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Pietro
Aloise, Insostenibili tremori
Ed.
Midas, pagg.80, s.i.p.
L’inevitabile corrosione del tempo, la sua tragica corsa verso la fine, proiettando la vita nella drammatica scia del finito, e lasciando troppo spesso irrealizzato il sogno di ogni poeta, creano, fra le pagine di questo agile volume, un’atmosfera che gioca l’inevitabile scomparsa del quotidiano con una ricchezza di immagini e colorati frammenti, sempre di pregevole fattura. La
prefazione, piana e suggestiva, di Lucio Dalla, nella sensibilità
propria dell’artista, riesce a predisporre il lettore ad una fruizione
attenta dello “scritto”.
“…i pensieri si
affacciano ansimando
per
togliermi
quel
poco d’aria che inspiro
su
questa graticola
e
illanguidito
dal
miraggio che coltivo
rotolo
abbeverandomi
nel
tuo inconsapevole
incendio…”
(pag. 11)
L’insistere frequente di quell’ansia caratteristica che si snoda fra le briglie di una religiosità incoffessata, di una vaga accettazione del destino, di una sentimentale piegatura dell’incompiutezza, fa si che i componimenti di Pietro Aloise dispieghino la nostra fantasia, nella speranza di allontanare le nebbie, per svincolarci dalla nostra stessa solitudine, per sillabare il luogo remoto della nostra rinuncia. “…Accoglimi nel tuo letto e
questa gioiosa incoscienza
che
vivi fanciullescamente
la
scoprirai più noiosa
di
un lamento nel deserto.
Avvampami
e
Dio ti sembrerà
uno
sciamano” (pag.18).
Gli spiragli, gli ammiccamenti, affiorano di continuo nei finali o nelle clausole ritmicamente elaborate a dimostrare una coerenza di dettato, che rende l’intensità della scrittura fascinosamente adattata alle dimensioni della “memoria”. 19
aprile 2003
Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare la direzione |