VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Cesare Ruffato

   
1. Nella staffetta di fine millennio
2. I celesti non desiderano porzioni
3. Ognuno è un ponte tra terra e cielo
4. Il danno matrigno della sigaretta
5. Come eritrociti nella noia di scambi
6. Dinnanzi alla tavola di Haeckel del 1868
7. Manca l’aria mentre si dorme in guscio
8. Le isole del sogno si smembrano
9. La vera mistica forse consiste
10. Inseguire Dio con la visione
11. Dall'orizzonte con le rondini
12. Un'onda spaesa la quiete
13. Ora nella quiete vi assomiglio
 


1. Nella staffetta di fine millennio

Nella staffetta di fine millennio
il testimone si frange nel metro
ideale d’uguaglianza ed austerità
con suoni epifanici mugugnati
da buchi bianchi  neri limbanti
lusinghe di meta persistente.
Mi intralciano soffitti e strapiombi
di tramonto senza appigli in orizzonti
omogenati, sbertucciate politiche
in camere parassite mulinanti
in serpentine blabata democrazia
scolma di arditezze e consolazioni.
Sempre brucio per una Demofenice
crociata  al nefando che ci avvolge
e sputa spurii altruismi e gargarismi
demagogici, dissìpa l’esistenza
balorda coscienze in calunnie
spulcia l’intimo inscena invipera
il mondo. Diaboleria insonne
per devoltizzati con occhi abbissali
e infranti antìgeni  morali
per sostanziarsi in umanità altra
e virtù. Tento umiltà e sorpresa
di giudizio ponderato sugli altrui
e miei difetti, si è tutti insufficienti
e l’invisibile non edulcora
la realtà che è più cruda delle parole.

2. I celesti non desiderano porzioni

I celesti non desiderano porzioni
a vanvera rispettano la flagranza
del pane , l’organico e il vegetale
si abbuffano di essenze floreali
col libro controllano le menti.
Tu non latrare l’aperitivo del vicino
serba un po’ di fame abbi fede e timore
digiuna alla sera con orazione
e attendi che io ti alloghi
nella rosa dell’alba.

3. Ognuno è un ponte tra terra e cielo

Ognuno è un ponte tra terra e cielo
con ornato interno periodico
e mirabolante fantasia.
Se dipingi sciccosa
nella clorofilla sei inestricabile
e ridoni il giallo alla mimosa.
In gocce chiare di fondamentali
le figure imitano il cristallo
con dettagli trasparenti virtuali.

4. Il danno matrigno della sigaretta

Il danno matrigno della sigaretta
non tramonta e tu non devi
fumare in faccia o affumicare
nel chiuso. In giardino riassaporo
la bontà della fotosintesi
tra scongiuri efficienti. Veri amici
nell’archivio  inerte nicchiano
estranei a risposte e a legami.
 

5. Come eritrociti nella noia di scambi

Come eritrociti nella noia di scambi
ci doniamo ossigeno a domicilio
piccoli piccoli tirati a fresco
giudiziosi  a superare lumi
stenotici. Si nuota beati
come cigni assaporando l’effetto
di un’altra cicatrice  dell’essere.
Per te mai sazia non rinuncerei
a un talamo di ovatta.

6. Dinnanzi alla tavola di Haeckel del 1868

Dinnanzi alla tavola di Haeckel del 1868
è da chiedersi se il professionale
lavoro influisca sui tegumenti
del creato . Delle mie mani si scrive:
cute esile pallida anelastica
secca e fredda, sul palmo discheratosi
placale, creste papillari piatte.
Nelle dita impronte assottigliate
elisi i bulbi piliferi e qualche
verruca dura ruvida raggrinza.
Unghie alterate con fini striature
fissurazioni, lunule indefinibili.
Il guazzo è più manifesto nella mano
Sinistra. Lavati le manine
sporche prima di metterti a tavola.
I solchi della vita sono lunghi
profondi. Scarne  e deittiche sembrano
stelle con termogramma smagliante.

7. Manca l’aria mentre si dorme in guscio

Manca l’aria mentre si dorme in guscio
d’uovo e nulla e tutto continuano
lo splendido sguardo che il fiume enuncia
serpiginoso. Non mi interessa
ciò che il destino dispone a iosa
nel duemila e se continuo a nascere
barlume. Ora verso sera stringo eletta
l’armonia delle sfere e del silenzio.

8. Le isole del sogno si smembrano

Le isole del sogno si smembrano
calde  e peccaminose tra rocce
filiazioni trappole di anfratti
acinosi e murene. I sedimenti
parlano la metamorfosi peculiare
della terra. La natura travalica
qualsiasi presunzione. I radiolari
dei mari profondi sono cronometri
strabilianti. Il desiderio estivo
ti inonda dolcemente dismimica
di luminosità ideale.

9. La vera mistica forse consiste

La vera mistica forse consiste
essenzialmente nel saperne
l'elitaria indicibilità
e nel considerarne l'inesprimibile
come nobile endocardio di silenzio
come oggetto di desiderio
perseguibile nell'arsi della ricerca
ma inappetibile aleatorio segreto.

In materia chiara o scura alterna
il fondo s'intimizza e s'addensa
e riduce dello sguardo acuto
il rilievo, come coscienza sapiente
dell'essenza pura che non si espone.

Ma è la profondità dell'oceano
a complessare a limitare l'umana
esplorabilità che cede ai limiti
della potenza divina
nel possesso e nella difesa.

Rimane un dono d'ombra bianca
come a voler sapere l'essenza
intima inattingibile dell'amnios
il primo cupo nostro mare
che nel terrore del desìo finale
solo per verba e nostalgia ci chiama.
E la Divinità nel proprio immenso
elude o per abbaglio o per ima
oscurità o per fantasmagorìa inappetibile.
 

10. Inseguire Dio con la visione

Inseguire Dio con la visione
è accecarsi di altezza e profondità
d'arsi ed imità
di una luce eccelsa abbagliante
per l'intensità e quidditas metafisica.
Quali luci e colori dal desìo
invocati come principio
d'altra vita nel cedimento
delle facoltà d'essenza.

Ma parola e luce abbaglianti
tolgono il respiro virano attenzione
turbano equilibrio e cenestesi
con amnesie fulminee e ritorni
di scintille retiniche baluginanti
quasi automatiche virtuali riprese
dei bersagli in microabissi terrificanti.
 

11. Dall'orizzonte con le rondini

Dall'orizzonte con le rondini
giunge triste il suono della primavera
con note di radici estasiate
e gemme in amore sui rami
citoclesi fervida di rinati cuori.
Poco vale la veglia notturna
per incontrare messaggeri
cortesi di buona stagione.
L'atmosfera grintosa è troppo offesa.
Si attende l'immagine ascetica
di mondo deterso ecosofisico.
La natura ricerca neoparole intime
rispettose echi trasparenti
panorami eugenetici
di fiduciosa sacra umanità.
Nel riposo del tenue silenzio notturno
appartarsi in sogno di ricreazione.
 

12. Un'onda spaesa la quiete

Un'onda spaesa la quiete
d'una conchiglia sonnolenta
un gabbiano planando muto
scruta con sufficienza l'esistenza.
Ancora mani sapienti
bussano sui libri aprendoli
rispettose pietose ansiose sul segreto.
Galleggiano quasi ali del vento
del manto del cielo
del canto di ficton e plancton
inverosimile microvita obsoleta
inno muto riservato all'essenza.
Il tempo non perdona
ne guardo ed ascolto passare la coda
retroguardia non si arresta balzella
nulla disperde senza nostalgia
non ritorna en attendant Godot.
 

13. Ora nella quiete vi assomiglio

Ora nella quiete vi assomiglio
elicate libellule calate
dalle cosmiche munifiche navate
alla mia finestra incandescente
di voli e fughe. Vorrei aereo
prendervi per mano tattilizzarvi
colloquiare i nostri silenzi
le grida di anime fatue indifferenti
a tempi luoghi esibizioni
così per sentieri di foglie
e fiori particolari di vocali
deterse specchi infrangibili
di colori profumi semiosi
sinciziale, clamanti le vostre
intime armonie e memorie.
Sostare come vero soffio di pace
questo sogno ideale senza fine.


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