Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Gli Arcani di Jack Hirschmann
di Marco Nieli



Jack Hirschman, Arcani, Salerno, Multimedia Edizioni, 1999, pp. 132

Tra le voci più intensamente significative del panorama americano contemporaneo, quella di Hirschman non finisce di stupire e commuovere per la vastità e versatilità dei registri cui simultaneamente riesce a dare corpo. Si va dal tono elegiaco e commemorativo degli Arcanes dedicati a parenti o poeti scomparsi (il figlio David, il padre Shupsl, B. Kaufman, A. Ginsberg, P. P. Pasolini) all'invettiva profetico-visionaria, politicamente agguerrita, degli Arcanes originati da occasioni storiche concrete, come la rivolta nera di Los Angeles, la guerra contro l'Iraq, i roghi appiccati alle chiese della black community, e così via cantando…
Poesie lunghe, secondo la concezione seriale e proiettiva inaugurata dai Cantos di Pound e proseguita nel secondo dopoguerra dai Maximus Poems di C. Olson e dai Passages di R. Duncan, opere ormai classiche per comprendere gli sviluppi delle nuove poetiche americane. Pare di sentire riecheggiare nel modo di comporre poesia di Hirschman le parole con le quali Robert Kelly introduceva in un'intervista degli anni '70 la poetica "proiettiva": "è come andare avanti…spinti unicamente dalla propria vulnerabilità…", senza alcuna preoccupazione di coerenza formale o unità strutturale. Di questa spontaneità compositiva, Hirschman si fa sostenitore sin dalla prime pagine di Arcanes, tematizzando una poesia che obbedisca fedelmente all'occasione e che si configuri come locus privilegiato di rivelazione del reale:
Streets of joy and happy light,
poems as they happen,
or are brought to the tables
of comrades and friends.
 ["Strade di gioia e luce felice, / le poesie mentre accadono, / o vengono portate alle tavole / di compagni e amici.", da The David Arcane, p.10-11.]
In linea con le poetiche Beat, Hirschman attinge a piene mani dal repertorio prosodico dell'improvvisazione bebop, ritrovando in parecchi episodi del libro i ritmi e le cadenze spezzate proprie dello "sweet time jazz", cui associa nel testo citato la memoria del figlio David, morto prematuramente e ricordato con il nostalgico appellativo whitmaniano di "comrade" (compagno). Il riferimento al "padre" Whitman è d'altronde evidente, oltre che nelle scelte formali, anche nella speranza di una sopravvivenza ultramondana del figlio defunto, risolta nell'adempimento del ciclo naturale di morte/rinascita ("Ti prego, non aver paura / se sei / un filo d'erba / o un'onda / o un albero. Io siederò accanto a te.", p. 11)
Quello che colpisce forse maggiormente nello straordinario modo di procedere di Hirschman all'interno della composizione, è un sua singolare e irripetibile capacità di slittare dal piano dell'evocazione mitologica, ricca di citazioni e riferimenti esoterici, a quello più immediato della realtà storica concreta, in un gioco di rimandi incrociati, dove l'"oggettivo" acquista risonanza e profondità in relazione al suo vibrare all'interno di una coscienza che è, insieme, critica & visionaria. Così, accade di trovare associati, in The Dodona
Arcane, il mito greco dell'albero di Dodona, attraverso le cui foglie mosse dal vento gli indovini profetizzavano, e l'attualità insanguinata delle rivolte nere di Los Angeles, riflessa in maniera superficiale dalle contraddizioni sociali irrisolte di New York. Personale, politico & mitologico appaiono dunque interagire o meglio compenetrarsi nel campo aperto della poesia, dove tutto è accettato inclusivamente e sembra rispondere alla logica an-(a)logica dei richiami e delle rispondenze interne, piuttosto che a quello lineare della razionalità del logos. E' appunto tale centralità del logos, sembra insinuare Hirschman, che in quanto destino tragico dell'Occidente, costituisce la maggiore causa dell'impasse epocale che si trova ad affrontare la civiltà americana alle soglie del nuovo millennio:
Leaves on a scrawny tree in the wind well into their moaning.

Down below, on the subway train, a junkie's
blowing The Times out loud, skipping and jumping
from one to another headline, beating his chest
in rhythmic time to his own singing of the news
of the day: L. A. RIOT SPREADS TO OTHER CITIES!
CURFEW! MARTIAL LAW! 900 ARRESTED IN SAN
                                                                                     [FRANCISCO!
(you're among them; walls and things of years
of property woes are crumbling in the flames,
and the Class is in your hair and eyes burning
like South Central filled with all that California now
by any means necessary must erupt with - saliva fire
exploding and obscening against dead yesterdays;
no matter who, how close, what blood, there will be
a future that's human and palpable:
the black doves are flying and flaming.)
["Foglie su un albero scheletrico nel vento hanno fatto udire il loro gemito. / Giù in fondo, nel vagone della metropolitana, un drogato / legge a gran voce il Times, saltando e passando / da un titolo all'altro, battendosi il petto / ritmando la sua canzone sulle notizie / del giorno. LA RIVOLTA DI L. A. SI ESTENDE AD ALTRE CITTA'! COPRIFUOCO! LAGGE MARZIALE! 900 ARRESTATI A SAN FRANCISCO! / (tu sei uno di loro; mura e cose di anni / di proprietà sciagurata si sgretolano nelle fiamme, / e la Classe è nei tuoi capelli e negli occhi che bruciano / come South Central pieno di tutta quella California ora / con ogni mezzo necessario deve erompere con - saliva infocata / esplosiva e oscena contro il passato morto; / non importa chi, quanto vicino, quale sangue, ci sarà / un futuro umano e palpabile: / le colombe nere volano fiammeggianti)", da The Dodona Arcane, p. 20-21]
Le genealogie dei toni da invettiva profetica di Hirschman sono facili da rintracciare: affondano le proprie radici nel mythos romantico (di blakiana memoria) dell'identità tra la visione (poesia) e l'azione  (rivolta, rivoluzione). Per sovvertire l'ordine esistente delle cose abbiamo bisogno di guardarlo con occhi nuovi, e in questo probabilmente la poesia ha molto da insegnarci. In sintonia con una generazione poetica che ha cercato in ogni modo di evitare gli stereotipi della retorica politica, pur assumendo delle posizioni fortemente critiche verso l'establishment, Hirschman si muove su quel sottile crinale invisibile che separa (e unisce) l'artista dal rivoluzionario, solcando e scavalcando tutte le barriere delle ortodossie costituite (formali e/o ideologiche) e praticando in modo lucido la contaminazione come unica reale possibilità di democrazia diretta e partecipata. Nelle parole di J. Rothenberg, altro esponente di spicco della controcultura americana dei Sixties:
The confrontation between poet & political revolutionary moves towards a showdown that the poet seems fated to lose. But their lasting union would signal a turning of history & the reconstitution of Man in Eden.
["Il confronto tra poeta & rivoluzionario politico tende a una resa dei conti che il poeta sembra destinato a perdere. Ma la loro unione definitiva significherebbe una svolta nella storia & la restaurazione dell'Uomo nel Paradiso terrestre.", da J. Rothenberg, Prefaces & Other Writings, New York, New Directions, 1981, p. 67]
Per Hirschman, la capacità di esperire poeticamente la realtà appare consistere nell'attitudine a immaginare una molteplicità di eventi, ascrivibili indifferentemente alla sfera soggettiva e oggettiva, coesistenti o compresenti nello spazio indeterminato della scrittura. Considerate in quest'ottica, le parentesi di denuncia ecopacifista e anti-capitalista, per esempio contro la guerra del Golfo (" ci stiamo sollevando, essi non sono niente, promettiamo fedeltà / ai popoli del mondo che si sollevano con noi, per distruggere / la piovra fascista alimentata dagli Stati Uniti", da The Baghdad-San Francisco Arcane, p.35.)  andranno lette, piuttosto che in un'ottica di stretta militanza marxista ortodossa, in quella molto più ampia di una visione sincretica che accoglie e si sostanzia di una molteplicità di riferimenti colti, dalla scrittura automatica surrealista alla Kabbala ebraica, dalla mitologia greca alle invenzioni linguistiche e ritmiche dello yiddish e dello slang afro-americano. Il che ovviamente non significa sottrarre credibilità alla professione (scomoda) di un credo politico che i tempi si ostinano a sconfessare con ogni mezzo, quanto semmai sottolineare la straordinaria apertura della visione di Hirschman, capace di accogliere in una sorta di collage postmoderno dai toni spesso iperrealisti i più disparati elementi e di farli coesistere nella maniera più armonica possibile, ovverossia esaltandone i contrasti e le dissonanze. E' quanto accade per esempio in The Burning Bethel Arcane, il cui spunto è fornito dai roghi di chiese afro-americane, che, dal 1992 al 1997, portano tristemente alla ribalta l'integralismo bianco neonazista e le pratiche razziste. Echi da Eliot ("O schiavo del salario, / senti gli anelli che tintinnano? / Ti mostrerò catene.") si sovrappongono, secondo le tecniche simultanee della giustapposizione & del montaggio, a citazioni dal Finnegans Wake, a rimandi biblici & al cinema hollywoodiano, al mondo globalizzato di Internet & ad Artaud. L'antifascismo viscerale dell'ebreo americano Hirschman, che pure rivela qui tutta la sua intransigenza etica e politica, sostanziata di indignazione ma anche di senso critico e volontà di comprensione, conosce le sue zone d'ombra e passa attraverso la vertigine del  mostruoso riconosciuto dentro di sé ("Tracce in me di quel culto da fine del mondo, / il mostro sul mio volto proprio come / su quello di mio padre", p.87). Quello che emerge con più forza ed evidenza negli Arcanes più politici della raccolta è l'intuizione pasoliniana che il fascismo si ricicla nella società contemporanea attraverso forme più subdole che non la semplice diretta manifestazione di violenza razzista a opera dei ragazzini nazisti, per esempio nella persuasione occulta del linguaggio mediatico o pubblicitario:
THE NEW COLD WAR IS COMING    Only it's

Just another serial vodka ad, meaning:
Either buy or be on your way. "Slow" kills.
Adapt fast. Mobility not mourning.

The whole system the bunker of now
Waiting to be drowned in indeterminate,
abstract flaming lies belonging to the new

internationale of anonymity, so small a 12
day-old fetus can pass lenghtwise through
the last letter in embryo.
["LA NUOVA GUERRA FREDDA STA ARRIVANDO  Solo che è // semplicemente un'altra pubblicità seriale per una vodka, e vuol dire: / Compra o va via. "L'andar piano" uccide. / Adattati in fretta. Mobilità non lutto. // L'intero sistema bunker di adesso / che attende di essere annegato in indefinite, / astratte fiammeggianti bugie appartenenti alla nuova // internazionale dell'anonimità, così piccola che un feto / di 12 giorni potrebbe passare di lungo attraverso / l'ultima lettera in embryo.", da The Burning Bethel Arcane, p. 88-89.]
L'apparente perentorietà del messaggio politico, smentita dalle fratture di un dettato quanto mai frammentario e discontinuo, cede altrove il passo a toni elegiaci e commossi nella rievocazione di figure "scomode" come quella di Pasolini o di A. Ginsberg, cui sono dedicati alcuni degli episodi più riusciti dell'intera serie (The Pasolini Arcane e The Allen Arcane). La poetica proiettiva della presentazione diretta e l'imagerie di memoria vagamente surrealista di questi Arcanes controbilanciano l'intensità emotiva dell'ispirazione, cosicché la poesia di Hirschman vibra di una commozione che non è mai piatto sentimentalismo, nutrendosi del gusto per l'immagine precisa e pregnante. Il contrasto tra (iper)realismo e surrealismo emerge d'altronde in maniera manifesta nell'elegia dedicata a Pasolini, la cui apertura cronachistica e spietatamente cinica nel riferire i dettagli del ritrovamento del suo cadavere, contraddice i toni commossi e teneramente riconciliati della chiusa:
Wake up, I'm sleeping at your shoulder, wearing
my best pyjamas, being with you. Don't go, stay,
stai, I could say
but my lips are quick to do
and lose themselves in you,
and my arms are stumped like mind
before the gloriously simple tree
you pour into me a river of blazing
leaves you've become
in the heart of autumn
almost defiantly
and when I look again my eyes
are gazing out of me
from all the places in your death
these words have kissed
so that there is no you or me
but a systole/diastole of breathlessness
dying to be embodied again.
["Svegliati, sto dormendo sulla tua spalla, indosso / il mio migliore pigiama, sono con te. Non andare, rimani, / stai, poteri dire, / ma le mie labbra sono rapide a farlo / e a perdersi in te, / e le mie braccia sono monconi come la mente / davanti all'albero gloriosamente semplice / tu riversi in me un fiume di scintillanti / foglie in cui ti sei trasformato / nel cuore dell'autunno / quasi con sfida / e quando guardo di nuovo i miei occhi / stanno fissando fuori di me / da tutti i luoghi nella tua morte che / queste parole hanno baciato / cosicché non c'è né tu né io / ma una sistole/diastole di assenza di respiro / morente per incarnarsi di nuovo.", da The Pasolini Arcane, p. 75.]
Riferimenti alla Kabbala ebraica e all'Olocausto costellano invece l'elegia per Allen Ginsberg, compagno "di dissidenza" di Hirschman per oltre 40 anni, nonostante le divergenze politiche. Emerge in questo componimento una particolare predilezione per il pun linguistico, che assume per Hirschman evidentemente una valenza mistico-sacrale alla luce della dottrina dell'Ebraismo esoterico. In questo Arcane il canto appare infine sublimato in pura luminosità, radiosa e vibrante, capace di assorbire nella propria insondabile misteriosità persino la struggente angoscia per il trapassare fisico di "un fratello nel senso / vero e tradizionale, / non ortodosso ma tra / coloro che hanno rovesciato il / piedistallo dei versi-, p. 95." Il lamento per la morte dell'amico si ribalta dunque in accettazione piena della sacralità del mondo, con tutte le contraddizioni implicate dall'ingiustizia di ciò che semplicemente è, ed è sotto gli occhi di tutti ("O mondo grazie di essere / ancora, giusto essere, non importa / essere giusto, essere qui per me / non là, essere ora per me / non poi,"…p. 95). Il mistero rimane mistero nonostante o forse proprio nel suo essere pronunciato, si manifesta sotto forma di "una canzone nelle budella / di tutto l'apparente", dove il ricordare stesso si trasforma in traccia impalpabile sospesa nel vuoto. La reversibilità ciclica del canto fa sì d'altronde che la fiamma non si spenga prima di essere passata di mano: la parola nella visione misterica di Hirschman non termina di generarsi da se stessa, e le parole finali dell'Arcane testimoniano dell'inesauribile vitalità di una poesia che del mistero e dell'indeterminazione si alimenta come della propria dimensione più naturale:
     Incendiary tenderness!
     Inflammatory compassion!
Your melody licks my face
With tongues of light.
What I can say now
is what you've said.
What I can sing
 you've filled my ears with.
["Tenerezza incendiaria! / compassione che infiamma! / La tua melodia mi lambisce il viso / con lingue di luce. / Quello che posso dire adesso / è quello che tu hai detto. / Di ciò che posso cantare / mi hai riempito le orecchie.", da The Allen Arcane, p. 98-99.]
"Di ciò che posso cantare / mi hai riempito le orecchie": e' forse proprio in questa inesauribile capacità generativa di valori poetici e formali che continuano a parlare a generazioni sempre nuove di lettori degli Arcanes, che risiede l'interesse di un'esperienza di scrittura tra le più significative di questa fine di millennio.


Indice recensioni e note critiche
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Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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