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Hesperos, Annuario di poesia e letteratura n.2, 2001 A cura di Silvio Aman Il
presente numero dell’Annuario Hesperos, pubblicato dalle Edizioni La Vita
Felice di Milano, è interamente dedicato alla letteratura svizzera
contemporanea; una trattazione completa di tale letteratura si presenta
come oggetto elusivo, difficile da definire e sostanziare nella sua identità
variegata e composita, nonchénotevolmente
estesa, attraverso le voci dalle quali è praticata che sono numerose
e differenti. Gli stessi curatori della presente opera, mettono l’accento,
che nonostante la sua mole e l’indubbia attenzione che essa ha richiesto
nella sua realizzazione, essa non è altro che un tentativo, diremo
assai fruttuoso, di avvicinamento al panorama composito e variegato di
tale costellazione. In
realtà, l’annuario si presenta come uno fra i vari tentativi di
delineare la fisionomia di questa letteratura, pur dando per scontate,
nell’approccio interpretativo e fondante di tale opera, l’impossibilità
di giungere, tramite i criteri usati, ad una definizione esaustiva e completa
di tale materia. L’Annuario è ripartito, essenzialmente in tre parti:
poesia, prosa e saggistica, e già in questa tripartizione, iniziamo
a scorgere la traccia di quelle che sono le difficoltà di cui sopra
si diceva: ciò è dovuto al fatto della non omogeneità
nelle varie sezioni, in particolare in quelle dedicate a poesia e prosa,
che si suddividono a loro volta nelle varie realtà in cui si può
suddividere la realtà svizzera contemporanea e che si riferiscono
alle coordinate politiche e geografiche alle quali si riferiscono. Avremo
cosi nella sezione “poesia”, la divisione tra poesia della svizzera tedesca,
francese e italiana e lo stesso vale per la sezione prosa, mentre nella
sezione saggistica, nei vari contributi, si cercheranno chiavi interpretative
per definire le varie realtà che qui vengono affrontate, in un gioco
di rimandi e di ricerche, di relazioni nel variegato tessuto, che qui cerca
articolazioni utili ed esplicative. Come si afferma nella premessa, si
è cercato di favorire l’inedito, o testi non ancora tradotti in
Italia, e di accostare autori di generazioni diverse, come in una catena
mai interrotta di esperienze di lingua e di vita, a conferma di quell’atteggiamento
di transito e viandanza, che costituisce la prerogativa di questo
testo. Come
afferma Fabio Pusterla nel saggio introduttivo intitolato La situazione
culturale svizzera, è doveroso affermare che, innanzitutto,
il definire una realtà letteraria, come per esempio fece Contini
con quella italiana nel 1945, non è cosa semplice. Nel caso della
Svizzera ciò è ancora più difficile perché
non esiste una realtà d’assieme. Un
punto nodale, dal quale non è possibile trascendere, è quello
sulla situazione del singolo autore, poeta o prosatore che sia, nel suo
rapportarsi con la realtà culturale svizzera e quella relativa al
Paese della lingua originaria che lui stesso adopera nella scrittura; a
questo proposito, è interessante la riflessione di Kurt Guggenheim
che si chiede, se, per esempio, la Svizzera, per un autore di lingua tedesca,
sia una patria o un domicilio, se egli può trovare un’identità
culturale, legata alla memoria storica del luogo in cui vive o se, invece,
egli dipende culturalmente
solo dalla nazione tedesca e dalla sua lingua e cultura (ed è ovvio
che, in ogni caso, questo può valere anche per lo scrittore svizzero
di lingua francese o italiana). Naturalmente
a questa domanda, ogni scrittore risponderà diversamente in termini
personali e legati alle contingenze storiche ed è facile capire
che una forma d’identità più accentuata è stata quella
che ha potuto influenzare la letteratura svizzera nel primo cinquantennio
del secolo, soprattutto durante la seconda guerra mondiale, durante il
fascismo e il nazismo, quando i volti dei paesi di riferimento, per la
gente elvetica, vivevano situazioni profondamente diverse rispetto alla
realtà quadripartita della Svizzera. E’
doveroso ricordare, che, oltre alle tre realtà suddette, in Svizzera
esiste anche la letteratura retoromancia che non lascia spazio a nessun
dubbio critico, dal momento che il romancio , se si escludono alcune realtà
italiane sull’altro versante delle Alpi, non è parlato né
scritto in nessun altro luogo: ma di questa realtà culturale in
questa sede non ci si occupa. Non
potendo entrare nel merito, in questa sede, di ogni singolo contributo
dei numerosi autori che sono stati antologizzati, si può citare
il racconto intitolato La
chiave della lavanderia
di Hugo Loetscher, narratore in lingua tedesca . Qui ombre kafkiane e un
forte senso d’inquietudine, si dipanano per un fatto banalissimo e quotidiano
al massimo, quale può essere l’uso di un oggetto in comune in un
condominio. L’incipit del testo di Loetscher non lascia dubbi sul senso
dei rapporti morbosi che esiste tra gli abitatori di questa piccola comunità:- La
chiave della lavanderia, in questo Paese, non è semplicemente un
oggetto di uso comune, che apre una stanza detta “lavanderia”…. E
proseguendo nella lettura del racconto, leggendo delle situazioni ambigue
in cui si troverà l’io narrante protagonista a causa della chiave,
ci si renderà conto dell’insistere nella narrazione sul dato della
difficoltà del rapporto tra i membri di una singola comunità,
che, forse, in un luogo un po’ straniante, appunto perché dall’identità
indefinita come la Svizzera, può essere più forte e, comunque,
emblematico della condizione umana contemporanea. 3
dicembre 2001
Indice della sezione Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare: Otto Anders |