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Vico
Acitillo 124
Poetry Wave Recensioni e note critiche Daniele
Giancane, Storie dell'uomo interiore
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Con testo
in lingua inglese a fronte, accortamente tradotto da Vincenzo Rubini,
venti poesie
armoniosamente presentate, e degne di essere rilette, vuoi per il contenuto
altamente
coinvolgente , vuoi per la forma accattivante e scorrevole.
Giancane
(ed in rubrica finale la lunghissima nota biobibliografica testimonia)
è poeta
dal tessuto
ben organizzato e controllato, è scrittore che si è interessato
e si interessa
di saggistica,
di racconti, di traduzioni, di coordinamento antologico poetico nazionale
e internazionale,
sempre con successo e particolare competenza.
Qui l’avventura
poetica si approfondisce nel ricamo della potenzialità interiore,
ove l’esperienza
psicologica può sprigionare tutto quanto il subconscio nasconde
agli altri,
per raccontare
in silenzio se stesso.
“la piatta
realtà quotidiana,
oltre i
monti e le caverne tana di animali notturni
oltre le
onde ricorrenti del mare
sulla battigia
insonne
oltre le
parole sussurrate dagli amanti nelle alcove
oltre il
denaro per cui solo vale la pena di vivere
oltre brioches,
tortellini e hot hamburgeres
oltre il
volo delle rondini strangolate
dal biossido
di carbonio nell’aria
oltre il
viaggio…
oltre il
mio stesso parlare per te
lettore
che mi leggi,
poi che
queste parole fluirono un giorno
libere
come gregge fuggito all’improvviso.” (pag31-35)
E non è
la cultura che incide sul tempo o la cultura del luogo e della filosofia,
ma il tentativo
di approfondire il limite dell’angoscia entro la disponibilità del
verso:
“che strana
anima alberga negli umani!
ciascuno
cerca nell’altro
le stimmate
del capo o dello schiavo” (pag.53)
qualcosa
che non riesci a tradurre con la parlata dello sprovveduto, ma che vorresti
comunicare
attraverso
propria inarrestabile coccolatissima depressione.
Disperatamente,
ironicamente compromessa la propria rabbia, il poeta può comprendere:
“Non c’è
uno straccio di sogno
su questa
macabra Terra
non c’è
più spazio per l’Utopia
ma tutto
si perde in un basso orizzonte…
l’uomo
interiore alza le spalle
e quasi
fa un fischio
nell’alba
che avanza d’un tratto” (pag.23).