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Vico
Acitillo 124
Poetry Wave Recensioni e note critiche Emilio Piccolo:
Musica da camera
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Presente nella Biblioteca di Monseiur Teste,
questo testo di Emilio Piccolo
si può
definire strutturato a due livelli: c’è una figura, l’io narrante
e protagonista
che è
il titolare di una piccola libreria che vende essenzialmente testi antichi
di valore
antiquario: questo è il dato di realtà: lo stesso io narrante,
però, visto
che gli
eventi narrativi non sono molti, riflette da fine esistenzialista, sul
senso
della sua
vita, con un flusso di coscienza, quasi atemporale, che tocca tutti i livelli
di un percorso
dell’esistere, cercandone il senso, o meglio i vari sottinsiemi
dello stesso
senso, del fondamento, che poi non è altro che l’agire nel quotidiano
dell’epoca
postmoderna nella quale viviamo, un agire sotteso a un pensiero profondo
e di vasta
portata. Tornando al tema suddetto del libraio, possiamo affermare che
è
di per
se stesso affascinante: il libro ha inizio in un’estate urbana, quando
nel negozio,
in un caldo
giorno non entra nessuno: i libri, affascinanti sempre, ma pervasi
da un alone
di magia e mistero per la loro fisicità, per le pagine che supponiamo
ingiallite
e consumate per il passare del tempo, libri che, contrariamente a quanto
si potrebbe
credere non sono stati letti, ma solo catalogati dal libraio, sono lì
disposti
in ordine
e stimolano riflessioni: un senso di sfibrata vita anche a livello sensoriale,
visto che
fa caldo e il periodo di fine estate preannuncia per molti la ripresa delle
attività,
non sempre
facile dopo la pausa feriale, pervade queste pagine: la vita pare sottendere
un anelito,
la ricerca di un segreto profondo, un esercizio di conoscenza del quale,
appunto,
i libri
sono testimoni, a partire dai testi sacri, fino ai libri di poesia o ai
libri di fumetti,
dai libri
di filosofia fino ai romanzi, genere nel quale, con qualche riserva,
non potremmo
collocare questo Musica da camera,
come vedremo oltre.
Parlavamo di sensi: qui la ricerca pare orientarsi verso un senso del tempo
anche se
il protagonista
afferma che il tempo è fermo e spetta a noi attraversarlo, senso
del tempo
o del non
tempo: questo senso del tempo, a sua volta, sottende un senso etico che
qui è
molto forte
e centrale, la presenza di un aspetto fortemente critico verso l’esistere,
nel quale,
il confronto
con ogni azione, quotidiana e no, l’approccio al lavoro, all’amore, al
sesso,
alla corporeità,
sono tutti filtrati attraverso una riflessione, un filtro, e sembrano suddivisi
in molteplici
elementi: quello che potrebbe sembrare un qualsiasi giorno di un commerciante,
se spiato
da un ipotetico osservatore da una telecamera a lui non nota situata nel
suo negozio,
ci appare
come un gioco complesso di specchi che sembrano riflettersi l’uno nell’altro
alla ricerca
di un’immagine, simulacro di verità e/o felicità che, per
quanto irraggiungibile,
crea una
forte tensione salutare proprio perché stimola a riflettere: felicità
che pare potere
accelerare
la sua tensione nel ricercarla nella vita altrui, proiettandosi in essa
e rivelandone
proiezioni
come per un meccanismo che, prendendo a prestito un termine scientifico,
potremmo
definire di feed-back: il protagonista s’interroga sulla realtà
che lo circonda,
sui suoi
istinti sessuali, sulla bellezza e, altro tema, sulla solitudine, visto
che nessuno entra
in quel
negozio per quel giorno. Si avverte anche una tensione verso l’altro (in
questo caso
i clienti
della libreria verso i quali il libraio si proietta per cercarne i segreti,
entrare
nelle loro
vite, anche attraverso sensazioni materiche ed epidermiche, come l’odore
del dopobarba
o l’aspetto dei loro vestiti. E’ da sottolineare il valore che si dà
(sempre
attraverso
quello dell’io narrante che potrebbe essere definito un monologo interiore,
a volte)
al libro in se stesso per la formazione del pensiero dell’uomo e quindi
si traduce
nell’importanza
data all’importanza della lettura , quale veicolo essenziale per lo sviluppo
della personalità
umana: si viene cosi a creare un circuito che parte dal libro anche come
oggetto
fisico e che passa attraverso l’autore, successivamente all’io narrante
poi al lettore
e, infine
al libro dal quale era iniziata la catena: libro anche come feticcio, oggetto
di desiderio
come un
corpo femminile, o una persona amata che corrisponde al nostro interessamento
e, ovviamente,
attraverso la lettura dà piacere.
Nella narrazione compaiono due personaggi, Esther e Raffaele, che sono
due amici o
conoscenti
dell’io narrante; da notare che il presupposto per ogni osservazione dell’io
narrante
parte da
una percezione di fisicità: è il corpo protagonista spesso
del densissimo flusso
di coscienza
che ci viene qui presentato: pensiero che si espande, quindi, strettamente
connesso
con la fisicità, con il piacere o le sensazioni tattili, con gli
indumenti, l’aria, nelle loro
quotidiane
ripetizioni: il testo è diviso in ventitrè brevi capitoli
dei quali alcuni brevissimi, veri
e propri
frammenti di poche righe: nell’insieme è difficile etichettare questo
testo in un genere
specifico:
non è un romanzo, credo, ma nemmeno un saggio: è un’opera
che sfiora una certa inclassificabilità e questo la rende avvincente,
un unicum per il quale credo che sia difficile
trovare
testi di riferimento o modelli: certamente nell’invenzione è presente
una grande cultura e, indubbiamente, è un testo importante perché
illumina il lettore, specialmente se è anche bibliofilo,
riflettere
sulla profondità del senso del romanzo e della scrittura, e ad articolare
una riflessione
serrata
sul piacere del testo (vedi Roland Barthes), piacere che si espande nello
spiare
ciò
che avviene (e qui peraltro di sessualità, a livello teorico e pratico,
si dice molto).