutto avendo compiuto.

 

19. Silenziose scarpe di pietra
per Attilio Bertolucci

Silenziose scarpe di pietra
rossa nell'agosto imperterrito
senza tregua transitano e lucidano
il pavimento della chiesa che offre
immancabile ristoro:
albero ritto accanto come campanile
muove le ore assolate
silenziosi muri e mattoni
per uno slargo di strade senza riparo
a lato un piccolo bar che promette
un più immediato sollievo
centellinando i respiri i secondi
consumati nell'acqua giallastra
riparata dall'ospitale marmo.
a Tomas Transtroemer

Non c'è allegria in giro
non serve più il canto ungarettiano
per dire le tristezze e gli strazi dell'uomo
attorno il grigio domina:
soddisfatti della raggiunta mediocrità
vagano gli uomini in cerca di un alibi
si circondano di chiacchiere e
leccano il proprio corpo e
si tuffano nel mare rassicurato da bandierine blu
altro non cercano non trovano non sentono
involucri pesanti al proprio essere
stanno dentro una sauna
felici di sudare e di raggelare
senza sapere lo scopo dell'improvviso sbalzo
non più usi all'urto allo scrollamento
fiduciosi in un mare estivo
piatto per l'eternità.  
 

20. Che cosa questi innocenti per meritarsi questa morte
per Allen Mandelbaum

Che cosa questi innocenti per meritarsi questa morte
Dura difficile insensibile da affrontare nella lontananza
Nel buio di un coltello sacrificale di un bastone pulito.

Che cosa questo vecchio da qualche anno solo fumatore
Sullo sgabello accanto la casa a guardare oche e secchi
Qualche volta portando a spasso la mucca salutando l'Oriente.

Che cosa incolpevoli e vecchi questi bambini che niente possono
Perché queste sofferenze forse capiranno i tuo avi non noi abituali
Di uno sfrenato Occidente che poco ricordiamo delle antiche tribù.

Il giallo rosa della Giudea e la moschea dorata di Omar
Memoria di un nascere tra pareti azzurrogiallobianche
Tra ancora colori di frutta e la verdura che odora forte più del basilico.

Rimane la frizzante pace di stare a tutti sacro nel Luogo
Dove ciascuno mangia la carne come deve e il tè si versa dalla spalla
Nel suono di una campanella che contrasta con il gracchiare della radio.

Si prolunga la processione dentro i lamenti e le ondulazioni
Scritte in foglietti di muro mentre un canto dall'affilata torre
Ricorda l'immensità del cielo e la soglia dell'eterno.

Le colline inesorabili e il frastuono dell'altro mondo
L'altra parte del mondo dei caffè che non vede l'altro
Se non come possibilità d'occhiata e curiosità turistica.

 

21. Benevoli sono passate le rondini
a Sergio Givone

Benevoli sono passate le rondini
sopra la ruggine delle case sfalsate
infiltrandosi tra le feritoie dei merli
dominatori della spiaggiata collina
verso la risalita di un poggio dove
l'acqua cade e il vento refola.
Riposate sono passate le ore
amiche e i dimenticati giorni
con le tempeste e le bonacce
sopra queste aie e questi recinti
sopra questi prati e questi fiori
corrosi da un aria sempre più spessa.
Distaccati sono passati i sogni
che neppure la memoria riprende
filo dei tappeti sotto il sole nudo
delle pianure senza arbusti e brune
così lamentevole il grido come pianto
di un uomo sopra la croce senza parole.
Emozionata la fantasia ha lottato
l'immaginazione si è scaldata di notte
la ragione tranquilla come la poesia
nelle caverne abitate dalle distrazioni
rumore di gola ritorta che ritorna
al fiume lungo e antico di spuma
cadenza lanuginosa non risparmiata
dalla luna accecante che nella notte
s'incarna tra i velari del settentrione.
Impassibili sono passate le capre
con l'occhio semita hanno belato
al soldato ferito e nemico
disteso sotto il dirupo rotta la gamba
la mano pietosa si tese alla bocca
direttamente dal capezzolo paziente
passando autocarri cantanti
tra il pietrisco e la polvere saltellante
da anni manca l'acqua risanatrice.

 

22. Le vesciche si manifestano ad intervalli
a Nanni Cagnone

Le vesciche si manifestano ad intervalli
regolari come le stagioni di un tempo
arrivano come l'infestante estate e
il consacrato inverno secondo una spinta
prodotta da insetti che si alimentano
del sangue dell'innocente.
Carne esposta ai massacri
più crudeli che avvengono
in tempo di sbandamento
alla ricerca di nuove costituzioni
di un equilibrio di vita
di un asse senza cadute
nell'ostinazione di stare a galla
sulle posizioni già conquistate.
E questo favorisce le vesciche
che si mutano in ferite
che si chiudono che si riaprono
per ogni passaggio di mano
sulla pelle fresca e sconveniente.  


23. La concretezza del sasso inciampa il piede
a Milo De Angelis

La concretezza del sasso inciampa il piede
che non volle saltare pesci matissiani
carne baconiana non poté il salto impedito
dalla mano stretta dall'altra che lo tira a sé
salvataggio con la frenesia che accade
quando piccolo è il pericolo e nessun panico
attraversa il corpo di un'anima
avvezza alla tranquillità dei gesti.
Accettare di vedere la Cappella Sistina
godere del tondeggiar di colori
poi che l'occhio cada nella nebbia circostante
con tranquilli ricordi e le emozioni nuove:
reggerei tale strazio o nel terrore
del buio sbranato da me stesso non
sosterrei la prova e contro mi scaglierei?
contro chi la prova dettò nella casa antica
a fronte del mio coraggio tinteggiato
di quel glauco verde oramai sparito
dalla tomba scoperta nell'anno fatale di Marcel.  
 

24. Al diniego consapevole
a Lucetta Frisa

Al diniego consapevole
di una coscienza che rifiuta
il male
ricompensa e merito.
A chi per pigrizia o natura
portato non è alla malizia
si riveste lui di merito?
L'azione di ridurre al minimo scarto
l'intervallo tra pensiero e prassi
in sé e all'esterno già è
atto benefico se nell'area
del bene si muove l'idea:
 il problema del male e del bene
della loro differenza e distinzione
agli uomini se soli inestricabile
necessita per ansia di libertà
il ritorno ai sacri antichi testi.

 

25. La ballerina rotea sulla punta
a Giuseppe Conte

La ballerina rotea sulla punta
Modula la destra con la sinistra
Vortica nel misterioso
Dei quattro punti cardinali
Per i venti della rosa che
La tengono snella e rotante
Se la mano che la gira interviene
Con appropriata mossa
Non lascia cadere il movimento
Che sarebbe soltanto mancanza.

 

26. Leggiadra curvatura
a Stefano Zecchi

Leggiadra curvatura
Il corpo sopporta
In avanti declinato
Le braccia protese
Mani intrecciate le dita:
Le rotondità intuite
Al loro posto inducono
Il pensiero a rotondità
Sapendo comunque
Il destro occhio eccentrico.

 

27. Tra i decori dorati
per Antonio Porta

Tra i decori dorati
Il tondo tiene il liquido
Vorrebbe versarsi e scappa
Verso le convessità dello spessore
In alto spingendo a terra tenuto
Dal momento estremo del passaggio:
Il cristallo s'appanna per la pasta
Addensata e rossa quando avviene
Con la precisione e la naturalezza
Chiamato miracolo.

 

28. piangeremo i morti
a Nessuno

piangeremo i morti
i feriti che strisciano
la vena violenta
del genere umano
uno strazio millenario
piangeremo
perché contro brutalità
compiremo lo sforzo estremo
di ricercare Poesia
contro dolore e sofferenza
devastanti ogni argine opposto.


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