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Jack Hirschman, Soglia infinita Multimedia edizioni, Salerno 1993, pagg. 182, € 10,22 (lire 20000)
Jack
Hirschman, poeta nato a New York City nel 1933, considerato il più
autorevole poeta politico americano vivente, comunista e antiglobal, con
la sua opera poetica e con il suo impegno civile, che si connettono tra
loro inscindibilmente, nelle sue tematiche ha sempre cercato di mostrare
i lati più umani della sua città, i bassifondi, i
luoghi dei reietti e degli emarginati, delle minoranze etniche, realtà
che, rispetto alla pubblicazione di questa Soglia infinita, si può,
dopo i tragici eventi dell’undici settembre, immaginare notevolmente e
tragicamente mutata. Lo stile, la cadenza di Hirschman, l’andamento del
suo versificare, è di tono decisamente narrativo con accensioni
e una forte evocatività, dove il paesaggio urbano è lo scenario
fondamentale dell’apparire dei vari personaggi, dei quali si viene
a dire. Leggiamo in Il fondamento: C’era un ragazzo della mia età
di nome Tommy Ricchio/ veniva a un isolato da me nel Bronx. Non so,/ dovevo
avere cinque o sei anni, sette al massimo, /era estate avevo i pantaloncini
e ancora/ sento il fresco e il caldo afoso sulle gambe,/ e da Tommy Ricchio,
come se venisse diretta/ a me dal suo cuore, venne una luce purissima./
Accadde su una collina di fronte a casa sua dove un gruppo di noi ragazzi
se ne stava a giocare…
Si
può affermare che “Endless Tereschold” è la poesia
della gente. Non il tipo di letteratura che è espressione individuale,
brillante introversione o esibizione di un grido, è una poesia che
fa della sofferenza e della resistenza di molti, la credibile essenza della
vita negli Stati Uniti oggi. Hirschman esplora l’amore, la vita nelle strade,
la fame, l’essere senza tetto e la censura, con uno stile lirico diretto.
Attivista profondamente impegnato, Hirscmann scrive una poesia che è
imperturbabilmente politica, accesa di passione e houmor. Ricorrente il
dato dei problemi sociali degli strati più degradati della città:
leggiamo in Una donna dà da mangiare a una mano affamata: la
legge lo chiama contrabbando./ quella legge deve cadere, deve perdere
i denti,/ deve rovinare lungo le strade desolate/ e venire a fare la fila
dove la minestra benedetta/ è portata di nascosto tra le labbra,/
e conoscere la sovversione per ciò che veramente è/ e come
questa terra dalle legge cruda è morta senza di lei.
Quindi
si mescolano temi quotidiani sociali, in una visione vagamente lirica nell’andamento
prosastico di questa rappresentazione della realtà urbana americana
vissuta nei suoi elementi più realistici. “Quello che questo
poeta ci offre, oltre all’ideologia, è la semplice verità
che già conosciamo e riconosciamo immediatamente, dobbiamo smettete
di odiarci l’un l’altro, di ucciderci, violentarci e cominciare ad amarci”,
è stato scritto su Poet News. Un messaggio di pace, dunque,
quello di Hirschman, di redenzione per dei ceti subalterni che vivono a
contatto con la struttura della vita, le strade, la fame, la sofferenza
e l’abbrutimento:/ Lei stava appoggiata/ al muro vicino/ all’ hotel
Tevere con in mano/ un bicchiere di plastica/ quando iniziò a piovere../
Ho cercato una moneta, le sono/ andato vicino/ e l’ ho fatta cedere nel
bicchiere ./ Cadde sul fondo/ di un’aranciata// sono arrossito, ho guardato/
i suoi occhi devastati e la pelle/ e i capelli diventati prematuramente/
grigi, e le ho detto che/ mi dispiaceva che aveva pensato// avesse
bisogno di soldi/ “Ne ho bisogno rispose/ e sorrise/ solo bevendo qualcosa//
E restammo così a ridere assieme/ mentre guardavamo le gocce di
pioggia cadere/ sul lago d’arancia/ sopra la moneta che affondava.
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