Lorenzo
Gattoni, La frattura del sorriso
Ed. Escogita,
2001, pagg. 106, L. 22.000
“Coltiva
le rose
mentre
dormo
e il sogno
è un sogno
siamo un
solo silenzio
senza parole
né tempo
corpi rinchiusi
nella difesa
d’uno spazio
la tua
voce è un gatto
la mia
una poesia
il mondo
ridotto a dolore.”
I tratti
sono espressi in questi pochi righi nella pienezza del ritmo e nella sorpresa
della fiaba, quasi che il giovane autore volesse permettersi di raccontare,
fra il dormiveglia ed il colore di un velo, tutto ciò che l’abbandono
finge di credere.
Assaporati,
credo, con sottile consapevolezza, tutti gli aromi di una variegata musicalità
è facile scambiare con lucidità l’intangibile chiarezza del
miraggio e trasportare sulla pagina l’immobile immensità dell’assurdo
o la multiforme agilità delle immagini.
Gattoni
ci offre - si scrive nella prefazione – “tanti piccoli poemi che indicano
direzioni contrastanti, alludono e smentiscono, dichiarano e negano, elencano
e cancellano. A un troppo pieno di sostantivi fa equilibrio l’indeterminatezza
delle azioni indicate dai verbi, mentre il soffio dell’ironia alita sul
fuoco delle passioni”.
“dimmi
il nome
delle foglie
mosse dal vento
dammi il
pianto
sul piccolo
ponte
di quella
estate
stabile
col dito
traccio traiettorie
di nuvole
chiare e di soli
sulla superficie
mobile dello specchio
il cui
riflesso è un punto”.
La potenza
della poesia è colpire il macigno della realtà per sollevarlo
nella irrealtà, escludendo le ombre della malinconia e proponendo
una inquieta, cangiante misteriosa partecipazione delle “immagini”.
Indice
generale
Immagine:
Antonio
Belém,
Phorbéa,
Napoli 1997
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informazioni, si prega contattare:
Otto
Anders |