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Erminia
Passannanti: Mistici, Ripostes Salerno2003, pagg. 63, € 12
Erminia
Passannanti: Extasis, LietoColle, Faloppio (CO) 2003, pagg.41, €10
Questi
due libri di poesia, originariamente, erano un libro solo, per cui, sono
da considerarsi come un unicum e, per questo, ce ne occupiamo insieme in
questa sede, innanzitutto per trovare il filo rosso che lega l’uno all’altro.
Direi che il denominatore comune, che è poi la cifra che caratterizza questa poeta, che insegna Letteratura italiana in un College di Oxford ed è tutor in letteratura comparata presso l’Università di Oxford, oltre ad essere traduttrice di poesia e narrativa inglese, gallese e irlandese, in particolare di Emily Bronte, Dylan Thomas, Silvia Plath e il premio Nobel Seamus Heaney, e che ha all’attivo saggi e altri libri di poesia e narrativa, sia la sua manifesta vocazione verso un terrestre misticismo sofferto e passionale, che si apre a squarci sulla pagina scritta con immagini variegate e sottili: del resto questa caratteristica si evince chiaramente dai titoli delle due raccolte Mistici ed Extasis. Erminia Passannanti, volitiva e impegnata nella vita, ci offre un’immagine di se stessa, in stabile tensione verso il cielo e la terra, verso il limite del tempo e l’oltre presunto, desiderato, ma anche rimosso, e un quotidiano fatto di gioie e angosce, accensioni velocissime e spegnimenti, sulla linea di confine tra sonno e veglia, mediati dall’elemento del sogno, che qui ha una grande importanza, anche se, spesso, non ne sono espressi i contenuti. La poeta crede nell’amicizia e questo e un dato importante per comprendere la sua poesia: l’apertura all’altro, oltre che all’altrove caratterizza la sua poesia, poesia che si muove proprio su una sottilissima linea di confine, su un bordo permeabile tra gli opposti, per poi, attraverso la parola poetica, ma anche narrativa, sconfinare in entrambi i territori senza essere mai alogica. Erminia Passannanti, di fronte ad una realtà che nessuno di noi può eludere, reifica desideri e tensioni, realizzando un microcosmo poetico pervaso di grazia, di cristallino nitore e di icasticità. Una vena surreale attraversa questi testi, elemento che si lega al sogno e la sua scrittura concentra la sua aspirazione a ricomporre i frammenti, con una progettualità della quale Erminia Passananti è cosciente e che risale alla tradizione simbolista. C’è nella sorvegliatissima e leggera versificazione di Erminia Passannanti, l’entrata in scena di un io poetico che cerca di giungere all’etimo delle cose, cose che poi possono essere il fulcro stesso dell’esperienza umana, conoscitiva, la vita e la sua raffigurazione poetica, immagine che a sua volta si autoriflette su se stessa (una poesia sulla poesia). Per esemplificare ciò, si riporta il componimento intitolato Casa della poesia, seconda poesia delle 28 del libro Mistici:- nessun chiodo penetrerà in queste pareti di calcestruzzo/l’intimo perimetro delle mie occasionali/ corrispondenze e assonanze, esperienze/ che solidificano ed erigono le proprie metafore.// la mia richiesta d’identità non è istanza di libertà, aspirazione alla gioia, domanda d’evasione.// piuttosto sogno di reclusione, speranza/ di coesione tra sabbia e cemento,/ ingenua aspettativa/ che la struttura regga./ proprietà non è in comune, ne è causa e ragione la difficoltà d’attraversare/ i motivi, le norme/ di questi domestici contorni/ che si sbriciolano sotto il becco d’un passero/ ma resistono a punzone e martello.// perché trincerarsi così?/ per solitudine, dolore, per ideare, un bunker prospettico/ di gravose evidenze/ contro la folla di spettri/ alla mia porta,/ estranei alla coscienza,/ alieni al desiderio/”. Qui la poesia si fa casa, un bunker prospettico di gravose evidenze, luogo di riposo e ancora di più rifugio, ermetico nelle sue raffigurazioni, inquietante, se pensiamo alle immagini che ci evoca la parola bunker, immagini tragiche e mostruose: tuttavia, e questo è un pregio della poeta, la tragicità della raffigurazione è sempre controllata, disincantata con una tensione verso l’estasi, in una ricerca esistenziale che sa anche essere serena, messaggio per ogni poeta o amante di poesia, inviato nitidamente in una bottiglia a noi, protagonisti volenti o nolenti di questo postmoderno occidentale di inizio millennio, con tutte le sue inquietudini, contemporaneamente con la meraviglia delle sue aperture, verso una velocità costruttiva che prende le mosse dagli aspetti positivi di Internet ed e-mail: non per niente la poeta è presente su numerosi siti Internet di poesia, tra i quali Poetry Wave, Poiein e quello da lei stessa gestito. Il testo Mistici è scandito in tre sezioni in versi intitolate La vita consacrata, Eresia e La Sacra Famiglia ed è chiuso dal testo in prosa La Chiesa di Dio, di Gesù, della Madonna, degli Angeli, degli Ultimi Dubbi…dubbi, appunto… quelli che caratterizzano anche le poesie e di cui si diceva sopra: dubbi in questo caso sui contenuti del Vangelo. La Passannanti crea un immaginario che si potrebbe definire laico e sofferto: è attratta da angeli, santi, arcangeli, l’Agnello, Lazzaro, il monaco e altre presenze religiose che vengono nominate e che l’affascinano e che sono sintomo di una ricerca, appunto mistica come del resto si evince facilmente dal titolo del libro. E’ esemplare, a questo proposito, proprio lo scritto in prosa suddetto che chiude il volume. Leggiamone qualche stralcio: Era la Madonna a diffondere questo mito. Era lei che metteva il giro tutte quelle voci su suo figlio. E’ vero c’era il Padreterno: c’è sempre stato e sempre ci sarà. Ma quel benedetto ragazzo, per rimanersene attaccato alle sottane della madre, a trent’anni non si era ancora fidanzato/ Questi spermatozoi di chi potevano essere? Di qualcuno che non aveva la testa a posto, evidentemente. A me fu detto che la tenevano in collegio, e che la sua storia era alquanto inverosimile. Ma dico io: nei collegi non c’è sempre un uomo, un uomo che dirige e vede tutto, un istitutore un direttore, qualcuno in grado di infilarsi sotto le coperte e compromettere l’amore di una ragazza? Si è trovata questa giovanissima donna, incinta senza sapere come. Capisci? Allora, è comprensibile che si sia giustificata dicendo_”Sarà stata lo Spirito Santo!..: A parte il fatto che non c’è niente da giustificare in questa naturalissima situazione, sorprende la vena affabulatoria della poetessa, che si realizza sempre su un piano puramente umano e naturale. Qui non si fa alcun atto di fede: restano solo le figure belle anche per il laico di Gesù e Maria, belle e nobili, comunque, anche se non trascendenti. Il tema del collegio, poi si può pensare evocato dalla presumibile occasione, proveniente dalla vita reale di Erminia Passananti che, come si diceva insegna nei College di Oxford. In tutto questo cercare, o meglio scavare, per usare un termine caro a Seamus Heaney, poeta amato dalla Passannanti, c’è la manifesta espressione di una forte vena pessimista, un forte dolore che si rivela nudo e che, nell’essere sempre perfettamente controllato, sottende una catarsi di gioia. C’è nei versi della poeta una vena di narratività inserita in un denso tessuto metaforico. Extasis che, nella nostra chiave di lettura, abbiamo premesso essere insieme a Mistici un unico libro, è un testo non scandito, e lo possiamo, quindi, considerare un capitolo di un'unica opera metafisica. In questi versi, come in quelli di Mistici, una logica fantastica provvede a legare gli spezzoni narrativi: c’è sempre una passione che si fa esercizio di conoscenza. Notevole il testo intitolato Di notte dove compare il connubio. il binomio inscindibile tra erotismo e misticismo, al dubbio si sostituisce l’eros:-“ Se fossi stata/ unicamente tua/ quale infelice animale/ avrebbe fatto incursione/ nei tuoi sogni/ disturbato i tuoi giorni/ azzannandoti alla nuca// l’inquieta faina/ il gatto selvatico/ l’avida lupa?// se sul tuo collo// Se sul tuo collo/ e sul tuo petto esposto/ azzurro e lacrimante/ come il corpo di Cristo/ avessi lasciato un morso//… Qui un Gesù umanissimo è paragonato, nella sua corporeità, alla fisicità dell’amato: un Cristo solamente uomo è qui il punto di arrivo e di partenza. “Voglio stare da sola/in un tormento di totalità/ (nella nostalgia d’una smarrita unità)/ ch’eccede ogni controllo/ e m’annienta”: In questi versi del componimento Di me stessa, si sintetizza la tensione solipsistica di Erminia Passannanti, sottesa al suo tendere sempre ad una smarrita unità: qui si va nel filosofico e vengono in mente le teorie orientali del Buddismo Zen, che hanno per oggetto proprio la fusione dell’essere umano con il tutto, il superamento del cronotopo spazio/tempo. Del resto le tazze di porcellana scheggiate/ ma piacevolmente fredde/ che sanno d’epoche passate, non sono altro che il correlativo oggettivo di una tensione verso qualcosa che ricerca una memoria, una provenienza, con forza che solo una poesia veramente alta può avere. 23 novembre
2003
Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997 Per informazioni, si prega contattare la direzione |