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Poetry Wave
 

Recensioni e note critiche
I modi del silenzio
di Gianna Sarra e Mario Stara


Contro “l’assordante clamore contemporaneo”, in favore di una “nuova grammatica del silenzio”, si è svolto l’applaudito interbento di Luigi Lombardi Satriani, nell’ambito del convegno “Scienza e Coscienza tra parola e silenzio” tenutosi a Montecompatri, nei giorni dal 2 al 4 maggio 2002, organizzato dal Centro per la Filosofia Italiana e dal Comune di Montecompatri con il patrocinio dell’Università di Tor Vergata, della Regione Lazio e della Provincia di Roma.

Rifacendosi a un testo di Danilo Dolci, “Non esiste il silenzio”, Satriani ha ricordato i molteplici modi in cui si può tacere: dai silenzi dell’amore a quelli dei mafiosi, dal muto compatire all’introversa malinconia, fino alle reticenze dei politici coperte da fuorvianti verbosità. Il suo suggerimento è quello di “sviluppare un’adeguata metodologia di ascolto” e decodificare i linguaggi secondo “una nuova, precisa grammatica” che intuisca il peso di parola e silenzio, “magari in silenzio”…

Altri apprezzati interventi sono stati pure quelli di Massimo Cacciari (“Pensiero e Scienza, oggi”); Carlo Sini (“La parola prima del silenzio”); Aldo Masullo (“La prova del silenzio”). Interessante la distinzione che Cacciari ha posto fra il “sapere artigiano” e il “sapere dell’artista”, sottolineando che quest’ultimo è “la consapevolezza dell’Essenza divina di essere divenuta uomo”; coerentemente al tema del suo discorso, il filosofo ha avanzato l’ipotesi che oggi, nel progetto tecnico-scientifico, la più autentica parola debba essere il “silenzio”.

Carlo Sini ha ricordato la domanda che il mondo intero si pone, e cioè quale senso abbia il silenzio di Dio in particolare, tremende occasioni: Egli non parla, si chiede il filosofo, o piuttosto ha smesso di parlare?

Vero entusiasmo ha suscitato la raffinata e chiarissima conversazione di Aldo Masullo che, partendo dal trauma della nascita (come rottura della primitiva, e unica possibile simbiosi, quella con la madre) giunge a privilegiare, nella nostra “cultura frammentaria”, il senso del dialogo “con il quale io posso riconoscere me stesso attraverso la conoscenza dell’altro”; nemmeno l’erotismo è capace di instaurare un reale possesso degli amanti fra loro, se non passando per quel tipo di conoscenza profonda incui parola e silenzio diventano complementari.

In un contesto globale in cui regna un eccesso di comunicazioni non significative, questi filosofi impazienti ci hanno aiutato, con il loro sorriso e i loro giusti sdegni, a rivalutare la magìa del silenzio contro lo sciame assurdo e dilagante del chiacchiericcio collettivo.
 

24 maggio 2002
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Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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