Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Vincenzo Maria Frungillo, Fanciulli sulla via maestra
di Raffaele Piazza


Vincenzo Maria Frungillo, Fanciulli sulla via maestra
Palomar, Bari, 2002, pagg. 140, € 6.50

Fanciulli sulla via maestra è la raccolta d’esordio di Vincenzo Maria Frungillo, poeta nato nel 1973 che ha già una fisionomia autonoma ed originale; come dice Milo De Angelis è una scrittura la sua densa di riflessione e di silenzio: il verso viene alla luce dopo una lunga permanenza in zone d’ombra e di quest’ombra porta la traccia e il turbamento: si può dire che c’è splendore in queste zone d’ombra e di luce nei singoli sintagmi. nei versi sospesi tra immagini antinomiche solari o ombrose pervase da inquietudine e mistero, che provoca sensazioni nel lettore spesso di gran turbamento, tuttavia controllato e icastico: questo forte turbamento è legato indissolubilmente al tema dell’infanzia: come dice Eugenio Mazzarella nella prefazione: una vocazione certa muove qui i suoi primi passi sulla” via maestra” di una fanciullezza poetica precocemente invecchiata. Tale pare essere la cifra del giovane poeta in questi versi: un bambino che si scopre invecchiato tra amarezza e sorpresa mentre assapora il retrogusto della vita al primo bilancio dell’incipiente maturità: un intimismo a volte crepuscolare, che sa farsi descrizione di una generazione che perde i suoi passi mentre cerca qualcosa o si cerca…

C’è in queste poesie, caratterizzate da un pensiero corposo e fluente, il sentimento dei toni tragici di un bambino che forse, si potrebbe ipotizzare, è la personificazione della provenienza del poeta a livello temporale, una memoria inconscia e ancestrale, una senso onirico inquietante che trova la sua esemplificazione in due poesie Il suicidio di un bambino che qui riportiamo “Può essere che tutto sia così secco…/ come la sogliola lessa/ che mia madre mi serve ogni sera per cena!”/ Sale il malumore sulla balaustra di un armadio,/ fino a quando l’URRA’ del cappio/ non restituisce la forza di un grido: è una poesia molto inquietante che colta nel senso più ovvio farebbe pensare ad un’infanzia sofferta, una solitudine madre-bambino, il rito della cena. Il suicidio di un bambino è una cosa molto preoccupante e risente fortemente del disagio di questo postmoderno occidentale… in ogni caso questa poesia così icastica e leggera e, nello stesso tempo, glaciale e inquietante, è l’esemplificazione di un dolore lacerante, di una inappartenenza al mondo, che dovrebbe essere tipica dell’adolescenza o della maturità, del senso terribile di sentire le cose e di viverle tragicamente senza speranza: non c’è gioia e il poeta-uomo ridiventa bambino, presumibilmente per toccare la morte o l’atto stesso del concepimento, dal non esserci all’esserci per poi tornare nel non essere con l’atto stesso del suicidio per impiccagione: il cappio rappresenta il momento più assoluto e metafisico di una vita e l’amarissima ironia nel sintagma l’urrà del cappio, testimonia il nero assoluto di questa forte poesia…

Un’altra poesia che turba molto è Non si sevizia un paperino, nella quale è affrontato un tema terribile e tragico dei nostri giorni, quello della pedofilia. Dice lo stesso Frungillo nella nota su questa poesia:” Il titolo Non si sevizia un paperino è ripreso dal nome del film del 1973 di Lucio Fulci. Questo è ambientato in un arretrato paese del sud Italia e racconta la storia di un prete che abusa dei bambini che frequentano la sua parrocchia…”. La mostruosità della pedofilia si stempera in un’amara e blasfema ironia sul servizio sacerdotale:’La frase del prete che ancora mi tocca/ una confessione con una lista/ di che Dio ti benedica( e il sapore della salvia nella bocca. // Non si sevizia un paperino” predicava,/ mentre mio cugino eroe popolare,/ passava il suo tempo a incitare/ la lotta-offriva diamanti all’uscita della messa// Era la pietra netta e dura -buona per la guainella) senso angoscioso e angosciante in un tessuto metaforico che fa trapelare ancora una volta una inquietante vena in questo componimento che ha per centro la religione: ci dovrebbe essere la figura di un prete morbosa: /Non si sevizia un paperino! Recita l’ultima omelia/ mentre i bambini si fanno avanti per ricevere ostie piccanti/. 

Il libro è scandito in due parti la prima parte prima che comprende la sezione Fanciulli sulla via maestra e Il giorno della nostra defezione ed Epica del bianco e la Parte seconda che comprende Poesie civili per la città spaziale: seguono alla fine le note al testo dell’autore.

Notiamo anche temi meno tetri in questo libro di Frungillo come quello della donna: così leggiamo nella poesia La bracciata di Daniela: E’ un riflesso d’acqua-l’arco della medusa./ Affonda il braccio nella vasca/ per saggiare il tutto pieno/ e il senso della misura// Nuota Daniela, /sfidando la ripercussione del silenzio,/ senza per questo sprecare/ neanche il più piccolo movimento. Questa poesia testimonia una vena filosofica mista ad una vena erotica: Daniela è nella vasca (forse una piscina), e la voce antilirica del poeta va oltre ogni descrittività cercando un senso profondo anche in questo atto elementare.

23 febbraio 2003

Indice generale
Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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