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Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Ted Hughes, Lettere di compleanno
di Tiziana Lo Porto



Ted Hughes, Lettere di compleanno, Mondadori

"E i tuoi occhi strizzati nel viso, succo di diamanti, incredibilmente luminosi, come succo di lacrime
che potevano anche essere lacrime di gioia, una spremuta di gioia. Volevi strabiliarmi con il tuo brio".

Lo sguardo, gli occhi di Sylvia. Il mondo attraverso i suoi occhi. I pipistrelli di Sylvia e la luna e i lupi
e i corvi e la cupezza e l'ombra. Creature della notte in ogni caso, creature viste con gli occhi del sole,
il sole di Ted. Ted l'amante della luna, amante incapace di vedere il mondo con gli occhi della luna,
per anni e anni incapace di capire il significato dei pipistrelli. I pipistrelli.
Sui pipistrelli una delle più belle poesie raccolte nelle "Lettere di compleanno" scritte dal poeta
Ted Hughes all'amata e morta moglie amante amica sorella fratello figlia madre musa agente compagna
di viaggio compagna di vita compagna dopo la vita Sylvia Plath.
Si chiama "Le grotte di Karlsbad" e racconta di grotte e pipistrelli e Sylvia e Ted... "erano presumibilmente
felici tutti quanti - così felici che non sapevano di esserlo, tanto la felicità li affeccendava, li riempiva,
aggrappati a testa in giù nei loro paradisi di pietra". Paradisi di pietra. Di pietra, di vita e di morte.
Paradisi e inferni le esistenze di Sylvia, destinata alla morte, e di Ted, condannato alla vita. Vita e morte
di Sylvia e di Ted sono narrate tra le pagine di un diario in forma di poesia. Un diario di memorie e di eventi.
Eventi e parole che, una volta scritti, scandiscono i tempi di una storia d'amore che soltanto Ted
avrebbe potuto ricostruire e narrare. Una storia in cui vengono messi a nudo tutti i sentimenti e l'amore
e il dolore e l'assenza, l'assenza di Sylvia.
"St Botolph's" potrebbe essere l'inizio della storia. E' il primo incontro, è il primo amore, è Sylvia così
com'era per Ted... "prima vista. Prima istantanea isolata, inalterabile, arrestata nel lampo dell'obiettivo.
Più alta di quanto non saresti più stata. Ondeggiavi così snella che le tue lunghe, perfette gambe americane sembravano salire su su su. Quella mano divampante, quelle lunghe dita danzanti, di eleganza scimmiesca.
E il viso: una palla tesa di gioia. Ti vedo là, più chiara, più vera che in tutti gli anni nella sua ombra - come se
ti avessi vista quell'unica volta e poi più. La cascata sciolta dei capelli - quella molle cortina sul viso,
sulla cicatrice. E il tuo viso una gommosa palla di gioia intorno alla bocca dalle labbra africane, ridente,
dipinta di cremisi. E i tuoi occhi strizzati nel viso, succo di diamanti, incredibilmente luminosi, come succo
di lacrime che potevano anche essere lacrime di gioia, una spremuta di gioia. Volevi strabiliarmi
con il tuo brio". Questa è Sylvia, narrata da un sole innamorato e adagiato all'ombra della luna.
Sylvia che soffriva danzando. Sylvia che entrava ridendo e piangendo. Sylvia che coglieva i narcisi.
Sylvia saltata giù dalla finestra e caduta e seppellita lì dove caduta e pianta. Sylvia ancora viva
negli occhi di Nicholas e nelle mani di Frieda. E nelle parole di Ted, capace ancora di scrivere dopo la morte,
la propria e quella di Sylvia, capace di dire, ancora e nonostante tutto, che "quello che avviene al cuore semplicemente avviene" e di capire che "quei pipistrelli avevano gli occhi aperti.
A differenza di noi, sapevano come, e quando, distaccarsi da amor che move il sole e l'altre stelle".


Indice recensioni e note critiche
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Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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