Vico Acitillo 124
Poetry Wave
 

Recensioni e note critiche
Ersilia Gioia: La pepita d'oro
di Raffaele Piazza


Ersilia Gioia, La pepita d’oro
Fermenti, Roma 2001, pagg. 64, € 7,746
 

Giocata sul versante tra onirico e reale, questa felice prova narrativa di Ersilia Gioia, venata icasticamente da toni new-age, accattivanti come sempre, rivela la personalità di un’autrice, dotata di levità e grazia, e, nello stesso tempo, da una forte coscienza letteraria, che crea, per il lettore, uno stato di sospensione e di piacevole immersione nel reale. Qui c’è il tema eterno della ricerca della verità, dell’essenza, dell’etimo delle cose. Come afferma Stefano Giovanardi nell’introduzione-“E’ davvero una doppia favola questo racconto di Ersilia Gioia; per una buona metà siamo trasportati nel mondo della tradizione fiabesca, con un sultano che incarica l’uomo più potente del suo regno di andare a cercare “il segreto della verità” e con le peregrinazioni di un sapiente a fiore luna e stelle. Poi però ci viene comunicato che tutto questo è un sogno di un professore, che s’insinua nella sua vita reale mettendo in crisi un castello di certezze. 

Ci si rende conto che, dai toni accattivanti della narrativa per ragazzi, c’è un sottile passaggio alla narrativa tout-court, con un gioco di specchi decisamente allegorico che costringe a riconsiderare le singole parti, in una visione unitaria

Il titolo “La pepita d’oro” evoca immagini della febbre dell’oroottocentesca, quando in America, un movimento collettivo, che è rimasto alla storia, portò molti cacciatori d’oro a vivere un sogno di ricchezza e felicità che per molti si realizzò.

Ovviamente qui il dato economico non è presente, ma si tratta di una ricerca interiore per raggiungere stabilità e piena possibilità di raggiungere un rapporto armonico con se stessi e la natura.

Ci troviamo su un piano del tutto allegorico. E non c’è dubbio che in questo tragitto, ci sia una inevitabile sconfessione della ragione.

All’inizio del libro l’autrice ha posto come citazione un brano tratto da un papiro del terzo secolo d.C.:-“ Solleva una pietra e là troverai me:/ spacca un ceppo e là io sono/ colui che cerca non smetta finchè non avrà trovato/ e quando avrà trovato sarà stupito.

Il tema della ricerca è dunque essenziale e, a volte, per l’essere umano può essere utile proprio il medium della letteratura, della parola, della scrittura su supporto cartaceo o on-line, per giungere ad una piena consapevolezza di sé.

La liberazione della fantasia, il gioco disinteressato dell’invenzione creatrice, corrispondono in fondo a quella simbiosi tra sentimento e natura.

La felicità espressiva che ne consegue è a portata di mano del fruitore di questa prima prova di Ersilia Gioia, da conquistare per strenua intuizione del sublime.

Stentò a prendere contatto con la realtà. Quello che aveva ascoltato era ancora nei suoi orecchi, il tocco che aveva percepito sulla mano era ancora vivo, estrapoliamo in una delle parti del testo”. Questo per farci capire che siamo ancora ad un livello strutturale.

Corredato da bellissime foto in bianco e nero, evocative di atmosfere particolari e molto belle, il testo offre squarci luminosi: leggiamo ad esempio:-“ Il professore si prese una vacanza. Il lungo sogno che, a brevi intervalli, gli aveva fatto compagnia, aveva lasciato dentro di lui una stanchezza insolita, fuori stagione2. Declinò tutti i suoi impegni, e programmò per sé lunghe ore di tranquillità nel corso della sua giornata. Poiché, d’un tratto, la vita intensa di lavoro e la routine pure gratificante della sua realtà intellettuale avevano assunto la fisionomia fuorviante di sentieri morti. Non portavano a nulla.

Così, quella mattina, aprì le vetrate della sua casa, e lasciò che l’aria entrasse ad invaderla col profumo delle rose e dei gelsomini, che fiorivano nel giardino. Il lago sul quale affacciava la finestra aveva riflessi dorati che apparivano e scomparivano sulla superficie tremolante dell’acqua. E la luce che sovrastava tutto, diveniva per lui calore e vita, facendo vibrare tutto il suo essere.

Un’affabulazione affascinante, quindi, quella che qui si presenta: leggiamo, infatti: l’ultima pagina del testo:- “Come vedi, figliolo, non è facile la tua domanda,-“Cos’è più importante di tutto al mondo?” Perché l’esperienza sgorga spontanea dall’esperienza di ogni uomo. E, finchè questi pensa, gioisce e soffre, da qualunque altro quanto la vita gli elargisce. Infatti la fine del monte che hai raggiunto da solo, è un traguardo più prezioso di ogni suggerimento a consiglio”. Aspetta e lascia che il tuo albero cresca, irrorato dalla linfa della conoscenza… E dato che sei unico e irripetibile, questa piccola storia l’ ho raccontata per te, solo per te.
 
 

5 giugno 2002
Indice generale
Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


Per informazioni, si prega contattare la direzione