VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Nadia Cavalera

   
1. da VITA NOVISSIMA  (Bollettario, 1992)
2. da ECCE FEMINA (1994)
3. da NOTTILABIO
4. da BROGLIASSO (1996)
5. da STUNDAIA
 

1. da VITA NOVISSIMA  (Bollettario, 1992)

5
di baciar quei begl’occhi m’ha pur concess’amore che m’accesero il core con tant’ardore forz’emp’inaudita come  cosí trabocchi anima mia una e tria come sei così vaga fata di baciar in kirieleison con paracleton chi t’impiaga? (: esci dall’osteria e paga: la freccia in ogn’istante è dov’è nel suo scolo è sempre ferma in derma sperma)

6
gelo  sia nelle vene quando mont’altr’arene e m’incarni in corni e carmi di pene che peno temo allo stremo premo premendo il tuo seno di pomi di rovi di ritrovi di melo mi frillo bismillo cillo in un unico lungo sprillo e ti brillo le petit grillo del rosso cardillo giovin mandrillo mentr’affogo sodo nel rogo dell’umido tumido tuo togo

11
lla luce mi guarda calamita leve la pelle spilla solemme la mente la terra mi sfiora il monte la sente la tende s’arrende quando lenta una costa mi schiena m’inarca mi mena l’altra mi prende stende lemme lemme m’accende il fiume cadabra sobbra mi labbra la riva pingua sotta mi lingua il foco roco scalpita freme mi preme di speme (: ti calo in rikalo t’inalo lulù il mio gene)

27
gagliarda mia geisha maliarda hard in hazard spogliati delle tue scoglie introitam’in te in quel godet fammi audax tuo grimpeur sono un hack débauché persino in détresse ma pratico lo ju-jitsu per tirarmi su (a tu)

40
mi ddumi m’accendi mi stuti mi spegni mi ddumi mi spegni mi stuti m’accendi (: si fulmineràse non ti fermi) nei tuoi  regni di regina dell’ade dea del dancing d’ottonoro (e io m’innamoro del gelsomoro coll’alloro) usi contra in verso per traverso insù ingiù dove vuoi tu  in un can papé can miele tran satàn tran (: au ciel montrerais et sur la terre jetterais dieu per divorarlo in rit’antico con biscotti e tè)

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dirlindana vana kupeta dirupata in plica bieca lieta tu kartiddata candillinata frou mou frou lulù kalamita ka spakki a muddecule lu kore e se questo non n’è il fragore dimmi la karrara per ferrara (: ché a roma decapitata ci sono già stata)

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perché qui con quella luce che frice coce brucia toce questa croce di dolore foce? non voglio che passeggi tra i seggi rappuliciati delle mie rughe che valichi i prichi delle mie verruche, che tabulizz’i pizzi di spinnuliciati capelli, che conti l’arcate di superstiti denti, che karuppi le pelli d’una raspulosa selva storpia e gobba {: a nulla valse squartare questa città cavando sangue nasi bocche occhi ciocche a chiunque incontrassi o solo sfiorassi sui sassi [: ora mi tocca pagare] siamo alle strette (: ballano le manette)}

66
caros’avanzi cirasa kulumbuficosa com’una rosa radiosa ti farò mia sposa spol’odoros’odorat’adorata mia fata mai troppo leccata esangue ssaitata di pene lene nelle vene coitata karassa  di cielo da cui bevo ma non mi sfamo di ramo in ramo (: io ti chiamo) frenulerò la carena della grancassa con una sola lassa (: prendi e passa)

73
petra ch’arretra m’impetra e m’impietra nella biolca d’una polca dinamo gl’occhi tuoi che sprangano come clava e sono già lava tento un duck è subito un drop e in dribbling passo alla punta e tacco m’a te m’attracco lulù grisou che m’ardi sempre più in sovrappiù cheppiù vedestù?
 

2. da ECCE FEMINA (1994)

I.
sapientiae exceptis excipiendis

Eccettuate le eccettuande pro sapienza  
unius libri his malis 

con questi mali di un solo  libro 
rerum experimentum facimus 
l’esperimento delle cose facciamo
nec plus ultra
né più oltre 
(honores alter: mihi hic labor)
(un altro avrà  gli onori: a me questo lavoro)

Ha fine legittimamente quest’opera che ci narra la storia d’un’anima procedente dall’oscurità del peccato agli splendori della vita eterna, in una esperienza che, arricchendo un sottobosco culturale, afferma nello stesso tempo la propria utilità come metodo, come dialettica del metodo

LXVI.

 medice et non temne divos: 
 O medico non temere gli dei:
una salus
una sola la salute 
(bene vixit Dei novum)
(bene visse il nuovo Dio)   

Si tratta di una tela già ordita perché altri  vi metta-no la trama e portino scritto nella memoria ciò che dirà di lui ma non lo paleserà perché  non potrebbe rinunziare alla possibilità dell’accessus  cioè, come si sarebbe detto nel vecchio discorso medievale, dell’introduzione a qualcosa , dell’ingresso ad un lungo cammino. 

LXVII.
asinus portans libelli iram (fabula

 L’asino portando l’ira del libello (la favola
narratur) in cathedram porcuum
narra) nella cattedra dei porci 
vehit ruinae voluntatem tuam
trascina la tua volontà di rovina 
(grande spatium est his fretus)
 (il grande spazio è  fiducioso in queste cose)

Coi compagni d’esilio i rapporti non sono buoni, ma da che nascano questi dissensi non risulta con sicurezza, di certo sono ingrati in quanto se nell’ermeneutica viene configurata un’es-plosione della tendenza orizzontale del simbolismo con il conseguente infinito rimandarsi dei significati, perché non si tenta neppure di definire una opposta categoria allegorica a tendenza verticale imperniata sulla difesa del significato? 
 

C.
nos nosterque hostis Hannibal

Noi e il nostro nemico Annibale 
decipimur (fluctuat tantus ignotus).
siamo distrutti (egli fluttua tanto ignoto). 
Lupus rara mente intelligit
Il lupo raramente comprende 
quod interiore angulo cura condidit
ciò che il rigore fondò nell’interiore angolo

Se queste parole sono state raccolte con la dovuta attenzione e quindi intese,  risolto è il tema di discussione. L’esito delle favole non viene dall’interno che non esiste. Non v’è che una fragilissima intoccabile retorica, la modulazione di una voce che del drammatico conosce la effimera concitazione fonica. 

CI.
mortalis aevi pacem si vis 

Se vuoi la pace dell’evo mortale 
Caesaris tenuitas nondum matura est 
la tenuità di Cesare non è ancora matura 
(ut videam haec flammis fieri flora)
(potessi vederla sbocciare di fiamme!) 
(at tuba taratantara dixit)
(la tromba disse tarantarà).

Il nostro intelletto può considerare in astratto ciò che il senso ha percepito in concreto prima che l’acqua riprenda svanito il segno della scia. Tutto sembra così coerente, mosso da nobile interiore sdegno. Ed è anche così non v’è dubbio, ma è solo così?

Gwatkin inside the soft white meat 
of the soothings says that 
tests beneath 
the bosom of your hard embrace 
hot flights of Africa are burning 
still indicate that the antibodies 
produced 
were motivated by religious fervor 
in response to the zona material he 
uses for active immunization are 
specific for zona o what shall I 
say how is the truth to be said

Gwatkin
dentro la soffice carne bianca dei lenimenti
sostiene 
che 
caldi voli dell’Africa stanno ancora ardendo sotto il tuo duro abbraccio
e che
gli anticorpi
ottenuti
in risposta
al materiale
zonale
che egli utilizza
per vaccinazioni
efficaci
per quella zona
(oh come lo dirò: come si deve dire la verità?)

Unfortunately practical atmospheric time constants 
were motivated by religious fervor  and spatial distributions Zeno 
and other landscapes notwithstanding wards of thestraw require 
that this nearby barn be quite bright and not very far removed in angle 
from the objects under study it’s good enough for me dark slave 
of the ready heart

Purtroppo
le costanti
erano spinti da fervore religioso
pratiche
di tempo
atmosferico
e le distribuzioni
spaziali
checché ne pensino Zenone ed altri paesaggi custodi della paglia
richiedono
che
questa stalla
vicina
sia
piuttosto
luminosa
e non troppo
spostata
in angolo
dagli oggetti
analizzati
è quella che ci vuole per me servo oscuro di cuore pronto

3. da NOTTILABIO

6
È la sua casa un vecchio castello restaurato alla buona. Alle pareti in nero demagnetize amitalia  con cui la Cia finanzia la P2 di Gelli  e  mi si  dice che chiederanno proprio a Giulio di relazionare. Lei  è nella sala da pranzo a tavola con il marito che con Oriana falla ancora. Io mi avvicino in adorazione senza veli come fare altrimenti visto che a Castellamare si muore ancora? Incurante del marito così contrito mi permette di starle  vicino mi parla poi mi prende la mano e se la porta alle labbra così grandi in una bocca glabra e comprendo perché grazie a Usl e Regioni le spiagge balneabili in Italia si raddoppiano è un gioco di parole di fole. Il marito  ha la testa bassa nel piatto è alquanto triste e rassegnato non frequenta Vasco che va senza casco  e fotte gli stranieri. È biondo piuttosto magro con delle grosse labbra rosso scuro ai religiosi in Vaticano non piacerebbe hanno altri gusti dei Busi giusti. Ma ecco all’improvviso la cucina del palazzo ci sono i figli sono 15 ma non erano 5 mi domando? e  c’è il marito  più grasso questa volta e diverso da quello a tavola come avrà fatto a cambiare?


Violeta Chamorro non è riuscita a cancellare il decennio della rivoluzione sandinista e nonostante le pressioni degli americani deve scendere a compromessi se non vuole la guerra civile parliamo non ricordo di che forse di Berlino ovest che vuole ritornare ad essere una  grande capitale. Di questi 15 figli 4 mi pare siano femmine: SXQ - 75 - 0001  con sigla di non fare l’agente segreto quando prima ero a tavola  lei non so bene come né perché mi aveva sorriso si vedeva solo la lingua avvoltolata a mo’ di sberleffo ricordava il Perù uno sfascio di lacrime e sangue poi siamo in un campo   corre  io la seguo la inseguo siamo vicini gelidamente vicini senza brividi ci baciamo appesi al ramo mentre contro l’involuzione inglese nasce la charta 88  con Calvino e Marquez. Quando sembrava che il bacio cominciasse a ingranare ci stacchiamo e a questo punto lei  sembra avvertire tutto il cattivo fulgore del mio alito il ritorno all’antico è un mito ricorrente nel Novecento e la sera prima avevo mangiato proprio dell’aglio e mi dico a mente potevi ingurgitare almeno delle caramelle prima  per evitare la disistima che serve per la rima e il check up sociale dà un grande divario.

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Ebbene disperata comunque e poiché la nostra casa a M. non è stata ancora affittata chiedo a Sora di riprovare il contatto col padrone voglio capire la situazione della Polonia polacca nata durante il comunismo ci dividiamo tra le due case.  Non mi chiedete qualcosa di diverso gli uomini sono sempre quelli e la letteratura è una sola anzi per agevolare il trasloco cerchiamo di vendere la maggior parte del mobilio. Mi hanno costretto a sviluppare un sistema di menzogne trasparente per il lettore ma invisibile per il censore poi pensiamo di imbiancare la casa di M. troppi libri  pochi scrittori  ma qualcosa di buono mi sembra venga dalla Nuova Zelanda approfittiamo che è vuota e programmiamo di metterci solo la libreria che nell’altra  casa  non ci entrava. Seppi testimoniare a modo mio la crisi morale di un’epoca che consacrava nella risata la sconfitta dei propri valori poi mia moglie è aiutata a parcheggiare la macchina dal nostro attuale padrone di casa Bianca Anita ora Francesca ma Valentina è l’unico punto fermo della mia attività e invecchia perché segue il ritmo della mia esistenza c’è nell’aria sorpresa perché mia moglie quella zona la conosce benissimo. Mi alzo alle sei del mattino e non riesco ad andare a dormire mai prima della mezzanotte stiamo andando a vedere la casa che ce la danno ancora. Non vi incomodate più a cercare la tabacchiera  perché l’ho trovata  ma sono sempre disperato perché avevo fatto un passo quello di andarmene senza esserci stato costretto.

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In una rivista svizzera è uscito un trafiletto dove si parla di V. N. lo so il mio conto con Cosa Nostra rimarrà sempre aperto lo salderò solo con la mia morte  naturale o meno la firma è di un certo Antonio Delfini mio padre si vantava di non aver mai messo piede in un bar pur attaccando e negandone alcune qualità poi conclude consigliandone la lettura. Prima mi trovo in lizza per il posto di capo dell’ufficio istruzione poi vengo coinvolto nelle accuse del Corvo mi fa notare il trafiletto il figlio della proprietaria della pensione  dove stiamo in questo caso potrei anche essere tentato a dargli una mano me ne parla  poi rintraccia la rivista. Non si fece vivo e ciò mi amareggiò molto non ha problemi a prestarmela per una fotocopia mi hanno regalato il cappotto per potermi chiedere la tangente sui bottoni mi sorprende la sua condiscendenza e velata simpatia mi occuperò e alla mia maniera di questi magistrati e del loro attacco alla democrazia. A casa mia ci sono dei critici ho 68 anni compiuti da poco   sono un agitatore di talento padre di 4 figli e ho abbandonato ogni ruolo da protagonista  diventando un tranquillo professore di informatica Credo uno noto  al quale preciso qualcosa naturalmente per quanto riguarda gli enti pubblici  ché ritengo che la Sip non può ignorare i tempi della contabilità di Stato nella gestione amministrativa. 

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Avevo tutti i requisiti per eccitare alla corruzione di me medesima. Si servono anche della mia più volte ripetuta paura dei cani  e grossi cani lupo cominciano a circolare per le scale impedendomi anche l’accesso a 5

Sono appena entrata e prima d’essermi chiarita la menata  mi raggiungono dalla stessa porta dei loschi sarà per i baschi individui mi vogliono aggredire ma interviene una donna massiccia bruna decisa mi dispiace a questo punto per il confronto che Maggie sfiorisca e plumeggi la wittgensteinrenaissance la donna massiccia bruna decisa ordina loro di uscire e quelli se ne vanno dalla porta a sinistra rispetto a quella d’entrata che ricordo è centrale mentre non è minimale che pluraleggino in otto i partiti a Pechino. La donna che rimane sempre massiccia bruna e decisa mi intima qualcosa  sarà sugli zingari che si organizzano in congressi io non amo stare nei cessi e avendo forse toccato qualcuno di quelli  ho le dita della mano sinistra sporche di merda e poi ci si meraviglia che le tartarughe vincono! ne ho un po’  di merda s’intende anche sull’angolo sinistro della bocca tento di togliermela ma è peggio  mi guadagno solo un terzo posto nel settore alimentare poco male ma ho conati di vomito  sono forti e corro ad un bagnetto vecchio  stretto forse sporco per le dirigenze vuote e vomito  nelle banche d’autore. Libera sono in cerca di un’associazione che  prima era in città e poi risulta  essere localizzata a 5 chilometri da essa perché meravigliarsi? l’Eden Sant’Elena è l’ultimo sto infine su un taxi e non ricordo che nel 1944 furono salvati da Perlasca  5.000 ebrei ungheresi.
 

4. da BROGLIASSO (1996)

LE-CAS-ANDRA

La colpa fu del padre infarcito di mito, per la sublime
esaltazione fantastica nell’approccio di qualsiasi fenomeno
fosse naturale fosse umano, tanto che di esso conosceva
ogni componente da quella storica in realtà poco interessante
all’eziologia più incidente per arrivare infine alla naturalistica
dove tra antropo-geo-cosmo-gonia si spassava l’intera vita
sua, trascurando anche la moglie, la quale, essendo infarcita
ma di lui, che era poi la stessa cosa, per la verità poco se
n’avvedeva, mentre anch’ella invece si lambiccava la mente a
compiacerlo con ulteriori sollecitazioni etimologiche in
riferimento a nomi propri di persona, anche in stato
interessante. E le gemelle che nacquero si chiamarono, dopo 
disquisizioni, dissertazioni, approfondimenti e la meditata
concessione ad una innovazione senza precedenti per un
doppio identico sesso, quando s’aspettava invece l’esemplare
unico e tutt’al più un doppio diversificato, ebbene le gemelle
si chiamarono Leandra e Cassandra, sempre quindi in
omaggio evidente alla potenza dell’amore ruota portante di
ogni motore si che venga rifiutato concesso o solo
promesso, con le molteplici ovvie pericolose o piacevoli varianti.
E fin qui niente di anormale essendo il mondo stracolmo di 
Adoni, Anfitrioni, Briseidi, Vittorie, Erinni, e per ben più
semplici motivi, mai congenialmente vocazionali, sempre
causali perché i nomi erano stati da qualche parte uditi o letti
o visti interpretati in vecchi film di Macisti o Ercoli erranti
poco informati tanto da creare dei minestroni nelle loro relazioni personali,
se non che, ma forse proprio in collegamento all’ambiente
originario saturo di classicità così che ci si meraviglia che
in quella famiglia vestissero panni normali invece di bende,
toghe, pepli con fibule varie, le due bambine sin dai primi anni
apparvero un poco strane, quasi segnate da un destino particolare.
Belle per carità bellissime anzi, una più dell’altra, anche se
non si sapeva mai chi fosse l’una chi l’altra se non si 
guardavano gli angoli della bocca, in giù per Leandra, in su per Cassandra.
Questo almeno fino ad una certa età, quella della parola,
diciamo ragionata che in loro fiorì nettamente differenziata,
stigmatizzandole definitivamente ma anche evidenziando la
realtà di coltura ideale, le maledizioni degli dei resistevano ai
millenni coinvolgendo non solo il parentado futuro a venire
dell’interessato, ma anche talvolta il suo omonimato, nel 
quale ultimo caso rientrava proprio la nostra Cassandra, la
quale, avendo ereditato la disgrazia della troiana prediletta dal
Lossia, che prima lusingato poi rifiutato si era vendicato,
sfoggiava sempre una abbondante corretta favella senza per
questo essere mai creduta dalla folla, anche perché quello
che diceva non piaceva, parlava di inadempienze, crollilosche
faccende, preferendo così tutti relegarlo più che nell’ambito di
una profezia in quello della più chiara pazzia ed anzi era per
rispetto a quella santa persona di suo padre se non fu pur ella
relegata in qualche torre lontana.
Cassandra comunque non se ne curava e spavalda e
disinvolta procedeva senza peli sulla lingua bìforcuta a
svolgere la sua alta missione sta-rompente per la carica
irritante, diametralmente contrastante con quella della
gemella che essendo nata prima era in realtà la seconda
concepita, quindi una sorta di stampo non proprio preciso
almeno in un particolare peraltro determinante come quello
del parlare concettualmente giusto sì ma in tale caos
categoriale da risultare un vero insulto grammaticale.
Le parole partivano proprio da dentro con tale gioioso
entusiasmo che si accalcavano precipitosamente all’uscita
orale senza aspettare alcun comandamento nè regolamento
così che spesso il tutto si concludeva in un vomito madornale
nel complesso sensato, solo da inquadrare sistemare
aggiustare, ma per gli altri il tempo dei puzzle era
definitivamente passato limmitandosi ognuno ad uno
scuotimento del capo, quando il pelo non si fosse già rizzato.
E a tutti gli incontri dove le gemelle presenziavano in
coppia perenne, se Cassandra passava per pazza impenitente,
la povera Leandra, quando osava vincere la timidezza e
parlare, si fa per dire era comunque una comunicazione
verbale, veniva considerata scema perdutamente, complicata
la soprastante situazione dalla condizione di essere femmine
soltanto, in una realtà che ancora preferiva il maschio
dominante. Eppure Leandra maschio dentro nel comune senso
positivo corrente si sentiva abbondantemente tant’è vero che
nessuno le toglieva dalla mente che il  proprio nome piuttosto
che derivare da leon-andra: sereno uomo, come il padre le
aveva propinato insieme alla storia dell’amante sciagurato,
fosse il risultato di una contrazione extra-temporale se volete
anche spaziale, tra lei-andra, una sorta di ermafrodismo
dichiarato lampante, anche in questo doppiante la gemella
Cassandra per la cui etimologia la sua teoria era similare,
individuandone l’origine cas-andra, a ritroso cai-andra,
quindi anche-andra, come per la verità a ben guardare
chiaramente dimostrava. Della qual cosa inizialmente Leandra
alla ricerca di una soluzione avrebbe voluto parlare col
genitore, ma si guardò bene dal farlo non appena le fu chiaro
che, lungi dal fornirle un aiuto a superare il personale difetto
diciamo di trasmissione di una splendida realtà solo latente,
si sarebbe esaltato vedendoci una bi-sessualità splendente e
segno evidente di una partecipazione soprannaturale alla
perfezione dell’essere in generale.
A Leandra non rimase che tacere per sempre e riservare il
riguardo di vomitare sibillini messaggi a qualche foglio di
carta pure da viaggio, su cui poteva però almeno attuare
l’opera defatigante di un collage ordinato da mandare ai
posteri in quadretti garbati. Dall’allora Cassandra parlava e
parlava e Leandra scriveva e scriveva guardando sempre e
solo il grande mare, su uno scoglio del quale amava spesso
sostare in contemplazione innamorata tanto che un giorno,
seguendo forse anche il richiamo lontano di quel suo
omonimo predecessore provetto nuotatore morto poi affogato, 
volle assaggiarlo con un tuffo da manuale, dimentica però la
meschina di non saper neppure galleggiare;. Si dimenò,
gesticolò boccheggiò disperatamente sotto gli occhi
dell’immancabile Cassandra che dall’alto della rupe (per fare
il discorso più truce) prevista la prossima fine: che la sorella
sarebbe perita, ululò verso magione avita, supplicò ogni
passante invocando aita, ma nessuno com’è ovvio pensare le
credette mentre invece molti si convinsero definitivamente
che non bisognava più temporeggiare e che Cassandra era
proprio da ricoverare.
Leandra intanto era affogata irreversibilmente.
 

5. da STUNDAIA

ADRIANA

A
antichi gli occhi veri
complice il guardo saldo
vedevi troppo e ti fu tolto

D
dondolo dolce l'ascolto
non può essere sepolto
un tal matrimonio d'affetti

R
rimpiango quel tempo nostro
sciorinatomi via presto
senza alcun permesso

I
incompresa pure da te
in quell'ultimo gozzo
il destino mai m' assolve 

A
annuso la strada 
per rincorrere una casa
all'erta certa d'insuccesso

N
non so cantarti come meriti
sono solo un parolaio
afasico monco caglio 

A
agogno però ancora pettinarti
sciogliere le mie cadute
nell'intreccio dei tuoi voli

Adriana Cavalera, sorella dell'autrice morta d'incidente stradale a Roma nel 1972, a soli 26 anni



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