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Vico
Acitillo 124
Poetry Wave Recensioni e note critiche Gli Arcani
di Jack Hirschmann
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Tra le voci
più intensamente significative del panorama americano contemporaneo,
quella di Hirschman non finisce di stupire e commuovere per la vastità
e versatilità dei registri cui simultaneamente riesce a dare corpo.
Si va dal tono elegiaco e commemorativo degli Arcanes dedicati a parenti
o poeti scomparsi (il figlio David, il padre Shupsl, B. Kaufman, A. Ginsberg,
P. P. Pasolini) all'invettiva profetico-visionaria, politicamente agguerrita,
degli Arcanes originati da occasioni storiche concrete, come la rivolta
nera di Los Angeles, la guerra contro l'Iraq, i roghi appiccati alle chiese
della black community, e così via cantando…
Poesie
lunghe, secondo la concezione seriale e proiettiva inaugurata dai Cantos
di Pound e proseguita nel secondo dopoguerra dai Maximus Poems di C. Olson
e dai Passages di R. Duncan, opere ormai classiche per comprendere gli
sviluppi delle nuove poetiche americane. Pare di sentire riecheggiare nel
modo di comporre poesia di Hirschman le parole con le quali Robert Kelly
introduceva in un'intervista degli anni '70 la poetica "proiettiva": "è
come andare avanti…spinti unicamente dalla propria vulnerabilità…",
senza alcuna preoccupazione di coerenza formale o unità strutturale.
Di questa spontaneità compositiva, Hirschman si fa sostenitore sin
dalla prime pagine di Arcanes, tematizzando una poesia che obbedisca fedelmente
all'occasione e che si configuri come locus privilegiato di rivelazione
del reale:
Streets
of joy and happy light,
poems as
they happen,
or are
brought to the tables
of comrades
and friends.
["Strade
di gioia e luce felice, / le poesie mentre accadono, / o vengono portate
alle tavole / di compagni e amici.", da The David Arcane, p.10-11.]
In linea
con le poetiche Beat, Hirschman attinge a piene mani dal repertorio prosodico
dell'improvvisazione bebop, ritrovando in parecchi episodi del libro i
ritmi e le cadenze spezzate proprie dello "sweet time jazz", cui associa
nel testo citato la memoria del figlio David, morto prematuramente e ricordato
con il nostalgico appellativo whitmaniano di "comrade" (compagno). Il riferimento
al "padre" Whitman è d'altronde evidente, oltre che nelle scelte
formali, anche nella speranza di una sopravvivenza ultramondana del figlio
defunto, risolta nell'adempimento del ciclo naturale di morte/rinascita
("Ti prego, non aver paura / se sei / un filo d'erba / o un'onda / o un
albero. Io siederò accanto a te.", p. 11)
Quello
che colpisce forse maggiormente nello straordinario modo di procedere di
Hirschman all'interno della composizione, è un sua singolare e irripetibile
capacità di slittare dal piano dell'evocazione mitologica, ricca
di citazioni e riferimenti esoterici, a quello più immediato della
realtà storica concreta, in un gioco di rimandi incrociati, dove
l'"oggettivo" acquista risonanza e profondità in relazione al suo
vibrare all'interno di una coscienza che è, insieme, critica &
visionaria. Così, accade di trovare associati, in The Dodona
Arcane,
il mito greco dell'albero di Dodona, attraverso le cui foglie mosse dal
vento gli indovini profetizzavano, e l'attualità insanguinata delle
rivolte nere di Los Angeles, riflessa in maniera superficiale dalle contraddizioni
sociali irrisolte di New York. Personale, politico & mitologico appaiono
dunque interagire o meglio compenetrarsi nel campo aperto della poesia,
dove tutto è accettato inclusivamente e sembra rispondere alla logica
an-(a)logica dei richiami e delle rispondenze interne, piuttosto che a
quello lineare della razionalità del logos. E' appunto tale centralità
del logos, sembra insinuare Hirschman, che in quanto destino tragico dell'Occidente,
costituisce la maggiore causa dell'impasse epocale che si trova ad affrontare
la civiltà americana alle soglie del nuovo millennio:
Leaves
on a scrawny tree in the wind well into their moaning.
Down below,
on the subway train, a junkie's
blowing
The Times out loud, skipping and jumping
from one
to another headline, beating his chest
in rhythmic
time to his own singing of the news
of the
day: L. A. RIOT SPREADS TO OTHER CITIES!
CURFEW!
MARTIAL LAW! 900 ARRESTED IN SAN
[FRANCISCO!
(you're
among them; walls and things of years
of property
woes are crumbling in the flames,
and the
Class is in your hair and eyes burning
like South
Central filled with all that California now
by any
means necessary must erupt with - saliva fire
exploding
and obscening against dead yesterdays;
no matter
who, how close, what blood, there will be
a future
that's human and palpable:
the black
doves are flying and flaming.)
["Foglie
su un albero scheletrico nel vento hanno fatto udire il loro gemito. /
Giù in fondo, nel vagone della metropolitana, un drogato / legge
a gran voce il Times, saltando e passando / da un titolo all'altro, battendosi
il petto / ritmando la sua canzone sulle notizie / del giorno. LA RIVOLTA
DI L. A. SI ESTENDE AD ALTRE CITTA'! COPRIFUOCO! LAGGE MARZIALE! 900 ARRESTATI
A SAN FRANCISCO! / (tu sei uno di loro; mura e cose di anni / di proprietà
sciagurata si sgretolano nelle fiamme, / e la Classe è nei tuoi
capelli e negli occhi che bruciano / come South Central pieno di tutta
quella California ora / con ogni mezzo necessario deve erompere con - saliva
infocata / esplosiva e oscena contro il passato morto; / non importa chi,
quanto vicino, quale sangue, ci sarà / un futuro umano e palpabile:
/ le colombe nere volano fiammeggianti)", da The Dodona Arcane, p. 20-21]
Le genealogie
dei toni da invettiva profetica di Hirschman sono facili da rintracciare:
affondano le proprie radici nel mythos romantico (di blakiana memoria)
dell'identità tra la visione (poesia) e l'azione (rivolta,
rivoluzione). Per sovvertire l'ordine esistente delle cose abbiamo bisogno
di guardarlo con occhi nuovi, e in questo probabilmente la poesia ha molto
da insegnarci. In sintonia con una generazione poetica che ha cercato in
ogni modo di evitare gli stereotipi della retorica politica, pur assumendo
delle posizioni fortemente critiche verso l'establishment, Hirschman si
muove su quel sottile crinale invisibile che separa (e unisce) l'artista
dal rivoluzionario, solcando e scavalcando tutte le barriere delle ortodossie
costituite (formali e/o ideologiche) e praticando in modo lucido la contaminazione
come unica reale possibilità di democrazia diretta e partecipata.
Nelle parole di J. Rothenberg, altro esponente di spicco della controcultura
americana dei Sixties:
The confrontation
between poet & political revolutionary moves towards a showdown that
the poet seems fated to lose. But their lasting union would signal a turning
of history & the reconstitution of Man in Eden.
["Il confronto
tra poeta & rivoluzionario politico tende a una resa dei conti che
il poeta sembra destinato a perdere. Ma la loro unione definitiva significherebbe
una svolta nella storia & la restaurazione dell'Uomo nel Paradiso terrestre.",
da J. Rothenberg, Prefaces & Other Writings, New York, New Directions,
1981, p. 67]
Per Hirschman,
la capacità di esperire poeticamente la realtà appare consistere
nell'attitudine a immaginare una molteplicità di eventi, ascrivibili
indifferentemente alla sfera soggettiva e oggettiva, coesistenti o compresenti
nello spazio indeterminato della scrittura. Considerate in quest'ottica,
le parentesi di denuncia ecopacifista e anti-capitalista, per esempio contro
la guerra del Golfo (" ci stiamo sollevando, essi non sono niente, promettiamo
fedeltà / ai popoli del mondo che si sollevano con noi, per distruggere
/ la piovra fascista alimentata dagli Stati Uniti", da The Baghdad-San
Francisco Arcane, p.35.) andranno lette, piuttosto che in un'ottica
di stretta militanza marxista ortodossa, in quella molto più ampia
di una visione sincretica che accoglie e si sostanzia di una molteplicità
di riferimenti colti, dalla scrittura automatica surrealista alla Kabbala
ebraica, dalla mitologia greca alle invenzioni linguistiche e ritmiche
dello yiddish e dello slang afro-americano. Il che ovviamente non significa
sottrarre credibilità alla professione (scomoda) di un credo politico
che i tempi si ostinano a sconfessare con ogni mezzo, quanto semmai sottolineare
la straordinaria apertura della visione di Hirschman, capace di accogliere
in una sorta di collage postmoderno dai toni spesso iperrealisti i più
disparati elementi e di farli coesistere nella maniera più armonica
possibile, ovverossia esaltandone i contrasti e le dissonanze. E' quanto
accade per esempio in The Burning Bethel Arcane, il cui spunto è
fornito dai roghi di chiese afro-americane, che, dal 1992 al 1997, portano
tristemente alla ribalta l'integralismo bianco neonazista e le pratiche
razziste. Echi da Eliot ("O schiavo del salario, / senti gli anelli che
tintinnano? / Ti mostrerò catene.") si sovrappongono, secondo le
tecniche simultanee della giustapposizione & del montaggio, a citazioni
dal Finnegans Wake, a rimandi biblici & al cinema hollywoodiano, al
mondo globalizzato di Internet & ad Artaud. L'antifascismo viscerale
dell'ebreo americano Hirschman, che pure rivela qui tutta la sua intransigenza
etica e politica, sostanziata di indignazione ma anche di senso critico
e volontà di comprensione, conosce le sue zone d'ombra e passa attraverso
la vertigine del mostruoso riconosciuto dentro di sé ("Tracce
in me di quel culto da fine del mondo, / il mostro sul mio volto proprio
come / su quello di mio padre", p.87). Quello che emerge con più
forza ed evidenza negli Arcanes più politici della raccolta è
l'intuizione pasoliniana che il fascismo si ricicla nella società
contemporanea attraverso forme più subdole che non la semplice diretta
manifestazione di violenza razzista a opera dei ragazzini nazisti, per
esempio nella persuasione occulta del linguaggio mediatico o pubblicitario:
THE NEW
COLD WAR IS COMING Only it's
Just another
serial vodka ad, meaning:
Either
buy or be on your way. "Slow" kills.
Adapt fast.
Mobility not mourning.
The whole
system the bunker of now
Waiting
to be drowned in indeterminate,
abstract
flaming lies belonging to the new
internationale
of anonymity, so small a 12
day-old
fetus can pass lenghtwise through
the last
letter in embryo.
["LA NUOVA
GUERRA FREDDA STA ARRIVANDO Solo che è // semplicemente un'altra
pubblicità seriale per una vodka, e vuol dire: / Compra o va via.
"L'andar piano" uccide. / Adattati in fretta. Mobilità non lutto.
// L'intero sistema bunker di adesso / che attende di essere annegato in
indefinite, / astratte fiammeggianti bugie appartenenti alla nuova // internazionale
dell'anonimità, così piccola che un feto / di 12 giorni potrebbe
passare di lungo attraverso / l'ultima lettera in embryo.", da The Burning
Bethel Arcane, p. 88-89.]
L'apparente
perentorietà del messaggio politico, smentita dalle fratture di
un dettato quanto mai frammentario e discontinuo, cede altrove il passo
a toni elegiaci e commossi nella rievocazione di figure "scomode" come
quella di Pasolini o di A. Ginsberg, cui sono dedicati alcuni degli episodi
più riusciti dell'intera serie (The Pasolini Arcane e The Allen
Arcane). La poetica proiettiva della presentazione diretta e l'imagerie
di memoria vagamente surrealista di questi Arcanes controbilanciano l'intensità
emotiva dell'ispirazione, cosicché la poesia di Hirschman vibra
di una commozione che non è mai piatto sentimentalismo, nutrendosi
del gusto per l'immagine precisa e pregnante. Il contrasto tra (iper)realismo
e surrealismo emerge d'altronde in maniera manifesta nell'elegia dedicata
a Pasolini, la cui apertura cronachistica e spietatamente cinica nel riferire
i dettagli del ritrovamento del suo cadavere, contraddice i toni commossi
e teneramente riconciliati della chiusa:
Wake up,
I'm sleeping at your shoulder, wearing
my best
pyjamas, being with you. Don't go, stay,
stai, I
could say
but my
lips are quick to do
and lose
themselves in you,
and my
arms are stumped like mind
before
the gloriously simple tree
you pour
into me a river of blazing
leaves
you've become
in the
heart of autumn
almost
defiantly
and when
I look again my eyes
are gazing
out of me
from all
the places in your death
these words
have kissed
so that
there is no you or me
but a systole/diastole
of breathlessness
dying to
be embodied again.
["Svegliati,
sto dormendo sulla tua spalla, indosso / il mio migliore pigiama, sono
con te. Non andare, rimani, / stai, poteri dire, / ma le mie labbra sono
rapide a farlo / e a perdersi in te, / e le mie braccia sono monconi come
la mente / davanti all'albero gloriosamente semplice / tu riversi in me
un fiume di scintillanti / foglie in cui ti sei trasformato / nel cuore
dell'autunno / quasi con sfida / e quando guardo di nuovo i miei occhi
/ stanno fissando fuori di me / da tutti i luoghi nella tua morte che /
queste parole hanno baciato / cosicché non c'è né
tu né io / ma una sistole/diastole di assenza di respiro / morente
per incarnarsi di nuovo.", da The Pasolini Arcane, p. 75.]
Riferimenti
alla Kabbala ebraica e all'Olocausto costellano invece l'elegia per Allen
Ginsberg, compagno "di dissidenza" di Hirschman per oltre 40 anni, nonostante
le divergenze politiche. Emerge in questo componimento una particolare
predilezione per il pun linguistico, che assume per Hirschman evidentemente
una valenza mistico-sacrale alla luce della dottrina dell'Ebraismo esoterico.
In questo Arcane il canto appare infine sublimato in pura luminosità,
radiosa e vibrante, capace di assorbire nella propria insondabile misteriosità
persino la struggente angoscia per il trapassare fisico di "un fratello
nel senso / vero e tradizionale, / non ortodosso ma tra / coloro che hanno
rovesciato il / piedistallo dei versi-, p. 95." Il lamento per la morte
dell'amico si ribalta dunque in accettazione piena della sacralità
del mondo, con tutte le contraddizioni implicate dall'ingiustizia di ciò
che semplicemente è, ed è sotto gli occhi di tutti ("O mondo
grazie di essere / ancora, giusto essere, non importa / essere giusto,
essere qui per me / non là, essere ora per me / non poi,"…p. 95).
Il mistero rimane mistero nonostante o forse proprio nel suo essere pronunciato,
si manifesta sotto forma di "una canzone nelle budella / di tutto l'apparente",
dove il ricordare stesso si trasforma in traccia impalpabile sospesa nel
vuoto. La reversibilità ciclica del canto fa sì d'altronde
che la fiamma non si spenga prima di essere passata di mano: la parola
nella visione misterica di Hirschman non termina di generarsi da se stessa,
e le parole finali dell'Arcane testimoniano dell'inesauribile vitalità
di una poesia che del mistero e dell'indeterminazione si alimenta come
della propria dimensione più naturale:
Incendiary tenderness!
Inflammatory compassion!
Your melody
licks my face
With tongues
of light.
What I
can say now
is what
you've said.
What I
can sing
you've
filled my ears with.
["Tenerezza
incendiaria! / compassione che infiamma! / La tua melodia mi lambisce il
viso / con lingue di luce. / Quello che posso dire adesso / è quello
che tu hai detto. / Di ciò che posso cantare / mi hai riempito le
orecchie.", da The Allen Arcane, p. 98-99.]
"Di ciò
che posso cantare / mi hai riempito le orecchie": e' forse proprio in questa
inesauribile capacità generativa di valori poetici e formali che
continuano a parlare a generazioni sempre nuove di lettori degli Arcanes,
che risiede l'interesse di un'esperienza di scrittura tra le più
significative di questa fine di millennio.