|
||
Enzo Rega, Berlino e dintorni (arte cultura e vita nel Novecento) Edizioni Il Grappolo, Salerno, 2001, pagg. 135, Lire 20000 Il
composito e organico saggio di Enzo Rega, Berlino e dintorni, raccoglie
una serie di scritti che l’autore ha realizzato tra il 1992 e il 2001.
Nel percorrere l’itinerario che ci viene presentato, molte tematiche di
diverso genere vengono affrontate criticamente e il lettore del Terzo Millennio
può aggiungere alle sue conoscenze e considerazioni sul cosiddetto
Secolo breve, un insieme di informazioni stimolanti, utili per capire la
sua provenienza in quanto essere umano, in un dato momento storico, provenienza
che è poi storia di tutti e che serve a far capire anche, da dove
si è giunti al momento e alla situazione attuale (in particolare
dell’Occidente), a quello che comunemente, viene definito postmoderno. Il
testo, nelle sue parti, è caratterizzato da una notevole unità,
e in un gioco di rimandi, si intrecciano politica, sociologia, filosofia
e arte, e vengono espresse idee e concetti, essenzialmente attraverso l’analisi
di testi di autori che, nei vari settori suddetti, hanno lasciato un retaggio
insostituibile per ripensare il ‘900, con le sue contraddizioni, la sua
grandezza e le sue svolte epocali. Caratteristica essenziale e fortemente
connotativa dell’approccio di Rega alle complesse tematiche da lui affrontate
è, innanzitutto, la chiarezza espositiva, la capacità di
rendere scorrevoli le pagine che ci presenta, attraverso un linguaggio,
d’altro canto preciso e puntuale, per cui il testo può essere affrontato
anche da un pubblico vasto, restando, ovviamente, un’opera che non ha nulla
di divulgativo; al contrario, la ricerca di Rega si muove in campi che,
in ogni caso, sono stimolanti per riflessioni originali e innovative.
Il testo è articolato in quattro sezioni: Di fronte all’Urss, Germania
e domani, Italia e altro, e Oggi, l’Europa. Si pone facilmente il quesito,
dal quale poi si evince la chiave interpretativa del testo: perché
Berlino e dintorni? A questo quesito risponde lo stesso autore nell’introduzione
dicendo che non si tratta di un’estrapolazione da un titolo interno al
volume o, meglio la sineddoche, la parte per il tutto; questo titolo non
ha solo un valore formale, relativo alla struttura del libro ma tematico
relativo al suo contenuto: quel Muro che, dagli anni della guerra fredda,
fino al 1989 quando è stato abbattuto ha, insomma, più di
un valore simbolico e rappresenta appunto con la sua “caduta”, lo schiudersi
di una nuova era, quella appunto che stiamo vivendo adesso nel terzo Millennio
(è ovvio che i recentissimi tragici eventi americani non potevano
essere messi in conto perché il libro è uscito prima). Parlare
di Berlino nel Novecento, in merito alla cultura, significa porsi immediatamente
il problema del suo rapporto con la vita, intendendo e comprendendo, per
vita, immediatamente, anche politica e società; non era possibile,
nel dopoguerra, a partire da quando fu edificato, non confrontarsi con
il Muro e con quanto esso significava. A questo proposito, risultano particolarmente
pregnanti e significative, le stesse parole di Rega che, attraverso le
sue sensazioni, rievoca il suo ritrovarsi nel 1984, anno della sua laurea
in filosofia, a passeggiare, a Berlino appunto, lungo le strade adiacenti
al Muro, che, paradossalmente, era poco più alto di un uomo, nonostante
il suo fortissimo valore politico ed emblematico di un’epoca. In un certo
senso, si può osservare che quella divisione era un confine obbligato
tra due mondi non solo politici ed economici, di due città che erano
una città sola, o di due stili di vita o sistemi, quello capitalistico
dell’Ovest e quello comunista dell’Est, ma piuttosto creava una chiusura
di comunicazione culturale era un segno di una civiltà che, ancora
nella fase postbellica, non aveva raggiunto una omogenea possibilità
di libertà, non solo a causa del sistema sovietico che, in ogni
caso, era divenuto più che mai un sistema totalitario e repressivo.
Quello che caratterizza adesso, grazie ai non pochi aspetti positivi della
globalizzazione e della configurazione del pianeta, vissuto come villaggio
globale, pare essere proprio la possibilità di una grande coesione
del mondo, attraverso tutti i livelli, anche se ci sono moltissimi e gravi
problemi da superare, ma, comunque, ostacoli di un genere completamente
diverso da quelli presenti durante gli anni del Muro, quando, come dice
Rega, sembrava che si era ancora durante una guerra, sostando vicino al
Muro, quando si vedeva la linea di demarcazione tra Berlino Est e Berlino
Ovest. Del resto in un saggio intitolato “Da Ovest e da Est contro la riunificazione
tedesca: Gunter Grass ed Heiner Muller, emerge anche un altro aspetto che
riguardò quegli anni e cioè la sensazione del pericolo, sottolineato
da Grass e da tanti altri teorici ed intellettuali, di una nuova unificazione
tedesca: si temeva, infatti, cosa che non si è verificata, che la
nuova Germania unita, causa in precedenza delle due guerre mondiali, potesse,
in qualche modo, con un nuovo Reich, il quarto, avere mire espansionistiche
nei confronti dei paesi vicini. Quello che auspicava Grass era l’ideale
di una nazione culturale, secondo la formula due stati una nazione, così
da fare in modo che, da entrambe le parti, si sarebbe potuta attuare una
politica a favore del terzo mondo e dell’ambiente. Muller, che al contrario
di Grass, tedesco occidentale, era un cittadino della Germania orientale,
condividendo l’opinione di Grass, affermava che, una volta caduto il Muro,
non si aveva bisogno di unità, ma della definizione delle differenze,
non di disciplina, ma di apertura al movimento delle contraddizioni, e
non solo in Germania. Itinerario che nel testo si snoda attraverso la trattazione
di autori del ‘900 che, attraverso i loro scritti, ci illuminano sul loro
tempo, da Benjamin ad Handke, da De Martino a Pavese, percorso che alimenta
e fa rivivere, la nostra imprescindibile memoria. 9
ottobre 2001
Indice della sezione Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare: Otto Anders |