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Recensioni e note critiche
Angrisani S., Marone F., Tuozzi C: Cinema e cultura delle differenze
di Raffaele Piazza


Angrisani S., Marone F., Tuozzi C.
Cinema e cultura delle differenze. Itinerari di formazione
ETS, Pisa, 2001, pp. 298, € 18,00

Perché parlare di cinema in un volume di riflessioni pedagogiche? In quale relazione sono fra loro il cinema e la formazione? Quali implicazioni educative è possibile cogliere in tale rapporto? Il discorso delle autrici, dunque, si apre, a partire dalla valorizzazione del cinema come medium, alla proposta di realizzare pratiche educative improntate ad un modello di “pedagogia relazionale”, cioè critica, dinamica, plurale, attenta al cambiamento, che pone al centro della sua riflessione teorica, epistemologica e metodologica i problemi dell’uomo così come hanno luogo e si sviluppano nei vari contesti di vita. In tal senso il tema affrontato è quello dell’ “educazione alle differenze”, nella consapevolezza della sua manifestazione quale emergenza educativa nella società contemporanea. L’uso del cinema viene proposto, quindi, in funzione di mediazione delle differenze, come possibile filtro nel confronto tra soggetti appartenenti a diversi contesti economici, sociali e culturali, a mondi di vita specifici da negoziare nella relazione con l’altro. In questa ottica, i percorsi che compongono la seconda parte del volume costituiscono tre possibili proposte di utilizzazione del cinema a fini formativi e didattici: il linguaggio audiovisivo diventa così tramite per un’esperienza di formazione fondata sulla costruzione comune dei significati. 

L’intento di questo volume è, così, duplice. In primo luogo, esso si propone di evidenziare le possibili relazioni e le reciproche interdipendenze che connettono il cinema alla formazione e la formazione al cinema. 

Nel primo capitolo, il volume analizza la fruizione cinematografica come esperienza di formazione, soffermandosi sui rapporti di interrelazione che legano il cinema alla cultura nel suo complesso. La riflessione pedagogica sul potenziale formativo implicito nel medium viene fondata a partire dalla rilettura dei meccanismi di funzionamento del linguaggio cinematografico. 

Nel secondo capitolo vengono indagati i rapporti tra film e sogno, tra narrazione e scrittura di luce (qual è la narrazione cinematografica), tra rappresentazione della realtà ed utopia, rapporti che hanno fortemente inciso sulla formazione dell'uomo contemporaneo, tanto da diventare un momento fondamentale dell'esperienza umana, un modo nuovo di percepire e di rappresentare il mondo. 

L’ “educazione alle differenze” costituisce l’oggetto del terzo capitolo. A partire dalla chiarificazione del significato di “differenza” e delle possibilità educative da essa offerte in una prospettiva antropo-pedagogica, viene individuato il cinema come uno degli strumenti formativi privilegiati. L’esplicitazione di nodi relazionali critici, emergenti nell’incontro fra diversità (pregiudizi e stereotipi, rappresentazioni sociali, ecc.) si accompagna alla chiarificazione di nodi concettuali, funzionali ad una corretta comprensione della differenza culturale, quali le idee di cultura, di identità, di meticciato culturale, nella convinzione che il significato più profondo dell’educare alle differenze non sia tanto quello di insegnare le diversità, quanto piuttosto quello di formare a “pensare la diversità”. 

Un ulteriore obiettivo del testo - ed i percorsi della seconda parte offrono significativi esempi in tal senso – è quello di evidenziare come il cinema possa costituire un efficace ed intenzionale strumento di educazione, rivolto agli individui di tutte le età, in ogni contesto, sia esso formale o non formale. Se il cinema costituisce sempre uno strumento di formazione e di autoformazione degli individui, esso può essere utilizzato intenzionalmente per educare i soggetti in formazione in vari modi, oltrepassando una concezione tradizionale che ne faceva un semplice supporto visivo e documentaristico. 

A tale scopo, anche nella costruzione dei percorsi è stata seguita una logica di valorizzazione della differenza, individuando varie modalità di utilizzo del film nella pratica educativa e didattica. 

Infatti, i contributi della seconda parte del volume delineano tre possibili modalità operative di utilizzo del film quale strumento di educazione alle differenze: a tale proposito, a partire da soggetti differenti, vengono costruiti tre percorsi formativi.

Il quarto capitolo evidenzia come attraverso il cinema sia possibile delineare percorsi di vita, itinerari formativi e culturali di donne appartenenti a diverse generazioni, che hanno segnato e accompagnato le trasformazioni dell'identità di genere nel corso del Novecento. Le rappresentazioni sociali della femminilità e del ruolo delle donne all'interno della società hanno avuto, d’altra parte, proprio nel cinema un contenitore e un propulsore di modelli e di comportamenti socialmente condivisi.

Il quinto capitolo, a partire dalla consapevolezza che le difficoltà relazionali esistenti fra individui culturalmente differenti siano legate imprescindibilmente alle rappresentazioni sociali dell’altro che ciascuno mette in atto, pone all’attenzione del lettore un tratto “quasi più specifico”, si potrebbe dire, della “differenza” e dell’ “alterità”, quello di una comunità nella quale, come spesso è avvenuto e ancora avviene, si sono accumulate idee corrente, stereotipi, profili immaginari, ma collettivamente condivisi: ci si riferisce all’evidenziazione delle più diffuse immagini degli zingari, considerati un po’ ovunque dalla società non zingara gli altri per eccellenza. 

Il sesto capitolo propone, infine, un percorso che si snoda intorno ad un unico film, La mia vita in rosa. Si tratta di un’analisi narrativa dettagliata attraverso la quale vengono esplicitate le modalità con cui il film costruisce una rappresentazione della diversità. In questo caso, la diversità è costituita da un’identità di genere problematica: quella del piccolo protagonista, che diventa la causa principale della sua marginalizzazione nell’ambito del contesto sociale di appartenenza. 

L’analisi dei modi di significazione specifici del linguaggio cinematografico si pone come presupposto fondamentale per ogni ulteriore riflessione sul ruolo che la cultura gioca nella formazione delle interpretazioni, più o meno condivise, della diversità. 

Per questi motivi, il volume, denso di riferimenti teorici e di indicazioni metodologiche ed operative, viene consigliato a quanti (esperti di processi formativi, dirigenti scolastici, docenti, operatori della formazione, operatori culturali, studenti di scienze della formazione e dell’educazione, etc.) hanno a cuore le sorti di un “progetto educativo” per le giovani generazioni, che possa qualificarsi come aperto, modulare, flessibile, plurale, in una parola politicamente maturo.
 

12 giugno 2002
Indice generale
Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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