Franco
Ciarelli, Mia bella luna, Ed. Noubs, 1999, L.15.000
Nella
succosa prefazione Massimo Pamio scrive : “Non ho dubbi nell’affermare
che Franco Ciarelli merita,
nel
panorama poetico regionale e nazionale, un’attenzione e una considerazione
particolari, che gli sono
dovute
non solo per la sua sviluppata sapienza artistica, ovvero per le spiccate
doti di abile cesellatore
del
verso e di attento conoscitore della composita materia poetica, ma anche
per la cura dello stile,
forgiato
con eccessivo nitore, e per l’autenticità di un dettato vago e sfumato,
componenti di un disegno
perseguito
e realizzato in virtù di un continuo labor limae e di un’ossessiva
ricerca di inusitate soluzioni
sintattico-logiche,
il tutto consegnato a un vero e proprio ordine ritmico superiore, intriso
di metematicità,
di
rimandi speculari e geometrici…”
“Ed
ecco
lungo
la lunga via
arrivare
al
terso lume di luna
camminarecamminare
rallegra il fuoco
alla
cannella di acqua santa
bevo
secchi di porto
ad
ogni porto di paese
riuscirei
a perdonarmi
ma
la luna è la luna
la
luna è la luna
in
questa stanza d’amore” (pag.13)
La
sensazione che ogni tocco di pelle abbia un sussulto da ripetere al lettore
affascina nel ritmo
incalzante
delle visoni e delle metafore.
“Bagnerò
l’acqua mattutina
nel
pozzo delle meraviglie
fischiettandofischiettando
passeggerò
con la luna nelle tue scarpe
nasconderò
le luci nei lacci
nell’andirivieni
del tuo sogno
dormirà
la mia notte” (pag.29)
Anche
qui l’onirico non imbarazza lo scrittore, nella sua imponente dismisura
che è sempre pronta
a
deflagrare, a scoppiare in disinvolte fantasie, sempre ricche di spazi
da colmare: la voce risuona
in
una furia allegra, piegando le ombre e i misteri di lontane impalcature
nella densità e nello spessore
della
scrittura.