Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Daniele Giancane, Storie dell'uomo interiore
di Antonio Spagnuolo



Daniele Giancane, Storie dell’uomo interiore
Ed. BESA 2000, pagg.80, L.13.000

Con testo in lingua inglese a fronte, accortamente tradotto da Vincenzo Rubini,
venti poesie armoniosamente presentate, e degne di essere rilette, vuoi per il contenuto
altamente coinvolgente , vuoi per la forma accattivante e scorrevole.
Giancane (ed  in rubrica finale la lunghissima nota biobibliografica testimonia) è poeta
dal tessuto ben organizzato e controllato, è scrittore che si è interessato e si interessa
di saggistica, di racconti, di traduzioni, di coordinamento antologico poetico nazionale
e internazionale, sempre con successo e particolare competenza.
Qui l’avventura poetica si approfondisce nel ricamo della potenzialità interiore,
ove l’esperienza psicologica può sprigionare tutto quanto il subconscio nasconde agli altri,
per raccontare in silenzio se stesso.
“la piatta realtà quotidiana,
oltre i monti e le caverne tana di animali notturni
oltre le onde ricorrenti del mare
sulla battigia insonne
oltre le parole sussurrate dagli amanti nelle alcove
oltre il denaro per cui solo vale la pena di vivere
oltre brioches, tortellini e hot hamburgeres
oltre il volo delle rondini strangolate
dal biossido di carbonio nell’aria
oltre il viaggio…
oltre il mio stesso parlare per te
lettore che mi leggi,
poi che queste parole fluirono un giorno
libere come gregge fuggito all’improvviso.” (pag31-35)
E non è la cultura che incide sul tempo o la cultura del luogo e della filosofia,
ma il tentativo di approfondire il limite dell’angoscia entro la disponibilità del verso:
“che strana anima alberga negli umani!
ciascuno cerca nell’altro
le stimmate del capo o dello schiavo” (pag.53)
qualcosa che non riesci a tradurre con la parlata dello sprovveduto, ma che vorresti comunicare
attraverso propria inarrestabile coccolatissima depressione.
Disperatamente, ironicamente compromessa la propria rabbia, il poeta può comprendere:
“Non c’è uno straccio di sogno
su questa macabra Terra
non c’è più spazio per l’Utopia
ma tutto si perde in un basso orizzonte…
l’uomo interiore alza le spalle
e quasi fa un fischio
nell’alba che avanza d’un tratto” (pag.23).


Indice recensioni e note critiche
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Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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