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Vico
Acitillo 124
Poetry Wave Recensioni e note critiche Ted Hughes,
Lettere di compleanno
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"E i tuoi
occhi strizzati nel viso, succo di diamanti, incredibilmente luminosi,
come succo di lacrime
che potevano
anche essere lacrime di gioia, una spremuta di gioia. Volevi strabiliarmi
con il tuo brio".
Lo sguardo,
gli occhi di Sylvia. Il mondo attraverso i suoi occhi. I pipistrelli di
Sylvia e la luna e i lupi
e i corvi
e la cupezza e l'ombra. Creature della notte in ogni caso, creature viste
con gli occhi del sole,
il sole
di Ted. Ted l'amante della luna, amante incapace di vedere il mondo con
gli occhi della luna,
per anni
e anni incapace di capire il significato dei pipistrelli. I pipistrelli.
Sui pipistrelli
una delle più belle poesie raccolte nelle "Lettere di compleanno"
scritte dal poeta
Ted Hughes
all'amata e morta moglie amante amica sorella fratello figlia madre musa
agente compagna
di viaggio
compagna di vita compagna dopo la vita Sylvia Plath.
Si chiama
"Le grotte di Karlsbad" e racconta di grotte e pipistrelli e Sylvia e Ted...
"erano presumibilmente
felici
tutti quanti - così felici che non sapevano di esserlo, tanto la
felicità li affeccendava, li riempiva,
aggrappati
a testa in giù nei loro paradisi di pietra". Paradisi di pietra.
Di pietra, di vita e di morte.
Paradisi
e inferni le esistenze di Sylvia, destinata alla morte, e di Ted, condannato
alla vita. Vita e morte
di Sylvia
e di Ted sono narrate tra le pagine di un diario in forma di poesia. Un
diario di memorie e di eventi.
Eventi
e parole che, una volta scritti, scandiscono i tempi di una storia d'amore
che soltanto Ted
avrebbe
potuto ricostruire e narrare. Una storia in cui vengono messi a nudo tutti
i sentimenti e l'amore
e il dolore
e l'assenza, l'assenza di Sylvia.
"St Botolph's"
potrebbe essere l'inizio della storia. E' il primo incontro, è il
primo amore, è Sylvia così
com'era
per Ted... "prima vista. Prima istantanea isolata, inalterabile, arrestata
nel lampo dell'obiettivo.
Più
alta di quanto non saresti più stata. Ondeggiavi così snella
che le tue lunghe, perfette gambe americane sembravano salire su su su.
Quella mano divampante, quelle lunghe dita danzanti, di eleganza scimmiesca.
E il viso:
una palla tesa di gioia. Ti vedo là, più chiara, più
vera che in tutti gli anni nella sua ombra - come se
ti avessi
vista quell'unica volta e poi più. La cascata sciolta dei capelli
- quella molle cortina sul viso,
sulla cicatrice.
E il tuo viso una gommosa palla di gioia intorno alla bocca dalle labbra
africane, ridente,
dipinta
di cremisi. E i tuoi occhi strizzati nel viso, succo di diamanti, incredibilmente
luminosi, come succo
di lacrime
che potevano anche essere lacrime di gioia, una spremuta di gioia. Volevi
strabiliarmi
con il
tuo brio". Questa è Sylvia, narrata da un sole innamorato e adagiato
all'ombra della luna.
Sylvia
che soffriva danzando. Sylvia che entrava ridendo e piangendo. Sylvia che
coglieva i narcisi.
Sylvia
saltata giù dalla finestra e caduta e seppellita lì dove
caduta e pianta. Sylvia ancora viva
negli occhi
di Nicholas e nelle mani di Frieda. E nelle parole di Ted, capace ancora
di scrivere dopo la morte,
la propria
e quella di Sylvia, capace di dire, ancora e nonostante tutto, che "quello
che avviene al cuore semplicemente avviene" e di capire che "quei pipistrelli
avevano gli occhi aperti.
A differenza
di noi, sapevano come, e quando, distaccarsi da amor che move il sole e
l'altre stelle".