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Paolo Castellina
I principi dell'etica teonomica

   
La seguente analisi riassume, chiarifica, ed afferma in forma distillata gli insegnamenti fondamentali elaborati nel testo completo di Theonomy in Christian Ethics, di Greg L. Bahnsen.

1. Sin dalla Caduta è stato sempre illegittimo usare la Legge di Dio nella speranza di stabilire il proprio merito e giustificazione a livello personale, in contrasto o come complemento alla salvezza ricevuta sulla base della promessa ed attraverso la fede. L'impegno ad ubbidire alla Legge è lo stile della fede, espressione di gratitudine per la grazia redentrice di Dio.

2. La Parola del Signore è il criterio unico, supremo ed incontestabile per le azioni e gli atteggiamenti umani in ogni area della vita. Questa parola include, naturalmente, le direttive di carattere morale (la Legge).

3. Il nostro obbligo di osservare la Legge di Dio non può essere giudicato e messo in questione sulla base di criteri extra-biblici, come, per esempio, se certe prescrizioni (quando siano correttamente interpretate) siano congeniali a tradizioni del passato o sentimenti e pratiche moderne.

[Quando qualcuno dice: "Quelle leggi erano valide per quel tempo… erano espressioni della loro particolare cultura… oggi noi abbiamo sentimenti e pratiche diverse" ecc. quale criterio usa per fare queste affermazioni? Su che base esprime questo giudizio? In realtà sottopone la Bibbia stessa a criteri di giudizio ad essa esterni, assume un'autorità maggiore di quella biblica. Qual è? È legittima? Mette così in questione che la Scrittura sia Parola di Dio, regola assoluta di fede e di condotta, criterio ultimo di ogni cosa (questa è la confessione di fede cristiana). I criteri per valutare la legittimità di una certa prescrizione biblica devono essere quelli della Bibbia stessa].

4. La Legge dell'Antico Testamento a valenza universale, continua ad essere moralmente vincolante per il Nuovo Testamento, a meno che essa non sia esplicitamente abrogata o modificata da rivelazione ulteriore.

[Per "legge a valenza universale" ("standing Law) si intende quella legge valida per tutti e sempre (come per es. 'Non ucciderai", 'Ubbidirai ai tuoi genitori', 'commercianti, avrete bilance giuste', 'magistrati, metterete a morte i violentatori') in distinzione da prescrizioni particolari e temporanee date a determinati individuo (ad es. gli ordini dati a Samuele), o comandi specifici per particolari situazioni (ad es. l'ordine di Dio dato ad Israele di sterminare certe tribù cananite ad un certo punto della storia)].

5. Rispetto alla Legge dell'Antico Testamento, il Nuovo Patto sorpassa l'Antico Patto quanto a gloria, potenza e finalità (rafforzando così i doveri precedenti). Il Nuovo Patto, inoltre, si sostituisce alle "ombre" dell'Antico Patto, trasformando così il modo in cui vengono applicati i principi che regolavano i sacrifici, la purezza e la "separazione", ridefinendo il popolo di Dio, ed alterando il significato della terra promessa.

6. Le leggi di Dio a valenza universale sono il riflesso del Suo immutabile carattere morale e, come tali, sono assolute nel senso d'essere non-arbitrarie, oggettive, universali, e prestabilite per particolari situazioni (applicabili così a tipi generali di situazioni morali).

7. Il coinvolgimento dei cristiani nella politica esprime il riconoscimento che la Legge rivelata di Dio ha un carattere trascendente ed assoluto e quindi è criterio secondo il quale giudicare ogni codice sociale.

8. Il magistrato civile, in ogni tempo e luogo, è da considerarsi ministro di Dio, cioè al servizio di Dio per manifestare la Sua collera verso chi fa il male, come dice la Parola: "egli è ministro di Dio, un vendicatore con ira contro colui che fa il male" (Ro. 13:3), e dovranno rendere conto all'Ultimo Giorno del loro servizio al Re dei re, loro Creatore e Giudice.

9. La generale continuità che noi presumiamo rispetto ai criteri morali dell'Antico Testamento si applica altrettanto legittimamente a questioni di etica socio-politica come si applica all'etica personale, familiare, o ecclesiastica.

10. I precetti civili dell'Antico Testamento (leggi "giudiziarie" a valenza universale) sono modello di perfetta giustizia sociale per ogni cultura, persino in come i criminali debbano essere puniti.

Commento

L'etica teonomica, procedendo dal concetto di salvezza per sola grazia si impegna a sviluppare una concezione cristiana complessiva del mondo e della vita , secondo il principio regolatore dei sola Scriptura  e all'ermeneutica della teologia dell'alleanza , a differenza dal dispensazionalismo (dove i comandamenti dell'Antico Patto sono considerati abrogati a meno che non siano ripetuti nel Nuovo Testamento).

Qualsiasi cambiamento amministrativo deve essere giustificato attraverso specifiche indicazioni della Scrittura  ed è riconosciuto sulla base del fatto che in Cristo il Patto sia nuovo e migliore . Il relativismo (situazionismo) viene ripudiato, e l'etica divinamente rivelata non viene ridotta a una prospettiva parrocchiale o tribale legata ad una storia evolutiva dell'etica. La Parola di Dio promuove una giustizia universale, non un criterio di moralità doppio.

Respingendo il positivismo legale, l'etica teonomica favorisce l'idea di "una legge al di sopra della legge (civile)" come protezione contro la tirannia di governanti o l'anarchia dei riformatori. Proprio perché Cristo è Signore su ogni cosa, ne consegue che anche i magistrati civili siano Suoi servitori e debbano ubbidienza agli standard stabiliti per loro. Non c'è alcuna giustificazione nell'esimere le autorità civili dalla responsabilità che hanno verso principi universali di giustizia che si trovano nella rivelazione che Dio ha fatto nell'Antico Testamento . Quindi, in assenza di argomentazioni biblicamente fondate che esonerino i magistrati civili dalle norme sociali dell'Antico Testamento, ne consegue che, nell'esercizio del loro ufficio, i governanti sono moralmente responsabili di ubbidire ai criteri rivelati di giustizia sociale della Legge dell'Antico Testamento. Il Nuovo Testamento conferma esplicitamente questa deduzione rendendo i magistrati "vendicatori con ira verso coloro che fanno il male" (Ro. 13:4), e rende legittimo l'uso della Legge di Dio per reprimere coloro che pubblicamente ne sono trasgressori come afferma 1 Ti. 1:8-10 "Or noi sappiamo che la legge è buona, se uno la usa legittimamente; sapendo questo, che la legge non è stata istituita per il giusto, ma per gli empi e i ribelli, per i malvagi e i peccatori, per gli scellerati e i profani, per coloro che uccidono padre e madre, per gli omicidi, per i fornicatori, per gli omosessuali per i rapitori, per i falsi, per gli spergiuri, e per qualsiasi altra cosa contraria alla sana dottrina". Inoltre il Nuovo Testamento legittima il meritato castigo: "Già l'antico messaggio di Dio, portato dagli angeli, si è dimostrato valido, e tutti quelli che l'hanno trascurato o gli hanno disubbidito sono stati puniti come meritavano" (Eb. 2:2 TILC).

La Legge non è stata mai considerata come qualcosa che definisse la giustizia esclusivamente negli stretti confini di Israele. Tutti gli statuti rivelati a Mosè per la nazione di Israele dovevano essere modello da emularsi anche da parte delle nazioni che pure non erano legate a Dio da un patto. "Li osserverete dunque e li metterete in pratica; poiché questa sarà la vostra sapienza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutti questi statuti, diranno: "Questa grande nazione è un popolo saggio e intelligente!". Quale grande nazione ha infatti DIO così vicino a sé, come l'Eterno, il nostro DIO, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha statuti e decreti giusti come tutta questa legge che oggi vi metto davanti?" (De. 4:6-8). Di conseguenza, la legge mosaica era pure il criterio secondo il quale erano state punite le tribù cananee non redente (Le. 18:24-27) e che i governanti "non teocratici" erano chiamati ad ubbidire (Sl. 119:46; Pr. 16:12) e che i profeti denunciavano d'aver violato (Is. 14:4-11; Gr. 25:12; Ez. 28:1-10; Am. 2:1-3 ecc.).

Paolo Castellina, giovedì 25 marzo 1999. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991.


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