VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Alfonso Lentini

   
Calco dell'aria
Isola n.1

Isola n. 2
De Scriptura


Calco dell'aria

si annidano unicorni
nel tuo grembo;
dal bosco fuggitivi
al tuo bosco, al tuo altrove,
al golfo aggrovigliato
del tuo alieno fogliame
(trasmigrando)


(andiamo facciamo fiorire
questo nulla, ma vieni, costruiamo
il mattino, il pulsare del sole,
il moto frastagliato
delle anatre verdi nella vasca,
vieni costruiamo il respiro
del topo, del geco
e delle foglioline di basilico
e degli esseri nudi la fragranza)

*
cucire sul tuo viso
altro viso di velo,
sulle labbra lumìe,
làmine di silenzio
incise. Ma vederti
di sbieco ancora un poco


a corona della tua bocca
bella
in sorriso
colgo l’o
di una luna lunella
in stupore
e non so
se il chiarore
ti annusa
o ti tocca


di questi antichi colori
- il bianco che è calco dell’aria
le falde di talco dei calanchi
isolani -
di questo notturno
schiarito
e del morbido cristallo
dell’acqua capovolta 
candita
di esuli lune
mi dici

*
e mi dici del giallo
che è gallo dell’arco-
baleno, succo lappo
di cielo
e del giallo
curvo urlo, mallo
d’aria
sublunare

*
il viola va
dal silenzio al si-
lenzio, cosi cangiante
dal rosa all’oltre-
mare, non ha abento
e sei nuda delta
con la tua viola voce
mentre svoli
nel ciao 


e ho fatto un sogno, mi dici, così nero
da sembrare azzurrato
(si spandeva quel nero
come nuvola acquatica di seppia
e invadeva le lingue
offuscava il palato)

*
l’attesa s’aggatta, mi dici,
nel gheriglio del bianco
in quei gigli farnetici di luce

*
dalla spalla scarlatta
del monte
alla valle crisalide 
intatta
parla il rosso

in folla d'orizzonte

e si fa ponte
una svelta cerbiatta

la tua terra lontana e navigante
veliero di gerundi
(le tue libere labbra)
brilla in blu

*
arature ricordando
(certe lucide anguille nello stagno)
si sbriciola in grappoli il nero
ricalca l’intero
lo nega

*

un altrove si aggatta
in un chiuso - che so - nido di lucciole
o scala per salire sull’aurora

un altrove piccino:
s’incista in questo bianco
lo indora
fiordi di rami
racconta 
in velami

*

progetto d’incertezza,
violino nel jazz, s’infessura
la falce affilata, l’attesa
del labbro in sembianza di mare
del male in sembianza

*

vedi la luna, topo
argentato che sbuca
dalla nuca del nulla,
sentila come culla

*

io vengo dalla terra, dal profondo.
Emergendo, ansimando. Da ferite.
Dalla tua mano provengo, da unghie
che non sanno. Dal tuo labbro che brucia.
Sono graffio. O peluria di luce.
In cosmi di marmi e catene
in punta di piedi mi aggiro, 
                                           temo
il mio essere liquido, la fragile
grammatica dell’acqua.
Io sono parola disabile, illegale,
dalla terra che brucia
provengo: dal male
dal tuo labbro animale

(provieni dalla terra. Tu sei Isola,
sei onda di mare pulviscola,
sfrangiata. Tu sei liquida 
grammatica. In ala, in giravolta
- sui tetti, celeste,  il notturno -
si svolge in discesa imprecisa
il tuo riso spiovente
e in ala la tua dentatura
si aggiunge - bianchissima - alla luna)

Isola n. 1

Isola n. 2

De Scriptura



Home