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Il senso dell’esplorazione di questo libro è già chiaro nel titolo: Grande Frammento, ossia una visione lacerata o spezzata della realtà , ma non microscopica, grande anche in senso qualitativo, frammento cioè capace di comunicare oltre le informazioni minimalistiche. Ma se non fosse chiaro il titolo, provvede ad indicare la direzione del libro la citazione di un illuminante W. H. Auden: Cartesio lascia divorziare Mente e Materia per mancanza di amore materno. Il non amore, che è assenza di afflato, di vicinanza, di congregazione, si trasferisce dal soggetto al mondo, attraverso la visione che del mondo ha il soggetto, e si traduce in una divisione del mondo stesso, affetto dal germe raggelante del disamore. La
divisione moderna non è quindi conseguenza di un processi nella
scala conoscitiva dell’uomo occidentale, ma di una malattia, la più
grave, l’assenza di amore materno che è naturalezza del manifestarsi,
ma anche capacità di trasmissione dal presente al futuro, collegamento
tra generazioni, senso di appartenenza. E
infatti il canzoniere ( è questo il “Grande Frammento “, non le
singole liriche che lo compongono come gli elementi desiderosi di una ardua
composizione ) si apre con gabbiani non colti nel momento epico del volo,
ma in uno sfogliarsi che pare scioglierli nel cielo. E anche la lirica
del cielo, dell’erba e della terra testimonia questo sfarinarsi delle forme,
in un’impercettibile ma sfarinante nebbia cosmica. Irrompono su questo
scenario colori violenti e suoni improvvisi ma senza riuscire ad assumere
forma e senso pieno ( Balletto, Parole, … ), e analogamente
la materia cerca di organizzarsi, vivente ma lontana dal compimento di
forma e di senso (Festività). Una
scena dolorosa e straziante di carni, colori e suoni che cercano armonia,
non l’armonia astratta e, credo, inesistente degli esteti, ma quella che
nasce da amore e che è intrinsecamente, naturalmente bellezza, bellezza
informata e incarnata. Il
libro ha momenti di strazio che l’andatura sottolinea nel ritmo costante
e nel crudele succedersi delle immagini che non si compiono. Ma in quel
divenire doloroso, il poeta vede anche i germi di una rigenerazione, e
fissa amorosamente il suo tempo nebbioso e sfarinante: “ Rabbrividiscono
di canti / le gole arrossate di cattivo bere / scende veloce a sollevare
le membra / quando l’umido e la neve / calano non coperte da sciarpe /
sino alle scarpe mai smesse / tra ghiaia e polvere / il corpo e l’anima
/ rigenerando “. E
qui la coscienza della divisione incontra anche la speranza poetica, che
è il nucleo sotteso e forte di tutto il “ Grande Frammento “, la
sua intrinseca aspirazione a una grandezza non monumentale ma luminosa,
a una grande speranza di Rinascita. 30 novembre 2002 Indice generaleImmagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare la direzione |