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Per dare Per dare rimetto nella tua luna le pagine tra i fiori
(li chiami l’azzurro striato, il rosa
leggero, l’arancio
brillante, per ritrovare le occasioni),
se a questo
serve scavare con la penna
di platino
nelle notti inondate dalle tinte
della veglia
di sesso o preghiera,
non confondere
i versi e le maree,
internet e
la conoscenza di noi, l’inchiostro
dei giornali
e la luce dei segreti.
L’idea tagliata con l’argento, prenatale nel sonno meridiano,
mediato dalle gioie
anche sull’asfalto
dove guidi, ragazza
e tra i passanti
e le visioni, accendo ceri virtuali
negli e-mail
degli amici: devo darti
la fioritura
esatta misurata da parole e campi,
agrimensore
del tempo delle spighe
e poi vedrai
anche il pane tra le cose,
da mangiare
nel nostro raccolto
iridato di
parole.
Napoli, 24/2/2001 La luna, in astrologia, riassume i valori femminili (sensibilità, intuitività, affettività, fecondità, pensiero analogico), valori molto marcati in questa scrittura e nella personalità dell’autore. Leggendo “…rimetto nella tua luna le pagine…”, non può non venirmi in mente: e sicuramente questo sintagma “nella tua luna” è sintesi di un universo femminile cristallizzato in un interlocutore ideale che viene privilegiato dall’autore in quasi tutti i componimenti e a cui (se si fa attenzione), si rivolgono quasi tutti gli imperativi negativi, che spesso sono un dolce e sensuale invito alla trasgressione, talvolta al vero e proprio congiungimento sessuale, sia pur trasfigurato da metafore giocate intorno a verbi o sostantivi o aggettivi che recano in sé l’idea della fusione, dell’unione, dell’incontro che diventa legame. Il nitore del dettato poetico, peraltro meno scabroso sul piano sintattico, è ribadito da elmenti visivi che ribadiscono la sensazione della luminosità (arancio brillamte, luce dei segreti, idea tagliata con l’argento, ceri virtuali). Ritorna naturalmente il binomio erotismo-misticismo cristiano). La vera novità sembra essere in un metalinguaggio che riflette un codice poetico che insiste sul concetto di misura e che cos’è la misura se non un rapporto o quasi un confronto tra grandezze di cui una sola viene scelta per convenzione come unitaria? La scrittura poetica è riflessione sui propri elementi intrinseci (pagine, inchiostro, parole ripetuto due volte… penna di platino, un prezioso strumento impiegato nel delicato lavoro di scavo ovvero di scoperta e decodificazione psicologica) nel tentativo di ricavare la misura, ovvero lo scarto tra se stessa e il microcosmo emozionale, affettivo e rappresentativo, dando per scontata l’analogia tra se stesso e il linguaggio. La misura degli affetti, per così dire, è bisogno primigenio dell’io che insiste sulla “Fioritura esatta misurata da parole e campi”. “agrimensore del tempo delle spighe” avido di un “ raccolto iridato di parole”. 9
marzo 2001
Indice della sezione Indice generale Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare: Otto Anders |