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Irenaus Eibl-Eibesfeldt Etologia umana (le basi biologiche e culturali del comportamento) Ed. Bollati Boringhieri. 2001, pagg. 554, L. 120.000 Gli studi
e le ricerche che in questi ultimi anni hanno portato ad una perfetta conoscenza
della etologia umana vengono qui proposti con una semplicità di
linguaggio ed un approfondimento culturale tali da rendere il volume appetibile
per tutte le categorie di lettori. Scorrere
ampio e dettagliato, attraverso i secoli, della storia dell’uomo, partendo
dalle finalità e dai fondamenti di questa disciplina, che appassiona
ormai da tempo gli studiosi, via via ai concetti fondamentali dell’etologia,
istinti, ritmi biologici, modelli di riferimento, adattamenti filogenetici
nell’ambito della percezione, diatribe ed occasioni, sacrifici e smarrimenti. La messa
a fuoco è la qualità maggiore di questo libro, nel quale
la iconografia si propone in centinaia e centinaia di fotografie, dalla
intensità espressiva unica, accompagnando gli scatti ad una ricerca
documentale quanto più ampia possibile. Il materiale
proposto risulta di raffinata selezione, con una abbondanza di esemplificazioni
degna di un vero e proprio “atlante”. Informazioni
e dettagli che illuminano le differenze dello svolgimento del reale in
un contributo alla riflessione storica. “La percezione
umana elabora i dati sensoriali secondo programmi precostituiti. Essa fra
l’altro trae conclusioni sulla base di premesse già fornite come
programma biologico e in ciò non è dunque imparziale…” (pag.71) Potremmo
indicare il capitolo quarto come il nucleo principale ed essenziale di
questo volume: dalle origini della socialità, alle ambivalenze del
comportamento umano, dalla famiglia come nucleo di cristallizzazione
della società, al legame di coppia, al corteggiamento, all’amore
sessuale. I tabù, l’incesto, il differenziamento sessuale,le alleanze
parentali, gli ordinamenti di rango e di dominio, l’identità
di gruppo, tutti paragrafi che illuminano sulla rivisitazione delle varie
strategie offerte dalle diverse comunità mondiali, nel gioco e nel
rispetto della reciprocità, ove i rituali di scambio di dono sono
alla base della società e alla base del commercio. Gli animali
si raggruppano per fini diversi, ma molto spesso il comportamento ostile
conduce alla aggressività ed alla guerra. “Aggredi” il vocabolo
latino che potremmo tradurre con “avvicinarsi”, nelle sue possibili accezioni
di esser più vicino, ma anche di attaccare, sfidare : nel quinto
capitolo si incontrano altri interessantissimi paragrafi, dalle teorie
dell’aggressività, al controllo sociale del comportamento aggressivo,
dalla storia della guerra i tesa come puro conflitto o come possibilità
ideologica e psicologica. La ricerca
è ricca di sorprese. “La comunicazione
presuppone una concordanza tra emittente e ricevente, e in questo contesto
i concetti di evocatore e di meccanismo scatenante innato possono aiutare
a comprendere alcuni aspetti del comportamento umano di comunicazione
- (pag.282)-. Anche noi uomini disponiamo di un repertorio innato di segnali
che rappresentano adattamenti filogenetici, e siamo in grado di comprendere
una serie di questi segnali ancor prima di aver sviluppato un’esperienza
individuale in proposito, dunque sulla base di meccanismi scatenanti innati.
I segnali hanno una grande importanza nel regolare la coesistenza
sociale, e fra l’altro dobbiamo a essi la capacità di comprenderci
reciprocamente, al di là delle barriere culturali, persino quando
non consociamo la lingua degli altri.” Comunicazione
olfattiva, comunicazione tattile, comunicazione visiva con i meravigliosi
moduli espressivi del volto e dello sguardo, dalla sorpresa, alla paura,
alla collera, alla gioia, alla tristezza, al disgusto, alla minaccia. Infine
l’ontogenesi del comportamento, con le varie possibilità o capacità
di assorbire gli influssi dell’ambiente, il bagaglio ancestrale, le realtà
dei ricordi o la selettività degli umori, sino a scoprire il contributo
dell’ontologia allo sviluppo dell’estetica, come studio e rappresentazione
del bello. Se il volume
avesse avuto altre pagine io credo che la lettura non avrebbe avuto mai
fine. Comprendere
attraverso queste notizie che le fonti dei valori umani sono plurime e
pur antiche, che non esiste una soluzione definitiva ai nostri “puzzle”
morali e intellettivi, né un modo unico e definitivo (ma perfettibile)
di organizzare la società; comprendere che è sempre esistito
un concetto di emancipazione in tutti gli esseri viventi del pianeta, dal
modo di intendere la libertà ai diritti ad essa intrecciati, alle
categorie coerenti della socialità, della speculazione filosofica,
della religiosità, ci offre la tensione particolare per ulteriori
ricerche e ci apre orizzonti speculativi sempre nuovi, oltre che arricchirci
di una conoscenza coerente ed ordinata intorno alla “etologia”. 21
luglio 2001
Indice della sezione Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare: Otto Anders |