Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Intervista a Raffaele Piazza
di Monica Citarella



Il poeta si racconta nella magica atmosfera dell'acquario Dorhn
Non è semplicemente perché aveva l'hobby dell'acquario. E' per ragioni più essenziali che a Raffaele Piazza, Poeta scelto del Centro Internazionale Montale nonché collaboratore de "Il Mattino" e di importanti riviste letterarie, ha fatto piacere essere intervistato nella suggestiva cornice dell'Acquario Dorhn di Napoli...
La corteccia sensoriale di Piazza percepisce intensamente la spazialità e la sua diventa spesso poesia di luoghi. Luoghi visti dall'interno, imbevuti di presenze affettivamente significative, delimitati attraverso campi semantici sovente ribaditi e proprio per questo rassicuranti. Come se il ritorno di quei sintagmi corrispondesse al dispiegamento di altrettanti diaframmi che separano l'interno (che è la categoria psicologica dell'affetto e dunque del ricordo) dall'esterno. E l'interno è arredato con un gusto che sublima il quotidiano in un'intensa concentrazione emotiva, in un nitore di sentimenti che trasfigura una rarefatta immagine femminile e una accennata presenza infantile. Insomma una scrittura che è pura immersione in un amniotico lago di incanti dove, al pari dell'embrione che diventa feto, serenamente e spontaneamente si accresce il mistero della poesia-vita. Stando così le cose l'acquario, fatto di spazi precisamente strutturati, di creature immerse in un ambiente limpido che isola dall'esterno, ed essendo comunque luogo evocativo per Raffaele che qui ha trascorso gran tempo della sua fanciullezza, è l'ambiente concreto che per analogia meglio si presta a rappresentare le suggestioni della sua poesia. E infatti eccolo muoversi in questo spazio in penombra con la confidenza di chi è di casa.
Raffaele, quale può essere la chiave interpretativa del tuo ultimo libro Sul bordo della rosa?
"Potremmo dire che è la poetica del rinominare il mondo, che, pur collegandosi al motivo del superamento del quotidiano, investe la poesia anche dal punto di vista concettuale. La vita dell'uomo si ripete sempre uguale, ma il poeta non deve crogiolarsi in questo eterno ritorno, quanto piuttosto ritrovare un'essenza del mondo attraverso la poesia. E visto che le cose non possono parlare, diamo noi ad esse una nuova valenza linguistica chiamandole in un altro modo".
E' questa considerazione che ti ha ispirato la poesia "Nominare"?
"Sì. In quei versi (…se tu ti avvicini a me/ nella villa Floridiana per dirmi di un fiore rosa/ appena sbocciato molto raro/ di cui hai dimenticato/ il nome letto su una rivista./ Allora da questa dimenticanza gli ho dato/ poeticamente il nome tuo/ e sarebbe bello poter scordare anche il nome casa,/ magari collettivamente/ e ricostruirlo, ricrearlo,/ giocando alla nuova vita…) cerco di esprimere un profondo senso di rinnovamento attraverso l'uso della  parola. E' così, credo, che la poesia diventa palingenesi e magia. Sappiamo che il pensiero è più veloce della parola. Allora ricorriamo ad essa per recuperare una lentezza che non può che essere benefica in un mondo che potremmo definire con Perilli del tempo ansante".
Come mai una costante della tua poesia è il binomio erotismo-misticismo?
"Io credo che gli opposti si tocchino e che quindi anche erotismo e misticismo, essendo le due estremità di una catena, si compongano perfettamente. Io sono cattolico, ma apprezzo tutti i tipi di religione. E per esempio in alcune forme religiose orientali questa sintesi erotismo-misticismo è presente. Anche il Kamasutra del resto è una sorta di misticismo con le sue regole".
Quali sono i poeti italiani contemporanei che ti hanno influenzato di più?
"La mia prima opera, Vigilia, era imbevuta di una rarefazione ungarettiana. Durante l'adolescenza la lettura di Sotteso Blu di Camillo Pennati aprì nuovi spazi alla mia scrittura. Non solo perché il mio periodare, dopo quell'esperienza, divenne lunga e ininterrotta sequenza, più elaborata dal punto di vista semantico e sintattico e più potente sul piano della metafora; ma anche perché fui colpito dal tentativo di Pennati di collegarsi a una visione naturalistica in cui l'uomo si sentisse pienamente a suo agio in una avvenuta sintonia con la natura. Direi che fino a Sul bordo della rosa la mia poesia è stata lirica ed elegiaca come quella di Plinio Perilli, mio carissimo amico. Oggi mi piace anche Milo De Angelis che sente molto il peso urbano della sua Milano. Lo ammiro per la forza icastica del verso che nel libro Millimetri si traduce in una certa crudezza, in tematiche dure e scottanti, indice di una sofferenza intima, anche fisica".
Sul bordo della rosa insieme a Luoghi visibili , con cui tra l'altro sei arrivato finalista al Premio Lerici nel 1994, e a La sete della favola, fa parte di una trilogia edita da Amadeus con la quale si può dire che si sia concluso un ciclo?
"In effetti credo stia avvenendo una trasformazione nella mia poesia, in parte filtrata dalle lettura di De Angelis. Sto già lavorando a testi diversamente strutturati, con uno sviluppo più narrativo e disteso, meno segnato da quell'accumulo barocco di dati sensoriali che finora ha contraddistinto la mia produzione. Anche il linguaggio va in questa direzione perché è meno fluviale, sempre più rarefatto. Cerco di incastonare meglio ogni parola nel discorso e quindi ogni parola diventa più pesante nel senso della precisione (e qui ci colleghiamo alle lezione americani di Italo Calvino), ma contemporaneamente cerco di conferirle una leggerezza tale che si comunichi al lettore con la freschezza di un arabesco liberty".
Visto che siamo all'acquario, questa domanda è d'obbligo: che pesce vorresti essere?
" Un pesce delle barriere coralline, il Balistoides Conspicillum, che dovrebbe essere il più intelligente perché prende il cibo dalle mani e si affeziona come un cagnolino"- conclude sorridendo Raffaele Piazza.
 

Monica Citarella, da Metropolis


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Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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