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Angelo Rendo, Fenditure ( in Atelier N° 23 – settembre 2001) Proporre con estrema cautela e con oculata selezione alcuni giovani fra i più preparati delle ultime generazioni è uno dei peculiari orientamenti della rivista Atelier, che, nel numero 23 di settembre ultimo, presenta Angelo Rendo per una breve selezione di componimenti, tutti orientati verso il rapporto padre (genitori) figlio. Poeta che possiamo già considerare avviato verso una scelta di scrittura matura e determinante, per la quale il rischio della discussione , la vivacità del tono, l’identificazione dell’implicito, con apertura del dire il non dicibile a volte con evidente realismo di sofferenza, si esplicita in versi che non ammettono limiti di indagine. “T’ho visto nell’atto schianto vivo sperma peli e seme in amore. e tu acqua…sibilo polmone attento al dunque!…” La coerenza diventa personaggio nel definire la condizione spia che si rivolge verso l’assoluto, ma nel contempo cerca di interrompere quel sottile filo di amore che unisce la giovinezza all’azzardo del conflitto. Ed in questo conflitto la tensione genera gli arnesi che garantiscano la testimonianza di sentimenti persuasivi, il respiro ed il pudore della fantasia, la testimonianza di un umore preda della corporeità. “Cosa vuoi che ti dica? Baciami al costato: ascolta i battiti, vivrà un bimbo nostro figlio (noi non sapremo) soddisfiamo il pudore e sarà nerboruto.” Odio-amore non coinvolge il conflitto esistenziale del giovane Rendo, ma si rappresenta in una tensione che, allontanandosi dal dramma, evoca i momenti in cui il ritegno osa metafore per rappresentare il quotidiano. “Eppure nonostante riguardo al parto (fremevano campanule) intrallazzammo frodi e liti nel campo verde nel cambio di parti partorimmo mostri simili ad agnelli…” L’incapacità di stupirsi è soltanto intreccio a disciogliersi dai lunghi pensieri, che la “pagina” , penetrante e sfumata, conduce verso i limiti della rassegnazione o verso la revisione poetica delle sue stesse immagini. L’identificazione è febbre senza senso, o premonizione, o presagio, entro la quale il tema autobiografico libera il registro della memoria e della inquietudine.
Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare: Otto Anders |