Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Due anni per Giulia Niccolai
di Elio Grasso


1981, 1994. Harry's Bar e altre poesie 1969-1980 e Frisbees (poesie da lanciare) sono le tappe principali, le poesie a raccolta che racchiudono gli anni, gli amori letterari, la vita, i tanti e amati libretti Geiger e Red Hill Press di Giulia Niccolai. Ma se poi guardiamo bene, più da vicino, ci accorgiamo che il libro è uno solo, e una la voce narrante, scherzosa, seria, facile, difficile, in una parola: carnale G.N. (GIN: "...voglio del gin perché sono G.N. / Giulia Niccolai". Un'amica mi disse: "questa donna ha uno sguardo molto dolce". Guardava una foto originale (non so da chi scattata) trovata fra le pagine di Greenwich, straordinaria raccolta "geografica" del 1971. Con una parata di dediche che arricchiscono quel libretto - quasi quadrato e dalla copertina giallo-arancione - di avventure letterario-amichevoli. Non per caso c'è in apertura uno scritto, definito "ouverture intraducibile", di Manganelli. Uno dei tanti straordinari manufatti Geiger, oggi introvabili e gelosamente custoditi da happy few appassionati e un po' nostalgici. L'avventura vitale di Giulia Niccolai e Adriano Spatola è tutta qui, nella carta scritta e nella ricchezza di rapporti che sfociavano anche in giorni duri, in giorni freddi nella Val d'Elsa. Ho letto dopo molti anni la sua uscita, l'unico romanzo (credo) da lei pubblicato: Il grande angolo, Feltrinelli 1966, collana Le Comete, oggi scomparsa. L'ho letto con grande divertimento, provate la stessa cosa se vi riesce di trovarlo (l'invito è esteso allo stesso figlio di Giangiacomo, caso mai...). Oggi lo riguardo e mi trovo subito catapultato nell'avventura delle parole, nel viaggio continuo che va avanti e indietro fra la strada e la carta, fra lo sguardo umano e la macchina fotografica. L'osservazione attenta e arguta è sempre stata una costante del lavoro di Giulia Niccolai, dagli esordi ad oggi. Se si potesse rifare la mostra documentaria, tenuta a Lugano nel 1985, sulla produzione editoriale di questi avventurieri della poesia, molti giovani si accorgerebbero che tutte le strade oggi apparentemente interrotte (anche quelle battute da una certa grafica "sporca", piena di oggetti e scritte, molto in voga anche nell'editoria "maggiore") erano state percorse, addirittura tracciate, da una mini-rivista chiamata "Tam Tam", fondata nel 1971. Su di essa Carlo A. Sitta potrebbe raccontarci molte cose, se soltanto ne avesse voglia, o se soltanto qualcuno avesse il coraggio di chiedere. Di chiedere, preferibilmente davanti a una bottiglia di Pignoletto. Molti si accorgerebbero che Giulia Niccolai teneva per sé, come tuttora tiene, il tempo delle cause in poesia, quello più giusto dello stupore e della gratitudine. Lo ha scritto lei stessa nella postfazione ai Frisbees. Leggere per credere. E, permettimi cara Giulia, anche se dici di aver imparato in questa vita a fare a meno degli applausi, di fartene adesso uno piccolo e molto molto personale.
 
 

Postilla. Aggiungo qui due cose, prima di tutto una breve poesia di Giulia Niccolai, dedicata a Charles Aznavour e Adriano Spatola: "Igea travagliato / trento treviso e trieste / di disgrazia in disgrazia / fino pomezia. / Como è trieste Venezia..." Poi qualche frase dallEditoriale di "Tam Tam" n. 1: "La poesia sta diventando di nuovo il problema della poesia. Le formule ben congegnate sui rapporti tra il poeta e la realtà si rivelano prive di senso... Non per colpa ma per merito della poesia le formule dovrebbero perdere significato, rivelandoci la loro equivocità... In questa situazione la poesia ha il diritto di rimandare l'intervento immediato sulla realtà a tempi più propizi, e di progettarsi intanto sulle proprie ragioni."


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Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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