Vico Acitillo 124
Poetry Wave
 

Recensioni e note critiche
Angelo Rendo, Fenditure
di Antonio Spagnuolo


Angelo Rendo, Fenditure ( in Atelier N° 23 – settembre 2001) 
 
Proporre con estrema cautela e con oculata selezione alcuni giovani fra i più preparati delle ultime generazioni è uno dei peculiari orientamenti della rivista Atelier, che, nel numero 23 di settembre ultimo, presenta Angelo Rendo per una breve selezione di componimenti, tutti orientati verso il rapporto padre (genitori) figlio.
Poeta che possiamo già considerare avviato verso una scelta di scrittura matura e determinante, per la quale il rischio della discussione , la vivacità del tono, l’identificazione dell’implicito, con apertura del dire il non dicibile a volte con evidente realismo di sofferenza, si esplicita in versi che non ammettono limiti di indagine.
“T’ho visto nell’atto
schianto vivo sperma
peli e seme in amore.
e tu acqua…sibilo
polmone attento al
dunque!…”
La coerenza diventa personaggio nel definire la condizione spia che si rivolge verso l’assoluto, ma  nel contempo cerca di interrompere quel sottile filo di amore che unisce la giovinezza all’azzardo del conflitto.
Ed in questo conflitto la tensione genera gli arnesi che garantiscano la testimonianza di sentimenti persuasivi, il respiro ed il pudore della fantasia, la testimonianza di un umore preda della corporeità.
“Cosa vuoi che ti dica?
Baciami al costato:
ascolta i battiti,
vivrà un bimbo
nostro figlio
(noi non sapremo)
soddisfiamo il pudore
e sarà nerboruto.”
Odio-amore non coinvolge il conflitto esistenziale del giovane Rendo, ma si rappresenta in una tensione che,  allontanandosi  dal dramma, evoca i momenti in cui il ritegno osa metafore per rappresentare il quotidiano.
“Eppure nonostante riguardo al parto
(fremevano campanule)
intrallazzammo
frodi e liti
nel campo verde nel
cambio di parti
partorimmo
mostri simili ad agnelli…”
L’incapacità di stupirsi è soltanto intreccio a disciogliersi dai lunghi pensieri, che la “pagina” , penetrante e sfumata, conduce verso i limiti della rassegnazione o verso la revisione poetica delle sue stesse immagini.
L’identificazione è febbre senza senso, o premonizione, o presagio, entro la quale il tema autobiografico libera il registro della memoria e della inquietudine.


29 dicembre 2001

Indice generale
Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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Otto Anders