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Ivano
Mugnaini, Limbo Minore, Piero Manni editore, 2000
pagg.216,
L. 30.000
Che il passato possa diventare un colloquio lungo e severamente coinvolgente, sia nella immaginazione che nel ricordo di un giovane, è flessione che riesce quasi tentativo di abolire il tempo. Da qui un libro incentrato sulla memoria, per un verso difettosa e per l’altro ridondante, che cerca di evitare la deriva, nella speranza di riproporre un tempo dell’oggi. In queste pagine brillanti Ivano Mugnaini riporta con chiarezza, ingenuità, e pura poesia, lo svagato vagabondaggio degli spazi liberi e luminosi , lontano dai castelli incantati, non schiavo della realtà quotidiana, partecipe di un orizzonte che si intravede, ma che non si riesce a toccare, voluttuoso negli imprevisti chiaroscuri, misterioso nei risvolti balenanti, stemperato nella naturalezza del “romanzo”. Una creatività che dalla meditazione balza febbrile alla volontà di conoscenza, troppo spesso delusa dagli avvenimenti aggregati con la incoerenza della fatalità. Se non si fanno i conti con il passato si toglie al tempo presente ogni dimensione di profondità. Ed il giovane autore – nel racconto del giovane Mauro, figlio illegittimo di uno strano addomesticato padre padrone – sbrindella, nell’esercizio costante del ricordo sfocato, il tentativo di abolire la propria condizione storica. Senza tregua il fondo della memoria si affida alla solitudine esistenziale : uno scandaglio psicologico che rende le pagine oltremodo succulente, fra l’insignificante scivolo lasciato dalle impronte di una “cattiveria” e lo scavo disincantato di chi ri/conosce una paternità negata, per accettare una realtà priva di macigni. Parole forti che rimandano alla recrudescenza di un odio volutamente celato, accumulato nel tempo, ma inteso come convivenza e necessità della vicenda umana. Da sottolineare la suggestione poetica che Mugnaini riesce a trasmettere in questo suo lavoro: un sincero idealismo che contrasta l’incoercibile affronto delle angustie, un ben equilibrato romanticismo che si dipana nel positivismo della scrittura , ardita e fulminante, ove la dilagante amarezza si scontra con la più sana ironia della speranza. 30
settembre 2001
Indice della sezione Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare: Otto Anders |