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Farsi attraversare da quello che è di fuori, farsi percorrere da quello che è da dentro ovvero dar modo e possibilità d’incontro tra quello che è fuori e quello che è dentro di noi. La poesia di Fabio Nicolazzo si pone nella dinamica del filtraggio delle emozioni e delle intuizioni per costruire un’architettura, per ricostruire sul piano di una lingua singolare quello che si è trovato dentro, quello che si è scavato fuori, in una sinteticità di commistione che porta e richiama unità equilibrio ordine. Poesia della misura, poesia che si misura sul filo delle rotture parolistiche e sintattiche, negli scarti iniziali del periodare, nella disposizione eccentrica di parola-chiave, di significato su cui s’incentrano e si aggirano i significati secondi e il senso dell’insieme pareggiato dal senso dei particolari. Folgorante luce
La poetica di Nicolazzo s’incontra
miracolosamente, perché a lui sconosciuta, con la metafora garziana
del lavorio della folade che penetra e succhia e perfora legni e scogli
sommersi e che, eccitata, risplende s’accende di una luminescenza improvvisa
come il fuoco nel petto, come l’anima quando si riscalda. Poesia è
questo bucare e attraversare i muri della stupidità della banalità
dell’artificio, compito e sacrificio su cui il poeta ha detto il proprio
rischio, se necessario sino all’estremo darsi nel contrarre quella peste
di cui infesta il mondo, folade che mangia e viene mangiata dai distratti
indifferenti al suo dedicarsi con caparbietà con pervicacia a rompere
staccare scorticare sgretolare senza sosta, con più rinnovato impegno
e vigore sino al consumo totale del materiale, dell’oggetto che più
non è riconosciuto e trovato. Poesia è capacità magica
di far sparire le cose. Quelle futili inutili gonfiate di niente. Poesia
è continuato esercizio per esercitare poesia, invasione nell’io
per uscire all’altro ed invaderlo della malattia (la diversità e
la mostruosità) che non si può non avere e non trasmettere.
Orfeo divorato continuò a cantare; Poesia permane
nonostante lo smembramento a cui è sottoposta dagli uomini della malizia. In aurea scura
Poesia è osservare ed essere
osservati, scomposizione e ricomposizione, distruzione e ricostruzione,
destrutturare e ristrutturare, analisi e sintesi: poesia è il melograno
fecondo che si accoppia per custodire le proprie perle umorose che spiccano
unica goccia. Poesia è comunicazione con se stessi, non è
portatrice di messaggi e quindi sfugge ad ogni querelle massmediale, comunicazione
che esce dall’io, si distanzia e si distacca da esso, va incontro al mondo
e lo avvinghia e lo segna e lo marchia ovvero lo modifica nel tentativo
di audeniano miglioramento, e nel mentre avviene modificazione, le tracce
e le impronte lasciate rimbalzano sul poeta che si è sbarazzato
dell’indizio psicologico, nella assunzione dell’ego che sente, al contrario
dell’io, le corrispondenze dell’altro.
Indice della sezione Indice generale Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare: Otto Anders |