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Acitillo 124
Poetry Wave Recensioni e note critiche Palinsesti
Freudiani
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La storia
di Edipo, lontanissima nel tempo e regolata da costellazioni ormai scomparse,
continua a commuoverci: “Il suo destino ci commuove soltanto perché
avrebbe potuto diventare anche il nostro, perché prima della nostra
nascita l’oracolo ha decretato la medesima maledizione per noi e per lui.”
Con una
introduzione dal titolo “L’inconscio dissimulato”, stesa con una accuratezza
ed una comunicatività veramente pregevole, il professore Mario Lavagetto
(docente di Teoria della letteratura presso l’Università di Bologna)
ci avvia alla lettura di questo gioiello storico, nato dalla trascrizione
impeccabile dei “verbali” stesi durante le riunioni del mercoledì,
che si tennero prima in casa Freud e poi presso i locali della Società
Viennese di Psicologia.
“L’analisi,
commenterà amaramente Freud nel 1914, porta alla luce quanto di
peggiore, di più incontrollato e selvaggio c’è in tutti quanti
le si avvicinano . Ognuno si sente minacciato: nella propria indipendenza,
nei propri sentimenti e perfino nel più suscettibile dei sensi di
proprietà. Al punto che in una riunione, come attestano puntualmente
i verbali , si avverte la necessità di mettere al bando qualsiasi
forma di geistiger kommunismus : ogni singolo membro della società
avrà, a partire da quel momento, il diritto di ristabilire se le
idee che ha formulato di volta in volta devono essere considerate proprietà
privata o patrimonio comune…”
Leggiamo
quanti e quali membri appartennero a questa impegnata Società Freudiana
, nomi che hanno fatto la storia sia della “psicoanalisi” sia della cultura
: da Alfred Adler a Fritz Wittels , da David Bach a Richard Wagner (il
medico, non il musicista), da Siegfried Bernfeld a Victor Tausk , e Paul
Federn, J. Karl Friedjung, Hugo Friedmann, Max Graf, Hugo Heller, Eduard
Hitschmann, Herman Nunberg, Otto Rank, Thewodor Reik, Rodolf Reitler, Hans
Sachs, Maximilian Steiner, Wilhelm Stekel.
Tutti impegnati,
attorno all’amato e pur contestato maestro , a dissertare, commentare,
discutere, sulle opere d’arte e sui loro autori, cercando i possibili legami
dell’inconscio , le probabili ascendenza della rimozione, o le involontarie
originalità del mito, del dramma, della isteria, della introspezione.
“La grandezza
di uno scrittore – sottolinea Lavagetto – alla luce della estetica in nuce
a cui Freud ha dato forma, anche se in modo non sistematico, appare dunque
commisurabile allo spessore e alla tenuta del “velo”, della parete che
divide l’opera dai territori limitrofi del sogno e del sogno ad occhi aperti,
dove l’inconscio parla con maggiore libertà…”
Se il fine
del linguaggio è quello di comunicare qualcosa i concetti di senso
e significato vengono ricondotti alla questione banale se alcune
pagine abbiano la capacità di svolgere tale funzione, e la contrapposizione
del segno al suo significato potrebbe avere un ruolo determinante nella
relazione fra scrittura ed interpretazione.
“Il lavoro
di scrittura si presenta ripetutamente come una strategia di occultamento:
non come un portare in piena luce, ma come un eludere, un mettere a tacere,
un relegare nella penombra…”
Ed ecco
che, come più volte ho cercato di individuare in alcuni poeti (in
specie contemporanei), la parola (scritta) viene alla pagina nella sua
fase preconcettuale, nella sua fase di formazione dall’immagine o dal sogno
ad occhi aperti, o dal dettato del bagaglio dell’inconscio, ove il livello
logico-semantico della coerenza è in bilico tra la pre/supposizione
e la violazione.
Il volume
presenta una serie di discussioni che molto spesso partono da semplici
presentazioni di casi clinici, ma non per questo meno interessanti per
il filo conduttore che imbriglia e sostiene tutta la raccolta.
Emblematiche
le poche pagine dedicate a “il giovane poeta Walter Calé, morto
suicida” per il quale, dopo la succinta relazione come caso singolo e degno
di nota, conclusosi a ventitre anni per probabili conflitti esteriori e
per indiscutibili dubbi interiori, Adler seccamente dichiara che egli non
ritiene opportuno che il caso meriti una serie considerazione. “Qui è
presente – egli dice- solo un’accentuazione estremamente evidente dell’amore
per la sorella, come in molti giovani poeti. L’illazione di un atto incestuoso
è difficilmente ammissibile. Se un tale atto fosse avvenuto, questi
sentimenti non avrebbero probabilmente trovato espressione poetica…” Il
placido intervento del maestro , estremamente avvincente per la sua lucida
brevità, riordina le idee e avvia con precisione alle conclusioni.
Intenti
a cercare di risolvere o almeno a sbrogliare i problemi di una scienza
nascente, quale era a quel tempo la psicoanalisi, i protagonisti di questa
vicenda intellettuale introducono, penso senza nemmeno avvertirne la presenza,
il seducente gioco della parole, dei motti, delle motivate o smisurate
giustificazioni, acquisendo in maniera del tutto prestigiosa le necessarie
conoscenze degli errori, delle supposizioni, delle difficoltà descrittive,
della potenzialità dell’analisi.
La coerenza
del dettato freudiano appare in queste pagine in tutto il suo splendore,
una coerenza che si lega ai concetti di funzionalità e di struttura,
per cui la caratteristica del testo riconosce il risultato di una corrispondenza
comunicativa realizzata nella capacità di enunciazione e di recupero.