Vico Acitillo 124
Poetry Wave
 
 

Recensioni e note critiche
Angelo Rendo: Delirium tremens
di Antonio Spagnuolo



Angelo Rendo: Delirium tremens, inediti

      Un elemento di astrazione, di negazione forte, o di oltranza a tutti i costi, si manifesta specularmene ad un certo nichilismo, irrimediabilmente fissato nelle dimensioni dell’ansia, o in un pessimismo pacificato, a volte privo di lacerazioni drammatiche, a volte accettato nelle dimensioni persecutorie.

      E’ la voce di un giovane per la quale l’arte del poeta costruisce piccole e gustose forme in bottiglia da lasciare alle onde, assumendosi tutto il rischio di portare lo sprezzo del pericolo, sino al punto di gettarsi a capofitto, tutto intero, nella illusione dell’occhio non più tridimensionale, capace di rievocare lo stupore della malinconia.

      Il crollo delle poetiche, che purtroppo si affianca senza scampo al  fatale crollo dei valori ancestrali, qui viene superato grazie alla sensibilità vibrante nell’antico stupore, e che l’autore prova di fronte ai fenomeni della natura, o agli scanditi accenti della quotidianità:

“Non ho la doglia di fuoco,
l’asmatica assenza del divino
m’attanaglia nelle vene,
solide di sangue”.
O altrove:
“Quel ragno sul geranio
ha stretto la mia voce.
Quel ragno sul geranio
è un fiume senza foce”.
Il percorso, spesso folgorante, di questo giovane autore, non risulta mai azzardato, e si innesta con garbo e lucidità nel torrente delle emozioni, tumultuoso  negli interstizi della noia, audace nell’ansia dello smarrimento.
“Meriti il sonno, inquilino,
ma sono le cinque ed io
penso al piacere dell’alba;
so che ogni cosa è una folata
di vento:
annusami,
l’essenza scardina”.

      Le immagini ritmiche, le movenze realistiche, le scansioni per ulteriori verifiche, non sfasano mai  verso un protagonismo sterile e ripetitivo, così che leggendo questi inediti, che potrebbero essere ancora rielaborati qua e là,  si ha ben chiara la visione di un laboratorio “poietico” degno di essere seguito nel tempo.

19 gennaio 2001


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Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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Otto Anders