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Lea
Melandri, Come nasce il sogno d’amore
Ed. Bollati Boringhieri, 2002, pagg. 202, € 15.00 Una volta
recuperato il codice le parole assumono di colpo lo spessore culturale
che lascia scoprire l’efficacia del dire, riferimento della memoria, riferimento
della visualizzazione, riferimento del confronto. Ebbene
l’efficacia mnemonica ed emotiva a qualche livello della consapevolezza
evoca immagini le quali, nell’attuale barriera dell’essere ed apparire,
in un mondo di “rumori” e di “vuoti”, coglie il, senso del profondo e dell’amore,
scoprendo spazi, suoni, moti, silenzi, voci che sedimentano nel racconto
del diario. La dimensione
poetica si trasforma nelle pagine così delicate e accorte di questo
volume nella storia memoria di un profilo femminile che tutti conosciamo:
Sibilla Aleramo. Un sogno
vissuto ai limiti della conscienza, al di la delle barriere della ipocrisia
o del pudore comune, per esplodere nella intierezza del fascino femminile,
nel destino a volte consolatorio, a volte imbarazzante e coercitivo,
per la simbiosi di fantasie che si confondono con la realtà e di
immagini reali che sfiorano la fantasia. Lea Lemandri
cerca, e ci riesce, di scandagliare quella che è stata la posizione
femminile tra fine ottocento ed inizi del novecento, quando il rapporto
uomo/donna era tutto svantaggio della femminilità e della
intelligenza del gentil sesso, quando una donna – pur capace di creare
e offrire – veniva attentamente messa in disparte perché avrebbe
potuto “dare fastidio”. Sono acquerelli
di una scena prelibata, offerti con estrema bravura, passi di un diario
impegnato fra una storia d’amore ed un impegno materno, difficilissimo
e faticoso, condotto nella azione vitale, fra oscurità ed incomprensioni. 26 novembre 2002 Indice generaleImmagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare la direzione |