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Raffaele
Piazza, Il nome della rosa
Sul bordo della rosa, è la terza raccolta poetica di Raffaele Piazza, quella che, sicuramente, esprime con più maturità ed elasticità, la Weltaschaung del poeta napoletano. La poesia-diario di Piazza racconta in ogni verso, l’esperienza quotidiana con il mondo: i suoi affetti, gli oggetti di casa: (mensole coperte divani, amuleti, conchiglie etc.) ma soprattutto l’esperienza amorosa che trova il suo correlativo oggettivo proprio nei suddetti oggetti.. Tutto è detto, talvolta, con discorsività. Piazza, infatti, cerca di raccontare, narrare, le sue vicende personali utilizzando soprattutto i versi lunghi come endecasillabi che si alternano a versi brevi, scarni come quinari, senari o settenari: è evidente da questo elemento l’influsso di Giuseppe Ungaretti, anche per la coniazione di alcune espressioni del giovane poeta napoletano, tra cui “porto dissepolto”, nella poesia il calendario, che ci riporta alla memoria il poeta di origini lucchesi, le parole della poesia di Piazza si incastonano fluidamente, non generando un puzzle statico da osservare ma un fiume che scorre da sentire, esprimendo continuità con ogni singola parte, all’interno della singola poesia, la notevole fantasia trasfiguratrice del poeta, dà alle parole depurate dalla propria anima, uno sfondo nuovo, soggettivo, esprimendo così una personale e viva reattività, rispetto all’accadere degli eventi, l’uso abbondante di metafore e prosopopee come nel verso della poesia”l’ozio”: “il salice ti vede e legge i libri” danno alla parola un senso poetico o altro dalla pura referenzialità. Piazza esprime le proprie emozioni, pensieri usando un lessico quotidiano (telefono, portineria, santino e manifesti pubblicitari), dove la casa ricca di vita e di sogni è una delle tematiche della raccolta” Sul bordo della rosa”, si evince ad esempio nelle espressioni: tana domestica,, ove la casa è vista come luogo di rifugio sicuro, dalle intemperie e dalle tempestose vicende che avvengono all’esterno e ancora i condomini visti come lunghi platani (platani condominiali). Nella poesia”Viaggio ad Assisi nel pensiero”, Piazza risente l’influsso del crepuscolarismo e neocrepuscolarismo di Giovanni Giudici, per la prosaicità del testo, ma soprattutto per il suo starsene a casa nella propria abitazione, dove il viaggio avviene solo nel sogno e nella realtà concreta, L’amore è uno dei grandi temi dell’autore napoletano, e lascia proprio ad esso di raccontare ciò come accade nell’ozio letterario che le mura domestiche concedono: una poesia mi dicevi che descrivesse il nostro amore. Questo sentimento però è sempre delicato, tenero e mai irruento ed irrazionale.-“lo spazio scenico si comporrà di un letto/ delle lenzuola biancoinnocenza (gli ambulacri dell’amore). Raffaele Piazza ha visto nella fragola “il frutto dell’amore” con il suo colore rosso ma non vulcanico: è il simbolo della seduzione come dice l’espressione “seduzione di fragola”. Un amore, quello di Piazza, che è raccontato anche attraverso la memoria. L’amore colora le poesie di tinte rosa pastello, il rapporto con la patner è sentito come duale e duale, forse, è la parola più presente in tutta la raccolta “rito duale”, “risveglio duale”, “nuova duale visione”…etc . Questa espressione si contrappone al “tempo sanguato” de “gli ambulacri dell’amore”. La solitudine è duale nelle espressioni “le duali solitudini, che si contrappone a quella più significativa per esprimere l’amore:” La storia duale nella camera dell’amore, dove la camera ci riporta alla casa, com luogo degli affetti, o ancora “nel mattino dell’azzurro duale, nella poesia “ti vesto di cielo” Nella tematica erotica spicca anche un forte cromatismo e il poeta dà rilievo alle possibilità cromatiche dell’amore, del giorno, del pomeriggio, la loro piena vena e fruibilità per il lettore, in tutte le sue possibilità descrittive. Un universo, dunque, che pare essere, quello del Piazza, legato al luogo chiuso dove avviene la vicenda della vita, come nell’altra raccolta “Luoghi visibili”, contenitore, la casa, scatola dalla quale uscire felicemente per poi, ancora di più in uno stato di grazia, farvi ritorno. 19
aprile 2003
Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare la direzione |