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Gilberto
Finzi, La ventura poetica” (1953-2000)
Edizioni Fondazione Banca Agricola Mantovana, 2002, pagg. 146, s.i.p. “Sono più
lunghi, trascorrono più lentamente, per la nostra immaginazione
e la nostra coscienza, gli anni della poesia o quelli della storia? La
domanda – scrive Giovanni Raboni nella prefazione – è con ogni evidenza
di quelle cui è impossibile rispondere una volta per tutte: dipende
da quali anni, da quale storia, da quale poesia; dipende, soprattutto,
da noi, da ciò che crediamo o speriamo”. Vivere
della poesia, o meglio ancora vivere nella poesia stessa, creando un mondo
che agli altri potrebbe apparire utopico o addirittura inesistente, è
con ogni certezza proiettarsi inconsciamente nell’eternità, quindi
fuori del tempo, dello spazio e della storia, nel mentre tempo, spazio
e storia tracimano la strada del quotidiano, offrendo al di fuori della
metafora, vicende e fatti che la vita asseconda. Gilberto
Finzi è un poeta che ha sempre vissuto dentro il verso, lavorando
ininterrottamente e senza mai stancarsi per una ricerca critica e creativa
che fosse strumento di comprensione e di illuminazione, tracciando un itinerario
personale estremamente ricco e affascinante, che qui ci viene offerto in
un volume antologico, “pregiato”, edito dalla Fondazione Banca Agricola
Mantovana , nella collana riservata alla biografia dei mantovani illustri. Raggelando
il bassorilievo che le remore ed i confini dell’umano stravolgono nell’intreccio
di enigmi e trabocchetti, il poeta ripete: Il contrasto
ha una sua precisa funzione poetica consegnando al lettore, drammaticamente
coinvolto e partecipe, una ulteriore illusione di disincanto, per non rimanere
ai margini di quel che risulta essere il riconoscersi ed il realizzarsi
nel pensiero contemporaneo: un mondo esiliato e misero a cui è stata
negata la interpretazione lirica divenuto ambiguità e tristezza. Limpidezza
e concisione distinguono il fare poetico di Gilberto Finzi, il quale sin
dai primi volumi ha curato con incrollabile determinazione la identificazione
emotiva del timbro esistenziale, riuscendo a stendere pagine di autentica
armonia per ogni stagione del suo percorso. Non ponendosi
con estraneità verso la storia riesce ad intendere i luoghi della
mistificazione retorica, riesce a battere il rifiuto del conforto e delle
certezze entro le occasioni del contrappunto/coincidenza inteso laicamente
come intermittenza assoluta al dispetto della “verità”. 1 gennaio 2003 Indice generaleImmagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare la direzione |