Vico Acitillo 124
Poetry Wave
 

Recensioni e note critiche
Franco Cavallo, Nuvole e angoscia
di Raffaele Piazza


Franco Cavallo, Nuvole e angoscia
Edizioni Orizzonti Meridionali, Cosenza 2001, pagg. 76, Euro 7,75
 

Già dal titolo della presente raccolta, Franco Cavallo, che ha alle spalle una lunga carriera di poeta e operatore culturale, lascia trapelare il tono dominante di questo suo libro: una forte tensione verso un tentativo di distacco dal reale, reale che però, attraverso le moltissime stimolazioni che inevitabilmente dà, sia per quanto riguarda la vita privata, sia per quello che succede nel mondo, non può essere eluso e, giungendo inevitabilmente, alla soggettività dell’uomo-poeta, trova la sua esemplificazione in poesia; nuvole e angoscia, quindi, coinvolgono il vissuto del poeta che, dalla sua torre di vedetta, lancia il suo messaggio in versi.

D’altra parte, Cavallo, e questa sicuramente è una sua grandissima qualità, non cade mai nel pessimismo assoluto, cosmico, anzi i suoi versi, in questo composito e ben dosato libro, hanno sempre un versante che in qualche modo presenta una certa quota di luminosità, di positività verso l’esistere, verso la sua esperienza soggettiva che ci comunica e, il lievito di questa sua riuscita redenzione esistenziale nella sua scrittura, è un’ironia che si trova stabilmente nei componimenti, la capacità di cogliere il lato buono possibile, del tragitto umano.

Scrive così Franco Cavallo in un componimento della sezione intitolata Suburbio:-“Io porto l’ossessione/ nella fucina/ del malessere./Lui soffia e arroventa/, / il malessere,/ fabbro degli stati d’animo,/ e la scuote/ come un sambuco./ Lei soffre/ che non vi so…/ dire./ Il porto/ sprofonda in una luce/ sghemba,/ una luce mestruale, di ripiegamento/ totale./ La città/ la città ha frasi/ quasi inesplicabili/ per i suoi rioni/ e per i suoi crocevia./ Il melone canta,/ semi e sostanza./ Io piango/ che no vi so/ raccontare…/ Il vento/ brancola/ tra gli avamposti/ delle periferie deserte/. Così il poeta si proietta nella condizione comune di tutti quelli che abitano nella periferia, in questo deserto urbano, fatto di solitudine e ansia per il ritrovamento di una condizione accettabile.

Eppure esiste una zona misteriosa, impraticabile, un luogo poetico che anche il poeta è conscio di non poter sondare, quello del non detto, quando dice:…/-“Io piango/ che non vi so/ raccontare…/.”: pare un non senso che proprio un poeta non sappia, o non possa raccontare, ma, proprio con questa personale constatazione esibita, Cavallo lascia al lettore la possibilità di immaginare, di andare oltre, con la chiarezza di un ipersegno, che sta al lettore disvelare; e qui siamo ad un altro tema centrale di questa raccolta, quello del silenzio e dell’afasia, che, del resto, sono il punto di partenza per ogni esperienza di creazione estetica, appunto poetica e anche musicale, se è vero che l’arte si evoca dallo stato di quiete: quindi nei versi eleganti di solito brevi e ritmati in distici o libere terzine, in modo fluido e icastico, Cavallo colloca la sua voce, la parola che si articola in sintagmi, tra detto e non detto, quasi in una feritoia cruciale, dalla quale si allarga e si dispiega il senso. Del resto il poeta è perfettamente conscio di questo procedimento: leggiamo infatti, per esemplificare, la poesia Il pane azzurro de silenzio, che pare avere un carattere anche programmatico, per quanto riguarda la poetica dell’autore:- /Il parlare e il tacere/ producono un unico evento.// Mutatis mutandis,/ si propone un compendio. //Chi parla tace nel senso/ che-oggi nessuno l’ascolta.// Mentre che tace può parlare// mettendo in moto coorti// intere di parole// non dette ma udite parimenti// Parole pervasive e leggere.// Frumento azzurro e lieve// per un pane da mangiare/ solo quando si ha// veramente// fame//. Notevoli anche le poesie che, estraniandosi dalla soggettività dell’autore e dal tema dell’afasia o della parola che riflette su se stessa, pur mantenendo lo stesso registro espressivo e le stesse intenzioni, esplorano altre tematiche della fantasia creativa dell’autore: così leggiamo in un componimento tratto Da Frammenti dell’horror vacui: // Lo sapevate/ che il piccolo Mozart/ aveva orrore/ per le trombette?/ che un semplice squillo di tromba/ era per il fragile/ Volfangel/ come una rivoltella carica/ premuta sul cuore?// per questo egli ha scelto/ l’acuta sinuosità/ dei violini,/ delle viole/ e dei violoncelli/ la pacata/ solitudine erbosa/ degli oboi/ e dei corni/ e il pensiero canneggiante/ dei clarinetti.//: anche da questo testo si legge l’appassionata ricerca di Cavallo sui criteri della comunicazione, comunicazione in questo caso musicale: per ognuno, sembra dire Cavallo, esistono dei canali di recezione più rassicuranti, come per il piccolo Mozart il suono degli strumenti ad arco. In ogni caso la cosa più difficile è superare il pur sicuro e protettivo silenzio.


29 gennaio 2002

Indice generale
Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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Otto Anders