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Pina
Lamberti Sorrentino - Nino Velotti: La T-Shirt Bianca e altri racconti
12 febbraio
2003
Indice
generale
Salani-Lemonnier, Firenze, pagg.148, € 8,95
Il
presente testo scritto da Pina Lamberti Sorrentino e Nino Velotti, che
costituiscono un binomio letterario che ha visto nascere, qualche anno
fa, Pinocchio 2000 per la Fabbri Editore, si inserisce nel settore della
narrativa per ragazzi, genere letterario che ha visto, recentemente, l’esplosivo
successo della saga dell’ormai celeberrimo Harry Potter. Piacere per la
lettura questo libro, non solo per esseri in formazione, ma anche strumento
della pedagogia per gli adolescenti, così penalizzati da una scuola
poco formativa e nella quale la lettura dei libri, per ragazzi avviene
sotto la coercizione dei programmi, fatto che penalizza, ovviamente, quella
libertà, quella spontaneità dell’approccio alla lettura,
di per se stessa ottimo mezzo per sviluppare cultura e intelligenza e creatività,
soprattutto in un’età così particolare.
Composto
da una presentazione e da un’introduzione che precedono i sedici racconti
e da una guida alla comprensione e all’analisi del testo, che farebbe
sperare in una fruizione di esso anche in ambito scolastico, cosa veramente
molto auspicabile, quest’opera ha per scenario o spazio scenico, per usare
una metafora teatrale, un mercato di cose vecchie nel cuore di una città
non precisata: oggetti e mercanzie sparsi ovunque, persone che si urtano,
folle che comprano, venditori che gridano. Il fatto saliente che caratterizza
e che dà senso all’opera è che, a un tratto, si sentono bisbigliare
delle voci che escono dalle bancarelle: sono gli oggetti che hanno deciso
di raccontare le loro storie, anzi, a essere precisi,, “pezzi” della vita
della vita, delle persone che li hanno posseduti. In questo realismo magico
o, meglio, potremmo dire oggettivismo magico, si potrebbe intravedere
un animismo e un feticismo, tale non solo in se stesso, ma che investe
la scena del quotidiano. Collari,
vecchi lapis, guanti, un cappotto grigio topo, una T-shirt bianca, proprio
quella che dà il titolo alla raccolta, nell’attesa di essere comprati,
riusati, riciclati, collezionati, fanno rivivere avventure straordinariamente
normali.
Ci
si può chiedere se le storie raccontate, per lo più in prima
persona, dagli oggetti protagonisti del libro, pur riferendosi ad un passato
più o meno recente,, diano luogo a riflessioni, a volte amare, sulla
contemporaneità: questo è un dato certo, ad esempio, ne La
coppia dei walkie-talkie giocattolo, ambientato sul finire degli anni
Settanta, si parla dei turbamenti di un primo amore ed è lì
palese lì, il richiamo alla telefonia mobile attuale, appannaggio
ormai di tutti gli adolescenti.
L’idea
degli oggetti che parlano è un medium per dar voce non solo all’interiorità
degli esseri umani, ma dell’intero flusso vitale che permea l’universo
in tutte le sue forme, a partire da quelle minerali e vegetali: a questo
proposito nel racconto Le matite decorative, questi strumenti di
comunicazione, poco adatte alle mani di un bambino, ricordano con nostalgia
di quando erano rami, di quando erano alberi, di quando sentivano su di
loro il dolce peso dei nidi, il vociare allegro degli uccelli.
L’intento
di educare le nuove generazioni all’introspezione, alla valorizzazione
del contenuto, al di là dell’involucro più o meno d’effetto
e invogliante all’acquisto, di combattere la spettacolare superficialità
imperante nella società dell’avere, credo che sia un dovere imprescindibile
di ogni artista contemporaneo: una pedagogia della riflessione, per quanto
possa minare la falsa e precaria felicità propostaci dai modelli
televisivi e non, non può che non aiutare non può che aiutare
le “umane sorti e progressive”.
Da
notare che, in questo composito e originale libro ci sono ovviamente e
fisicamente gli autori, che, come si chiarisce nell’ultimo racconto, si
interrogano sulle “cose smesse”, presenti nel mercato rappresentato nell’introduzione.,
che fa da cornice alle varie storie, senza stupirsi dell’assurdità
di questi dialoghi. In questo gioco di voci narranti che si alternano e
talvolta si confondono, c’è anche un nonno che ritrova un vecchio
calamaio, paragonato poeticamente a una conchiglia recuperata nel gran
mare del tempo. Proprio nel rapporto dialettico tra l’animato e l’inanimato
di queste microstorie è racchiuso il senso e la peculiarità
di questo libro.
E’
affascinante riflettere sull’idea centrale di Velotti e di Pina Lamberti
Sorrentino sulla geniale invenzione di fare parlare le cose, di dar voce
all’inanimato, alla fisicità, che può essere impersonata
anche dal pelo di un gatto, Pallina, animale caro a Velotti. Dal microcosmo
al macrocosmo, dal piccolo al grande, troviamo un indiscusso fascino per
ciò che, pur essendo inanimato può parlare, può raccontare
storie, idea magistrale dei due autori che estremizza in modo paradossale
il correlativo oggettivo montaliano ed eliotiano, in modo efficacissimo. Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare la direzione |