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Laura Bosio, Annunciazione, Mondadori, Milano 1997 «Hebenon»,
anno V seconda serie n. 5, novembre 1999-aprile 2000, pp. 74-75
In
un freddo giorno di febbraio una donna visita la pinacoteca di Volterra.
«Passi che risuonano nelle sale vuote, poi in sosta davanti ai quadri
come alle stazioni di una via crucis»; ad un certo punto la
donna si trova davanti all’Annunciazione dipinta da Luca Signorelli, vi
legge una paura che la affascina, forse si immedesima in quella Donna che
arretra alla vista dell’angelo annunciatore (il «grande legato»
secondo Dante nel Convivio, il «depositario ed interprete
della Rivelazione» secondo l’Islam). «Da quel giorno interroga
Annunciazioni», rappresentazioni del volto di quella Vergine che
le Scritture inseriscono «tra le loro pagine come una tessera d’oro
in un mosaico: irradiazione di luce. Nessun accenno alla donna, al corpo,
ai sentimenti».
Inizia così la ricerca, in grandi centri e deserti palazzi, di rappresentazioni di quell’evento che sconvolse come non mai una vita umana, ed ogni volta si scopre una diversa interpretazione, ogni volta la fascinazione che ne deriva ha un sapore differente. La viaggiatrice non manca di registrare incontri con gli individui più diversi, squarci narrativi spesso raccontati con una crudele asciuttezza (brevissimi ma di intensa narrazione, che ci riportano al suo precedente romanzo I dimenticati, Feltrinelli 1993, Premio Bagutta Opera Prima), che fanno da contraltare al parallelo discorso «dentro le interpretazioni di Maria, prodigiosa fioritura di storie che nei secoli hanno integrato o sostituito le parole evangeliche con episodi di intensa suggestione». La materia, ora storica, ora religiosa, letteraria o artistica, si trasforma sempre in esperienza profondamente personale che mescola autori, personaggi e situazioni secondo il fluire di un discorso interiore ricchissimo. E' il richiamo della paura a spingere l’autrice a «peregrinare per l’Italia in cerca di Vergini spaventate [...] facendosi largo tra remore laiche, imbarazzi cattolici e timidezze intellettuali», a dare vita a questo libro che è un immenso incamminarsi. D’altra parte, la paura è «guardare le ombre nella stanza e poi, divenuti adulti, inabissarci nei mostri della coscienza», ed il buio è «il luogo di germinazione della vita». Non è un caso che l’autrice sia una donna: il tema pericolosamente vasto che viene affrontato entra a pieno titolo nel dibattito sulla «figura, storica e atemporale, di Maria», ma è anche un resoconto della trasformazione dell’identità femminile in diverse culture e diversi tempi, ad opera di una donna che si avvicina con rispetto ma senza timore alla storia sacra accostandole, senza mai intenti dissacratori, vicende profane (secondo Giustino Martire se Maria è stata visitata dall’angelo, Danae fu visitata da Giove, ad esempio). La figura della donna viene infatti più volte riscoperta: secondo Harold Bloom, ad esempio, «sotto la superficie composita della Torah» ci sarebbe una donna appartenente agli ultimi anni del regno di Salomone, autrice in competizione con lo storico di corte «cui dobbiamo le avvincenti narrazioni del Secondo libro di Samuele». E dobbiamo all’autrice la pur ingenua osservazione che alcune volte si “lascia andare”, ma è sempre attenta a non sconfinare in un facile e sterile, generico femminismo. Qui la Bosio è prima di tutto una donna che affronta con alto spirito intellettuale un evento osservabile da un punto di vista necessariamente laico, prima ancora che appartenente a qualche confessione o movimento. Da cosa deriva il nome Maria? Come districarsi fra papiri e Vangeli più o meno apocrifi? Ma anche: chi erano in realtà i fratelli di Gesù? Maria era «una vergine dallo sguardo di sfida» come la immaginò Leonardo da Vinci o una delle Marie «umiliate e timorose dipinte da molti suoi contemporanei»? E Giuseppe, uomo dall’«improba sorte», accettò con gratitudine il suo ruolo di padre putativo di Gesù o dovette essere minacciato a nome di Dio? Nel disegno divino c’era spazio per una risposta negativa di Maria? Ma anche: è vero che il piccolo Gesù fece morire un bambino che rovinava i suoi giochi, e che poi per non dispiacere la madre lo resuscitò con un calcio? Annunciazione non è assolutamente un libro di curiosità, ma è importante notare che non poche delle notizie talvolta per il comune lettore incredibili che vi si trovano conferiscono al volume anche un carattere a volte divertente. Dispute teologiche: a che ora nacque Gesù? In che data Dio creò il mondo? La Bosio dà notizia di queste questioni di lana caprina, ma quando necessario le tratta con sufficiente diffidenza o almeno con intento distaccato, documentaristico. Le digressioni hanno il fascino della vastità. Ad esempio dalla concezione della verginità nella Grecia antica si va alle opere ginecologiche del Corpus hippocraticum, al «legame ctonio» che lega le vergini e la morte, si passa per Rabbi Jehoshua e l’«impurità mestruale» fino ad arrivare all’esclusione delle donne dal sacerdozio. Dal servizio al tempio di Maria si passa al ruolo delle sacerdotesse della mitologia arcaica indoeuropea, a Procne del Tereo di Sofocle. Chi, fra il Satana tentatore, di Milton e Giambattista Marino, e Dio è il «capro espiatorio» inciso da Escher? Il libro raccoglie alcune vicende incredibilmente suggestive. Proponendone una a caso: in che modo due uomini distanti nello spazio e nella concezione della vita che osserviamo negli anni Quaranta sono in qualche modo collegati alla Vergine? Il primo è Henry “Crazy” Darger, che nel suo appartamento di Chicago nel quale rientrava la sera, smetteva i suoi abiti da sguattero e componeva con ritagli di fotografie «scene turbinose», disegnando e colorando come un terribile bambino, ed infine si metteva a scrivere le storie delle sue bambine, le “Vivian Girls” protagoniste di una monumentale storia lunga più di quindicimila pagine nelle quali si svolge una epopea insanguinata («il candore e la gentilezza» che rendono invincibili queste eroine ne fanmo un’immagine personalissima del modello Maria). Il secondo è il contadino arabo Muhammad ‘Ali al-Samman, che nel dicembre 1945 trova, raccogliendo terra per il suo campo, una giara rossa che, una volta rotta, rivelerà contenere volumi in papiro rilegati in cuoio, per puro caso salvati dal camino: i testi sacri dell’ala gnostica del cristianesimo primitivo, fiorita improvvisamente fra il primo e il quarto secolo, nei quali rivivono «vangeli segreti, gemelli del Salvatore, Dio Padre e Madre». Il maggior pregio di questo libro è una “leggera densità”: man mano che la rete degli argomenti si fa più fitta lo stile non si appesantisce, né si fa più lento lo sviluppo, ma il lettore avverte con assoluta chiarezza che la sua visione si sta ampliando, che la sua sete di informazioni è soddisfatta contemporaneamente al suo bisogno di momenti poetici. L’appendice «Fonti e digressioni» mette in luce il ricco apparato bibliografico e iconografico consultato dalla documentatissima autrice per la realizzazione di questo volume (che le ha tra l’altro valso il premio Moravia), e rivela anche la competenza della Bosio traduttrice.
Per informazioni, si prega contattare: Otto Anders |