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Mary
Barbara Tolusso, L’inverso ritrovato
Lietocolle
libri, Faloppio (CO) 2003, pagg. 45
La giovane Mary Barbara Tolusso, che vive e lavora a Trieste come giornalista presso due quotidiani, con all’attivo una laurea in lettere e le raccolte Spine e aghi (1993), Oracoli di cenere (1995) e Cattive maniere (2000), è anche direttrice per l’editore Franco Puzzo di Trieste di una collana di poesia internazionale. Questa raccolta, preceduta da una breve introduzione di Maurizio Cucchi, è scandita in cinque sezioni intitolate: Dalla parte di Swann, All’ombra, Guermantes, Sodomia e Gomorra, La prigioniera. Come scrive il poeta e critico milanese:-“Il primo carattere evidente, che si apprezza nella poesia di Mary B. Tolusso, è nel suo dire risentito e spoglio, ma sempre carico di energia…”. Una poesia che morde per la sua forza vitale e che, attraverso le sue ripartizioni, segue un itinerario proustiano, anche se, al titolo della sezione All’ombra… manca la continuazione delle fanciulle in fiore. Già il titolo della raccolta L’inverso ritrovato pare subire l’influenza proustiana, pur capovolgendo il libro di Alla ricerca del tempo perduto, Il tempo ritrovato: al posto del “tempo” c’è “l’inverso” e qui, quindi, in questa raccolta, con ambiguità voluta, il discorso lungo la linea proustiana diviene espressione di una condizione, comunque di ritrovamento di qualcosa. Stile diretto e immediato, quello della Tolusso, imbevuto, spesso di una forte narratività e certamente vi è nella poetessa una forte coscienza letteraria, come nel preciso riferimento proustiano che, sopra si diceva: -“ognuno ha la sua Combray/ una madaleine che rotola il passato un bacio premuroso/ (talvolta fastidioso)/ e una /Odette da Maritare c’è profumo d’isteria/ / andando per l’altipiano/ c’è profumo d’isteria/ e quell’insana malattia da ah ah ah/- fece il signor Verdurin-/ Che ne sai tu che non c’è niente? Non siamo stati mica a guardare?/ niente catleie stasera/ piuttosto/ per molto tempo/ coricarsi presto la sera./ Il discorso programmatico in maniera ironica, nel quale anche una sessualità esibita senza inibizioni ha la sua forza trainante, ci regala uno spaccato del mondo di una ragazza inquieta e volitiva che riesce a mescolare appetiti fisici e carnali esibiti in modo erotico e mai pornografico magari uniti ad una punta di misticismo: leggiamo in Trieste by day con sole di cotone:-“ passo di stanza in stanza/ chiedendomi dove sono finiti/ gli slip dell’anno scorso./ mangio uno yogurth mentre alla radio/ danno l’overture di Bach./ tutti sappiamo più di quello che fingiamo di sapere/ e vorremo vivere a Malibu con il culo al caldo../ per ora ascolto un’orchestra sinfonica/ che è più di quanto si possa sperare/ intanto gli slip non si trovano/ e ho anche una discreta voglia. Nel giardino di fronte/ la famiglia cuore/ cerca i pezzi della piscina smontabile/ e accende il barbecue per riempire il cielo di maiale arrosto./ anche loro non trovano qualcosa che non hanno/ tutte le mutande al loro posto./ è un quadro orribile ma è una storia bellissima/. In questo componimento emerge, probabilmente anche il tema della diversità della condizione di poetessa con le se inquietudini, rispetto alla contemplazione della famiglia cuore che potremmo immaginare in un contesto borghese con il suo arrosto di maiale e una percezione meno tormentata e reattiva empaticamente verso le cose della vita. Poesia affascinante quella della Mary Barbara che venera i gatti, se è vero che come diceva Leonardo Da Vinci che ogni gatto è un’opera d’arte. Nella sua trasgressione Mary non dimentica, e questo potrebbe sorprenderci, gli affetti familiari:-/ mia madre si arrabbia per come scrivo/ e ogni volta che legge qualcosa/ rimpiange il mio primo libro, poi continua che le ho sempre provocato problemi/ e ogni volta che legge qualcosa/ rimpiange il mio primo libro/ poi continua che le ho sempre provocato problemi/ e che dovrei cercare marito./ allora attacca che deve essere per quel linguaggio/ che uso e non solo nelle poesie./ le spiego che agli uomini piace quel linguaggio/ orribile e anche a me./ mia madre è una donna pratica e questa è una grande qualità/. S’innesta qui il tema generazionale e la Mary è in perfetta sintonia con il postmoderno occidentale della generazione che non ha conosciuto guerre come quella di sua madre. Il tema del matrimonio impossibile per una poetessa in questo momento, o forse verificabile in un giorno futuro, la porta ad un insondabile scontro con la madre che, comunque, è amata:-“sono uscita con decine di uomini/ e sono stata educata al meglio. Secondo me, insiste, è perché scrivo poesie./ ricapitolando mia madre pensa che non trovo marito/ perché scrivo poesie, ha ragione, rispondo, e neppure leggerle. Afferma
Maurizio Cucchi nella prefazione che Mary B., evidentemente ha dalla sua
un’inquietudine e un temperamento problematico che la porta a non accontentarsi
di soluzioni espressive pur efficaci. Se la sua cifra più autonoma
e persuasiva è in un tono lineare e in una pronuncia secca e scolpita,
non se ne appaga, e cerca di aprire il discorso, di scomporre il meccanismo
che le assicura tenuta alla ricerca di altre strade. Ha la capacità
del rischio. E anche questo è un pregio. Mary
mette in gioco se stessa, come ogni vero poeta, e ha al suo attivo una
stile inconfondibile, che la fa essere una delle giovani più promettenti
del panorama poetico italiano. Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare la direzione |